Che ci fosse aria di crisi al “Il Fatto Quotidiano” lo avevamo già annunciato nel giugno scorso, in occasione dell’ennesima bufala anticlericale inventata dai suoi giornalisti e puntualmente smascherata. Ma non sapevamo che le cose fossero così gravi.
I grandi moralizzatori della vita politica e pubblica italiana, della Chiesa e dei cattolici cominciano a stancare, lo dimostra il forte calo di vendite subito dal quotidiano laicista nei primi tre mesi del 2012, passando da 71mila a 52mila copie. È andata male anche con la pubblicità, come si spiega nell’ormai nota inchiesta realizzata su “Libero”, e in modo disastroso da marzo in poi. A poco dunque sono valsi i tentativi di Travaglio di sedurre Beppe Grillo. In contemporanea alla loro battaglia contro le grandi banche del paese, hanno investito la liquidità accumulata negli anni precedenti proprio in obbligazioni bancarie, comprando titoli di Banca Intesa, Unicredit, Monte dei Paschi e Banca di credito cooperativo di Roma. Tuttavia nel bilancio 2011 li hanno dovuti svalutare di 234.905 euro, perché le quotazioni erano scese.
La cosa più imbarazzante per Antonio Padellaro, Marco Politi, Marco Lillo e tutta l’ipocrita compagnia de “Il Fatto” è che si è scoperto che il 13 febbraio 2012 Giorgio Poidomani, all’epoca presidente del consiglio di amministrazione, ha chiesto al governo di Mario Monti il suo primo finanziamento pubblico ammesso dai diretti interessati: 162 mila euro in base alla legge 220 del 2010, varata dal governo Berlusconi. “Il Fatto” si garantirà quei soldi a scapito di altri, ma non modificherà la scritta sotto la testata che recita ancora: “Non riceve alcun finanziamento pubblico”, ingannando così per l’ennesima volta i lettori. Su “L’Adige” si commenta: «La questione qui è che dopo anni di campagne martellanti contro il finanziamento pubblico vi si vuole accedere perché si è in difficoltà. Forse, a volte un po’ di umiltà basterebbe».
Su “Tempi.it” si chiede a Padellaro e Travaglio di smentire la notizia, se è falsa, ricordando che «chi si è sempre posizionato sopra un piedistallo per non averli richiesti, dovrebbe quanto meno parlare. L’ultimo attacco di Marco Travaglio ai giornali che ricevono finanziamenti risale al 15 gennaio 2012». Più irriverente il commento su “Il Fazioso”: «Insomma fanno le verginelle pur ricevendo anche loro contribuiti indiretti».
Inventarsi menzogne a ripetizione pur di vendere con lo scandalo è rischioso, i loro lettori saranno pure ideologizzati ma a tutto c’è un limite. Speriamo serva da lezione all’allegra combriccola anticlericale.