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Oggi è l'ultimo turno al pub. Mi sembra ieri di aver rovesciato il bicchiere addosso al mio primo cliente, quando ho iniziato.
Il pub mi ha accompagnato per tutte le sere dell'autunno, dell'inverno, della primavera e dell'estate.
L'ho visto riempirsi nelle serate d'inverno, l'ho visto svuotarsi nelle giornate piene di sole della primavera, l'ho visto affollarsi durante gli acquazzoni estivi.
Ogni persona che ho incontrato li dentro mi ha lasciato qualche cosa, mi ha detto qualcosa, mi ha fatto imparare altro. Mi ha fatto sorridere o mi ha fatto incazzare a morte.
Ho imparato così tante cose, conosciuto così tante persone, riso le risate migliori degli ultimi anni. Gli sconosciuti a volte sanno farti ridere più che quelli che conosci.
Ho tratto ispirazione da ogni momento passato li dentro, è tutto finito su questi post, su queste pagine virtuali. Ogni volta che leggo i post passati, ricordo ogni momento di quegli incontri.
Ho risposto a innumerevoli domande, chiesto milioni di volte "What can I get you?", asciugato centinaia di bicchieri, buttato numeri imprecisati di bottiglie vuote, sentito tanti discorsi, visto tante facce, ascoltato senza volerlo storie che finivano, litigi e telefonate di lavoro andate male.
Sono stata la barista dei regulars del pub per un anno. Quando entravano al pub, al bancone c'ero io. So i nomi dei loro nipoti, so che cosa leggono, so che cosa bevono, so che cosa ascoltano.
Ho discusso dei Black Sabbath e dell'heavy metal con qualche matto, ho parlato di macchine con calciatori della nazionale inglese, servito Bloody Mary a James Blunt.
Ho lavorato con un numero indefinito di persone. Alcune le ho odiate, altre le ho amate, altre le avrei volute mandare a quel paese. Altre ancora hanno tirato fuori il lato migliore di me senza nemmeno saperlo.
Stasera finisce un capitolo della mia vita londinese. Lunedì se ne apre un altro, importante, necessario e atteso.
Stasera suonerò la campana, quella che segna la chiusura del pub, quella che quando ho iniziato manco sapevo cosa fosse e che cosa volesse dire e la dimenticavo sempre, per l'ultima volta, e la prossima volta mi siederò dall'altra parte del bancone. Sul lato giusto, come dicono qui.
Dirsi addio è difficile. Vorrei fosse semplice quanto dirsi "ciao" il primo giorno che ci si incontra.
Quando ancora non sai che cosa può succedere, che cosa farete, come sarà, quanto male farà quando finirà.
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