La crisi profonda, quasi cronica, dei giornali della sinistra italiana va al di là delle questioni economiche. Sembra uno dei suoi tanti vizi, impregnato come sempre di tafazzismo. Dalle parti del (fu) Pci era, anzi è, così. Ma anche altrove, nel variegato e variopinto (tonalità di rossi più o meno accesi e/o sbiaditi) mondo della sinistra. Vedi l'Avanti!, per esempio: senza articolo era quello socialista di una volta, con l'articolo davanti era roba di De Gregorio e Lavitola. Ma ora la crisi ha colpito anche Europa, cioè il versante "bianco" del centrosinistra, l'ex giornale della Margherita e organo ufficiale del Pd (più o meno insieme all'Unità). Ecco: come farsi un giornale e non saperlo gestire. In pratica tutti i giornali di sinistra sembrano destinati a finire maluccio. E se per salvare l'Unità si fanno avanti Daniela Santanchè e Paola Ferrari...
1958: la mafia bombardava
(alcun)i giornali
L'Ora, anzi "il l'Ora", come chiedevano i palermitani in edicola, nacque nel 1900 come Corriere politico quotidiano della Sicilia, fondato dalla famiglia Florio. Sempre progressista, tranne la forzata parentesi del Ventennio fascista. Grandi direttori, soprattutto durante "l'altro ventennio", quello del mitico Vittorio Nisticò. E poi firme pazzesche, compresi due premi Nobel, Pirandello e Quasimodo; Guttuso, Marinetti il futurista, Verga, Rosso di San Secondo, Capuana, Matilde Serao, Consolo, Danilo Dolci e tanti altri, in una specie di antologia di letteratura. Letizia Battaglia faceva le foto. C'erano veri giornalisti, quelli della "palestra" dell'Ora, una scuola concreta e di prim'ordine (molti di loro sono diventati ormai mainstream, com'è successo al manifesto: qualcuno era comunista, avrebbe detto Gaber...). Un giornale che vanta il triste primato di tre giornalisti uccisi dalla mafia (sugli otto in totale fatti fuori da Cosa Nostra): Cosimo Cristina, Mauro De Mauro e Giovanni Spampinato, ammazzati perché cercavano la verità. Nel 1958 la mafia buttò anche una bomba in tipografia.
Perché chiuse L'Ora? Per soldi, come rischiano di dover chiudere i due organi del Pd. Ma non solo per mancanza di fondi. La fine del glorioso quotidiano palermitano è stata soprattutto la certificazione di un fallimento, anche politico. La colpa del Pci fu quella di non seguire l'ideale dei Florio: contribuire al riscatto sociale ed economico della Sicilia. L'errore, politico e culturale, è stato di credere che solo il Nord potesse salvare il Sud, il Sud caotico e corrotto. Stiamo aspettando. Nel frattempo la sinistra chiuderà altri giornali.