L’idea per questo articolo mi è venuta in mente qualche giorno fa, durante un corso in azienda, grazie ad uno scambio di vedute con uno dei loro manager, che ho apprezzato molto per la sua volontà di capire e confrontarsi su punti di vista talvolta differenti.
In questo periodo sto lavorando con una realtà che sta ottenendo ottimi risultati e di grandi prospettive, per migliorare ulteriormente la capacità del loro top management di lavorare insieme ed interagire in maniera efficace.
Durante una delle parti introduttive del corso mi trovo a parlare di cambiamento, crescita ed evoluzione e dico una cosa in cui, sulla base della mia esperienza, credo davvero molto e cioè che: “Le persone di successo che ho conosciuto (e grazie al lavoro che faccio ho avuto la fortuna e la possibilità di incrociarne tante) sono arrivate a raggiungere i loro traguardi superando difficoltà importanti, difficoltà che li hanno resi più forti, più preparati e più determinati, difficoltà senza le quali, probabilmente, i loro risultati sarebbero stati diversi”.
Ho una convinzione forte circa il fatto che l’errore, la difficoltà e gli ostacoli, vadano per quanto possibile previsti ed evitati, ma che sia impossibile farlo del tutto, e perciò, ogni qualvolta si presentano, abbiamo di fronte una grande opportunità di crescita, l’opportunità che segna la differenza fra esperienza e fallimento.
Durante questo mio discorso la persona di cui ti parlavo alza la mano e mi dice: “Non sono completamente d’accordo, credo che l’esperienza, il cambiamento e la possibilità di crescere e migliorare non derivino solo dall’errore e dalle difficoltà, ma si possano cogliere anche da quanto di buono si fa, dai momenti di sviluppo e di espansione, imparando da ciò che si sta facendo bene e cercando di migliorarlo ulteriormente”.
Questa sua affermazione mi ha naturalmente trovato d’accordo, probabilmente dalle mie parole non era emerso a sufficienza.
Andiamo avanti finendo la parte introduttiva del corso e diamo il via al momento più pratico ed esperienziale, probabilmente la parte più divertente e di maggior crescita di questa tipologia di interventi. In questi frangenti i partecipanti, impegnati nello svolgere attività che ricreano dinamiche simili a quelle che emergono all’interno del loro contesto lavorativo, sono chiamati a superare sfide e difficoltà trovando nuovi schemi e modalità di comunicazione ed interazione, che poi possano efficacemente essere ripresi e riportati all’interno del loro quotidiano sulla base di ciò che la loro esperienza ha dimostrato essere più utile e funzionale.
Durante una di queste attività, che ha la finalità di fare lavorare il team sull’uscire dagli schemi, sul trovare nuove soluzioni, sul rompere lo “status quo”, mi ha colpito una cosa: nonostante venisse loro chiesto, in momenti successivi, di raggiungere lo stesso obiettivo utilizzando un numero ed una tipologia di risorse sempre minore ed inferiore, la tendenza non era tanto quella di cercare qualche cosa di differente che potesse portare allo stesso risultato (cosa che hanno fatto quando si sono poi trovati nell’impossibilità di raggiungere l’obiettivo utilizzando sempre la stessa strategia), quanto il “trovare come poter replicare quello che aveva funzionato fino a qualche minuto prima in una situazione differente”.
In questo momento mi è ritornato alla mente lo scambio di battute che avevamo avuto un paio di ore prima con i ragazzi sull’opportunità di fare esperienza anche quando le cose vanno bene… ricordi?
Voglio perciò condividere con te questa mia riflessione, è giusto ed opportuno cercare nuovi spazi di crescita e miglioramento quando le cose vanno bene e nei momenti positivi, questo però richiede un atteggiamento proattivo e uno “sforzo” in più che non essendo “necessariamente” chiamati a fare, talvolta trascuriamo, fino a quando non ne abbiamo veramente la necessità.
Cambiare comporta errori e l’errore comporta la paura dell’errore, la paura di non sentirsi “abbastanza” bravi, il punto è che spesso quando si cambia talvolta si sbaglia e quando si sbaglia, se si ha la giusta maturità e intelligenza, si fa esperienza e si impara, diventando “più” bravi.
Possiamo anche pensare che non sia necessario “sbagliare” per imparare perché possiamo imparare anche quando facciamo bene, questo è vero; ma quando hai veramente imparato dalle cose che fai e che ti vengono bene vorrai fare cose nuove per fare ancora meglio e facendo cose nuove inevitabilmente correrai l’opportunità di sbagliare! Ed è qui che sta il punto. Quando hai l’opportunità di sbagliare, sbaglia!... E cresci, scegli di imparare dagli errori, perché così diventi “più” bravo, altrimenti farai sempre le stesse cose correndo il rischio di essere “abbastanza” bravo, di “raccontarti” la storia che stai migliorando anche se non stai sbagliando e in realtà ti trovi a fare le stesse cose da tanto tempo, forse troppo tempo. E se quel tempo è veramente diventato “troppo” altri avranno sbagliato al posto tuo con il rischio, questa volta sì, di essere diventati “più” bravi, talvolta “più” bravi di te, e allora, a quel punto dovrai imparare per forza :D
In bocca al lupo!
Un saluto e alla prossima
Di Pasquale Acampora