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L’erbazzone del vicino

Da Mammachebuono123

 

erbazzone
   Come ogni anno da un po’ di anni a venire, vuoi perché arrivava il caldo, vuoi perché c’era da prendere visione delle migliorie fatte al giardino,  l’ultima Domenica del mese di Maggio era dedicata al picnic di condominio. Ognuno si dava da fare: c’era chi montava il tendone, chi pensava ai giochi, chi si occupava del cibo.
La Lia, che era una gran cuoca e che di quel piccolo condominio era la portinaia, preparava  il suo famoso erbazzone, secondo la ricetta antica di sua nonna Clelia. Questa volta l’erbazzone doveva essere per forza uno spettacolo di bontà e per un solo e unico motivo: fare colpo sul nuovo inquilino,  che abitava l’ultimo piccolo appartamento rimasto libero, proprio di fronte al suo.
Bello non si poteva dire che lo fosse, non nel vero senso della parola, ma era così affascinante… Forse gli ricordava, non tanto, ma così, un po’, nei modi, il suo Alfonso che l’aveva lasciata quand’erano ancora giovani per andare a lavorare in America e da allora nessuno proprio nessuno.
Com’era distinto! Elegante anche quando vestiva sportivo -un pregio di pochi. E quando lo vedeva passare attraverso i vetri lindi della guardiola, con l’asciugamano sulla spalle che tornava dalla corsa, veniva praticamente ricoperta di un diffuso spiacevole rossore e tutto ciò che gli avrebbe voluto dire le si ammonticchiava tra la lingua e i denti, come se fosse tutto un dimenticatoio di cianfrusaglie. “Buonasera Lia! Bella serata vero?”, e lei.. Lei niente.
Ora: questo fatto del picnic arrivava come il momento giusto nel posto giusto, per il tempo –un bel po’ di ore- necessario, affinché potesse offrirgli la sua prelibatezza e, forse, trovare il coraggio di vuotare il ripostiglio. Ah, se solo si fosse un poco sforzata di vincerla quella atavica, inutile timidezza.  Avevano ragione le sue amiche: “ Vieni giù dal fico, Lia!  Che a diciotto anni si può essere timide, a cinquanta si passa da maleducate”. Ultimamente, in verità, molti tra i condomini avevano notato in lei qualcosa di diverso: aveva il rossetto, non portava più la bandana e aveva sostituito le ciabatte un po’ troppo vissute con degli zoccoli candidi e nuovi.
E in tanti lo pensavano. Anzi, qualcuno lo diceva ormai apertamente che la Lia e il nuovo arrivato sarebbero stati bene insieme: erano entrambi soli; giunti tutti e due a quel punto della vita in cui s’ha bisogno di una buona compagnia, e abitavano sullo stesso pianerottolo. Bastava che lei scendesse dal fico, bastava.
Angelo Rosi, così si chiamava il nuovo inquilino, aveva notato gli occhi dolci e chiari come laghi della portinaia. Aveva intuito da parte di lei un’eccessiva ritrosia che però non gli dispiaceva affatto, anzi. Non aveva bisogno che gli parlasse, gli bastava di saperla lì, sempre al suo posto, quasi ad accoglierlo. Questo picnic di condominio lo incuriosiva e lo divertiva ad un tempo. Mai gli era capitato, nonostante i suoi numerosi traslochi, di dover partecipare ad un evento similare. Piuttosto avrebbe dovuto iniziare a pensare a cosa portare.
Fatte due riflessioni si decise per un erbazzone fatto a suo modo, del quale andava fiero. Se anche gli mancavano dimestichezze tecniche e conoscenze su tendoni e quant’altro, era pur sempre un bravo cuoco. La sua era una ricetta di quelle ben più veloci rispetto alla tradizionale ma non meno appetitosa e con qualche  qualche piccola variazione che la rendeva interessante. Non vedeva l’ora di esibirlo e mostrarlo alla signora Lia. Chi lo sa, forse si sarebbe reso assai più interessante ai suoi begli occhi di ghiaccio.
Si sa che le strade della cucina non sono infinite pari a quelle del Signore: sicuramente portano all’amore o da esso partono. Ma fu di certo per colpa di queste strade o delle burlate del destino, a volte fin troppo prevedibili, se entrambi si trovarono sullo stesso piano del medesimo condominio, nella stessa ora di un  Sabato di Maggio, ad esaminare i loro personali erbazzoni, pesanti di tante e tante aspettative.
Nella cucina vissuta, ma ordinata e accogliente, dell’interno C la Lia sfornava il miglior erbazzone della tradizione; mentre in quella nuova, ma già disordinata dell’interno B, Angelo si compiaceva del suo erbazzone “più che perfetto”.
Sì, più che perfetto lo definì la Lia, assai interessata di sapere il perché e il “percome” l’erbazzone rapido del suo vicino fosse più verde del suo.
Quello gli chiese, da cuoca curiosa, e poi molto e molto altro ancora.

L’ erbazzone secondo Lia

per 8 persone

Ingredienti per la sfoglia*: 300 g di farina, 60 g di burro, acqua fredda q.b.

Ingredienti per il ripieno: 1,2 kg di bietole fresche, 100 g di parmigiano reggiano grattugiato, 1 uovo, 1 spicchio di aglio, 2 cucchiai di olio di oliva, sale
Occorrenti: ciotola, pellicola alimentare, coltello e tagliere, casseruola, mattarello, teglia rotonda diametro 22/24
Tempo di preparazione: 40 minuti+ riposo+ cottura

Disponete la farina a fontana dentro una capiente ciotola. Mettete al centro il burro ammorbidito e iniziate ad impastare versando acqua fredda necessaria ad avere un composto uniforme. Mettere in frigorifero a riposare avvolto ben stretto in pellicola alimentare. Pulite e lavate le bietole e fatele cuocere in poca acqua leggermente salata per 5 minuti; scolatele, strizzatele e tritatele. Scaldate l’olio in una casseruola e unite l’aglio poi di seguito le bietole, lasciandole insaporire per qualche minuto mescolando spesso. Togliete dal fuoco, eliminate l’aglio, aggiungete l’uovo, il parmigiano, una presa di sale e mescolate amalgamando bene. Stendete la pasta con il matterello e formate due dischi molto sottili, uno grande quanto il diametro della teglia e l’altro più grande e leggermente più spesso. Con il disco più grande foderate la teglia dopo averla ben unta con del burro. Versate dentro le bietole livellando la superficie. Ricoprite con il disco più piccolo e punzecchiate con i rebbi di una forchetta. Infornate a 180° in modalità statica per 45 minuti.

L’erbazzone secondo Angelo

Per 8 persone

Ingredienti: 2 dischi di pasta sfoglia pronta, 600 g di bietole surgelate, 1 cucchiaio di cipolla tritata, 3 cucchiai di olio di oliva, sale e pepe, 80 g di stracchino, 3 cucchiai di grana grattugiato
Occorrenti: teglia diametro cm 26, mattarello, padella, cucchiaio di legno

Scaldate la cipolla nell’olio e aggiungete le bietole dopo averle leggermente sciacquate sotto acqua corrente, mescolate con il cucchiaio di legno e lasciate cuocere per almeno 10 minuti. Togliete la padella dal fuoco e unite il grana e lo stracchino. Mescolate nuovamente, regolate di sale e spolverate con poco pepe. Con il primo disco di sfoglia foderate la teglia dopo averla imburrata (potete usare la carta forno del confezionamento). Versate nella teglia le bietole e livellate il ripieno. Tagliate nel secondo disco la grata e ricoprite il ripieno. Pennellate con tuorlo e latte in parti uguali, spolverate con poco grana e infornate. Cuocete in modalità statica per 40 minuti.

Ora sta a voi decidere quale sarà la versione migliore.
Ah, dimenticavo: sia Angelo che Lia ci consigliano di gustare l’erbazzone tiepido, ma dicono che è ottimo anche freddo.

Buona giornata a tutti!



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