Qualche giorno fa abbiamo parlato di una puntata de “Le Storie”, programma televisivo condotto da Corrado Augias, attraverso il quale il noto scrittore predica mediaticamente la sua dottrina anticlericale.
La politica è quella di invitare ospiti allineati al suo orientamento, dando precedenza a quella vasta schiera di preti mediatici che va da don Gallo a don Colmegna, passando per Vito Mancuso (quest’ultimo è spretato, lo sappiamo, ma è divenuto nel frattempo un ”prete del laicismo”, come direbbe Vittorio Sgarbi). Raramente ci sono stati anche due inviti diversi, uno rivolto a Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, e l’altro ad Antonio Socci. Al primo è stato garbatamente impedito di parlare: continue interruzioni, continui cambi di argomento e una costante replica di Augias ad ogni ragionamento di Tarquinio, al secondo sappiamo già come è andata, visto che lo ha raccontato lui stesso.
Proprio don Virginio Colmegna è stato il protagonista di una recente puntata, durante la quale assieme ad Augias ha elogiato la vittoria di Barack Obama e mostrato apertura, ovviamente, alle coppie di fatto per gli omosessuali. Era appunto il motivo per cui è stato invitato dal furbissimo Augias: mostrare pubblicamente che esponenti della Chiesa sono contrari alla posizione cattolica. Anche questo fa parte del progetto ideologico del collaboratore di Repubblica.
Da notare, en passant, che tutti questi preti anticlericali amati e desiderati dal mondo laicista sono sempre violatori della laicità. Don Colmegna, ad esempio, è schierato pubblicamente a Milano in favore del centrosinistra (se fosse stato pro-centrodestra sarebbe stata la stessa cosa), ha partecipato attivamente alla campagna del sindaco Giuliano Pisapia ed era presente sotto il Pirellone alla manifestazione per le dimissioni del governatore lombardo Formigoni (PDL). Andrea Gallo (per pudore evitiamo il “don” per lui), è coinvolto in prima linea con la giunta del sindaco Doria a Genova (da leggere la sua ultima performance anticlericale), mentre il teologo Vito Mancuso è editorialista di uno dei quotidiani più schierati politicamente.
Occorre però dire che l’invito di Augias a don Colmegna si è rivelato un piccolo autogol. Il sacerdote ha lungamente elencato e iper-sottolineato tutto il suo impegno verso i poveri grazie alla “Casa della carità”, opera senz’altro di grande valore. Certo, Gesù ha chiesto: «quando tu fai limosina, non sappia la tua sinistra quel che fa la destra, affinché la tua limosina si faccia in segreto; e il Padre tuo che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa» (Matteo 6:3-13), ma comunque è opportuno far conoscere pubblicamente certe opere di carità, anche se con molta più modestia e umiltà di quanto fatto dal religioso milanese. Spezzando una lancia a suo favore, va detto che don Virginio durante la puntata ha voluto evitare tutti gli assist lanciati da Augias per aggredire direttamente la Chiesa.
L’autogol per Augias è arrivato quando don Virginio ha spiegato che la “Casa della Carità” è nata e può sussistere anche «grazie a parte dell’8×1000». Ma come, il così tanto vituperato e fraudolento 8×1000 sostiene l’opera di carità di un “prete di strada” modello d’ispirazione degli anticlericali? Ebbene si, questo il commento ironico di Gianni Gennari su Avvenire: «C’era da aspettarsi un Augias che salta sulla sedia e rimprovera il povero prete perché – per Bacco! – l’8 per mille è una “truffa”, inganno dei preti, marchingegno perverso che segna da sempre l’ipocrisia italiana e clericale che paralizza tutto… Invece no: sorriso e conclusione amichevole».
Qui sotto il video in cui don Colmegna parla dell’8×1000