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Kobe dice 33: è meglio di Jordan?

Creato il 25 agosto 2011 da Basketcaffe @basketcaffe

c19f492b4c_jordkob Martedì Kobe Bryant ha compiuto 33 anni. Come? Siamo abituati da così tanto tempo a vederlo calcare i parquet Nba che francamente si potrebbe pensare che il nativo di Philadelphia possa essere molto più in là con gli anni. In effetti non dobbiamo dimenticare che Kobe, nato negli States ma cresciuto in Italia, non ha fatto il college e a 18 anni era già un professionista, con i Los Angeles Lakers, dopo essere stato scelto dagli allora Charlotte Hornets e poi scambiato per Vlade Divac. Fin dal suo arrivo nella Lega, il giovane Bryant è stato considerato l’erede, o per lo meno, la cosa più vicina a Michael Jordan, the greatest ever. Kobe è cresciuto idolatrando MJ e si avvicina non soltanto per il talento e il tipo di gioco, ma per l’incredibile voglia di vincere, la competizione, il voler essere sempre il migliore, il leader, quello che trascina i compagni e decide ogni gara.
Tanti giocatori sono passati in questi anni con talento eccezionale, da Carter a McGrady, passando per LeBron James e Dwyane Wade: ma alla fine il testimone del grande Jordan è saldamente nel pugno del Mamba. 33 anni per un atleta che da 15 stagioni gioca circa 90-100 partite sembra la soglia del ritiro ma Bryant ha ancora almeno 4-5 annate ad altissimo livello. Considerato che Jordan ha ottenuto i suoi migliori risultati dopo i 30, quando ha assunto una maturità tecnica e mentale tale da fargli fare il salto di qualità.

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Azzardare un paragone è difficile, se non impossibile. Sono le solite chiacchiere da bar, con ipotesi e ipinioni. Ma già che ci siamo, si può fare un confronto sulla carriera di uno e dell’altro alla soglia dei 33 anni, senza per forza sentenziare se Jordan è ancora il numero uno o se Kobe lo ha superato. Anche perchè i due, nonostante si siano incontrati per un paio di stagioni (lasciamo stare la fase Wizards di MJ), hanno giocato in epoche differenti e con un gioco abbastanza diverso. A 33 anni Michael Jordan aveva disputato 734 partite con oltre 23mila punti segnati, 9 presenze all’All Star Game e 3 titoli Nba (sarebbe arrivato il quarto poco dopo, al termine della stagione irripetibile da 72 vittorie). Da questo punto di vista Kobe è nettamente più avanti: 1103 gare disputate con quasi 28mila punti griffati, 13 All Star Game (il primo nel 1998 a New York a da lì presenza fissa) e 5 titoli.

Se sul campo Kobe può avvicinare e Jordan e in futuro lo può anche superare (MJ però ha vinto tre titoli dopo i 33 anni e ha saltato due stagioni per l’avventura nel baseball), è fuori dal campo che Michael ha cambiato la storia dello sport. Jordan è un’icona, un simbolo della pallacanestro e non solo. Ancora oggi il suo marchio è l’associazione più calzante tra moda e pallacanestro, la sua linea di scarpe resta di elite e il numero 23 non è avvicinabile a qualsiasi altra cosa che non sia MJ. Non è solo una questione sportiva: Jordan ha segnato un’epoca e probabilmente, tra altri 10, 20, 30 anni, sarà sempre lui il simbolo della pallacanestro (sennò perchè ci sarebbe ancora la sua effige su NBA 2K, il videogioco di basket più venduto al mondo?).


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