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L'ultima isola

Creato il 10 settembre 2011 da Presidenziali @Presidenziali
L'ultima isolaTorna Crialese, dopo il neo neorealismo mistico di Nuovomondo, il film che ha impressionato pubblico e critica; questa volta lo fa con una storia più terrena, che non manca di elementi di fascinazione riconducibili ad una sorta di ascesi strutturale. Terraferma è storia di mare (elemento ricorrente nel cinema del giovane regista e sceneggiatore), di solidarietà. Di speranza. Un racconto preciso e traumatico ai confini delle nostre coste e dei nostri diritti (umani). A Lampedusa, una famiglia in crisi economica decide di cambiare vita rottamando la barca di nonno Ernesto (un barbuto Mimmo Cuticchio), pescatore di vecchio stampo generoso e burbero, che però viene scoperto mentre aiuta dei clandestini salvati dal mare a entrare nell'isola. Per questo motivo le autorità gli sequestrano il mezzo. Filippo (Filippo Puccillo), nipote orfano di padre, è presente all'accadimento dei fatti riuscendo a salvare solamente una donna incinta che partorirà la sera stessa nel loro garage aiutata dalla madre Giulietta (Donatella Finocchiaro). Un gruppo di ragazzi turisti dell'isola soggiornano nella casa di Filippo e della sua famiglia messa in affitto per fare cassa e le vicende della bella Maura (Martina Codecasa) si intrecciano con quelle del giovane isolano. Al largo i profughi continuano ad arrivare (stremati), così come i turisti e l'indifferenza mascherata dello zio Nino (Beppe Fiorello) che preferisce non aiutare i disperati del mare, assecondando la legge in vigore.
Il film, come una lenta funivia, tende verso l'alto, e quando si intravede la cima lo spettacolo è notevole. Il primo tempo passa sornione disseminando la storia di elementi sopiti, inesplosi fino ad un secondo tempo molto intenso, dai toni accesi. Crialese si avvantaggia della fotografia caravaggesca di Fabio Cianchetti per mettere in luce i forti contrasti che il dovere umano e quello legislativo distanziandosi ad ogni scena, tendono a creare. Impressionante l'abilità, qui tutta registica, di creare anche solo con attacchi di montaggio una dicotomia accentuata che colpisce fortemente lo spettatore, abbandonandolo a più di una riflessione, tra un mancato soccorso in mare (scena molto bella e violenta), un'isola costretta al divertimento per sopravvivere e una natura in attesa che sembra aver abbandonato l'uomo ancor prima che lui abbia abbandonato le sue leggi (in questo caso del mare). E in un crescendo di tensioni e sillogismi che si esaltano le recitazioni sempre più viscerali e intense di Filippo Puccillo e Donatella Finocchiaro. L'isola (la terra) sulle cui si spiagge si svolgono le vicende degli uomini (tutti), non lascia spazio all'indifferenza, così neanche un amore tra due ragazzi trova modo di respirare di fronte alla tragedia costante e imminente dei naufraghi. Le conseguenze sono pesanti per tutti. Le musiche retrò/moderne di Franco Piersanti calcano la mano su toni drammatici coprendo le scene più forti di una poesia liquida. Italiano nella miglior accezione del termine il film riflette la buona saluta di un rinascente cinema nostrano pronto se non altro ad esaltare una tradizione storica fissata da sempre nel nostro dna. Alla fine il mare si farà trovar pronto ad accogliere il pellegrinaggio della speranza in un finale che sà di riscatto. Da vedere anche solo per toccare con mano una tematica ampia e forte che non può non far riflettere.
voto: 7

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