Magazine Società

§ L'illusione delle orecchie funzionanti §

Creato il 15 maggio 2011 da Faith

Le reazioni sono soggettive.
In questi giorni sono morti parenti vari di diversi amici, più o meno stretti (sia i parenti sia gli amici).
Le reazioni sono soggettive e le parole da dire hanno il terrificante sapore della retorica.
Stare vicino ad una persona che soffre per un familiare, malato o morente o entrambe le cose non è semplice. E' quasi un tiro a indovinare, un difficile districarsi tra le proprie esigenze, quelle della propria coscienza e le esigenze dell'amico preoccupato e angosciato.
Per questo, perchè io stessa non ho idea di come comportarmi ogni volta che un amico attraversa questo pantano, mi sono armata di molta pazienza e ho cercato di comprendere molto. Di andare oltre le azioni in sè e cercare di comprenderne le intenzioni, per lo più buone, pure se i comportamenti erano inadeguati.
La stessa Pau, per quanto terribilmente ragionevole e lungimirante nelle sue intuizioni, è stata fermata con un supplichevole - così non mi aiuti -
La Pau, per fortuna almeno lei, è dotata di un paio di orecchie funzionanti.
Invece qualcun altro non sembra dotato di questo meraviglioso apparato di ricezione e codifica degli stimoli. 
La scelta dell'inserimento nel protocollo sperimentale nell'ultimo e disperato tentativo di tamponare la crudele avanzata delle metastasi non è stata semplice. All'accumularsi degli effetti collaterali, sempre più debilitanti, questa scelta diventa sempre più difficile, alla luce del fatto che tanta sofferenza e tanto fastidio non si capisce bene verso cosa è proiettato.
Un giorno in più? Ma vissuto come? Mangiando pappette, trascinando i piedi e con le mani che si riempiono di stimmate?
A me non sembra granchè, vedendolo da fuori, questo giorno in più, ma forse se fosse davvero il mio giorno in più, me lo terrei anche così, chi lo sa...Di certo non è la scelta preferita da fare ogni giorno, e è una scelta che ogni giorno fa impennare la pressione.
E' difficile, per un esterno, dire e/o fare qualcosa quando il quadro è questo. Lo capisco, perciò non me la prendo se noto il silenzio di qualcuno o se qualcuno a volte si lascia andare al racconto di quel suo amico che sai, a maronn gli ha fatto il miracolo, poi vedi che magari che le cose migliorano.
Questo magari è un po' più difficile da digerire, perchè essendo completamente disinteressata alla fede, a maronn non è un argomento che mi colpisce, ma magari colpisce mia madre, la rassicura, dà un senso alla sua sofferenza e me lo faccio bastare.
Il silenzio, la frase fuori luogo, il tono fuori luogo, il paragone fuori luogo, non mi infastidiscono, anzi, mi inteneriscono, perchè ripenso a me dall'altra parte, e ricordo bene il disagio che si prova.
Ma c'è una cosa che non riesco decisamente a tollerare, in questa fase proprio no.
Ci sono stati mesi di diagnosi, mesi in cui ho ruzzolato da una telefonata all'altra, da un messaggio all'altro, raccogliendo esperienze (tragiche o meno tragiche), segnando numeri di telefono, rincorrendo prenotazioni, visite, appuntamenti, stradari.
Nella malignità di questa malattia siamo stati fortunati.
1 ricovero in pronto soccorso a Caserta, una visita specialistica allo IEO di Veronesi, un'altra visita specialistica all'Humanitas di Milano, tutti ci hanno detto la stessa cosa: la massa era troppo grande e andava tolta. Almeno non abbiamo dovuto scegliere a caso, cercando di intuire la competenza dai medici dai piccoli gesti, dall'accento o dall'inflessione della voce. Mamma andava operata e questo abbiamo fatto.
L'esame istologico non ci ha lasciato scampo. La misura della rarità della malattia me l'ha data il Dott. House. Lui ha fatto una puntata sulla qualità comune di questo tumore...figuriamoci.
A questo punto abbiamo scelto. O meglio, i miei genitori, in quanto genitori e adulti, gerarchicamente superiori a me, hanno scelto. E io ho accettato la loro scelta, cercando semplicemente di approntare le mie difese nella tempesta. Il lavoro, le terapie in ospedale, la scuola, la ricerca, lo studio. Le mie difese sono più o meno queste...
Ma c'è una cosa contro la quale persino le mie ardite difese crollano.
Le ciglia sbattono, sbattono e sbattono ancora, così come gli arti superiori cadono, cadono e cadono sempre più drammaticamente.
Sono le persone che, 4 mesi dopo la diagnosi, ti scrivono dicendoti che hanno parlato con una persona (una tua ex amica, alla quale non tenevi proprio di far sapere i cazzi tuoi, sapendo che li avrebbe riferiti ad altri...) la quale, a sua volta, conosce un tal medico di cui è proprio urgente parlarti.
Parafrasando qualcuno di mia conoscenza, MA ZERO!
Ma fatti i cazzi tuoi? Ma veramente credi che dopo 4 mesi, e dico QUATTRO MESI, con una diagnosi di morte, pensi di dover venire tu, da chissà quale posto, che dopo una chiacchierata che ti sei fatta con una persona, TRA L'ALTRO A ME SGRADITA, di portarmi chissà quale soluzione? Pensi davvero che siamo stati 4 mesi a girarci i pollici tanto che c'è bisogno della tua venuta ad aprirci gli occhi da chissà quale oscurità?
Io resto sconvolta.
Persino i parenti riescono a essere meglio di così.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Dossier Paperblog

Magazine