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L’ombra della Scu sul turismo salentino

Creato il 04 marzo 2014 da Makinsud

Un dazio del 25% sul guadagno delle attività, pressioni per assumere e affidare i servizi di sicurezza e di parcheggio al personale più “gradito” agli uomini della Sacra Corona Unita, l’organizzazione criminale pugliese di stampo mafioso. Litoranea salentinaIl Ros dei Carabinieri e la Squadra mobile hanno arrestato 43 affiliati della Scu che avevano messo le mani su alcuni stabilimenti balneari della zona. È il risultato delle inchieste denominate “Alta Marea” e “Terre D’Acaia”, sfociate nei giorni scorsi in una vera e propria maxi operazione da cui sono partiti gli arresti. Un colpo grosso quello inferto dalle forze armate a cui ha fatto seguito una strana coincidenza: l’auto di un maresciallo distrutta dalle fiamme.

Da quanto è emerso, la Sacra Corona Unita aveva deciso di “investire” sul turismo salentino, un settore in continua crescita che può contare su un enorme afflusso di gente. Il clan si mobilitava per estorcere denaro ai gestori di alcuni stabilimenti balneari, applicando un dazio del 25% sul guadagno totale, riuscendo ad incassare mazzette dai 7mila euro in su. Ma non è tutto: gli uomini della Scu dirottavano le assunzioni dei lidi su gente a loro gradita e godevano di potere decisionale anche per ciò che riguardava i servizi di parcheggio e di sicurezza. Una macchina organizzativa perfetta, costruita su una sorta di “collaborazione” tra i diversi gruppi criminali che anziché farsi la lotta hanno optato per una divisione territoriale e solidale,  nell’ottica di un’attività più serena e produttiva.

Un meccanismo finemente studiato ma inceppato dalle due inchieste condotte parallelamente dal Ros e dalla Squadra

Un componente della Scu in manette
Mobile che hanno potuto affinare l’attività investigativa con le rivelazioni rese anni fa da alcuni collaboratori di giustizia. Quelle dei “pentiti” sono state dichiarazioni decisive ai fini del successo delle inchieste mentre ha rappresentato un ostacolo l’omertà delle vittime, come confermato da Cataldo Motta, procuratore capo della Dda di Lecce: “Sta crescendo in maniera preoccupante il consenso ai clan – ha spiegato Motta – Un consenso che, come è emerso la settimana scorsa nell’operazione Tam Tam della polizia, si manifesta addirittura in maniera preventiva, con richieste di protezione da parte degli operatori turistici che pagano i rappresentanti dei sodalizi criminali per avere la possibilità di lavorare tranquilli. Anche in questo caso nessuna delle vittime – ha concluso il procuratore capo – ha denunciato e addirittura alcuni imprenditori hanno negato di avere subito le estorsioni e sono stati denunciati per favoreggiamento“.

Una portata ed un successo enormi quelli derivanti dal blitz, al punto tale da far destare più di qualche sospetto ciò che è accaduto appena 24 ore dopo, quando cioè l’auto del maresciallo Carmine Schirinzi è stata distrutta da un incendio. Secondo gli inquirenti si tratta di un atto ritorsivo. L’incendio è stato infatti appiccato a Vernole che, assieme al comune di Melendugno, è stato al centro della maxi operazione da cui sono scaturiti gli arresti.

A seguito delle indagini, sono scattate le manette anche per gli appartenenti ad un altro gruppo criminale, operante questa volta su Lecce. Agli arrestati sono stati contestati i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti ed estorsioni.


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