Il cinema italiano spesso sembra non riuscire o non voler fotografare la propria realtà, che spunti di narrazione ne avrebbe da offrire, mentre il film di Gipi, noto fumettista al suo primo film, a suo modo in parte, riesce ad offrire un quadro, seppur personale, della nostra quotidianità, in cui i cosiddetti non luoghi e la solitudine sembrano una volta tanto riuscire ad andare a braccetto in maniera piuttosto grottesca e funzionale.Pacinotti ci offre alcuni quadri fotografici, tipici di un genere, forse inflazionato della fotografia stessa, ma che riesce sempre a suo modo a stimolare e attrarre lo sguardo di chi scrive e non manca l'ironia grottesca a tratti quasi kaurimaskiana nel tratteggiare figure e situazioni decisamente sgradite e cattive, che il trailer visto in rete non riusciva a comunicare appieno.La scelta di un'invasione aliena, quale aspettativa per un paese ormai appiattito e in crisi, dove i luoghi di transito per il nostro protagonista sono amplificazioni del suo malessere e di un'incapacità ad esprimere affetti e sentimenti in maniera completa e ordinaria, secondo il modo di vedere dei più, costituisce un elemento di attesa e di straniamento che diviene metafora del quotidiano incattivimento ed ingrigimento della popolazione della terra, ma in particolare dell'Italia.Gli alieni stessi, nella loro iconografia piuttosto classica, costituiscono sorte di eoni in carne e ossa portatori di una speranza, seppur la paura sia strisciante tranne che per lo straniato protagonista, nonché giudici di un'umanità agli sgoccioli, in cui il nostro desolato antieroe si aggira, circondato da figure ancor più stranianti e grottesche di lui.Il film di Gipi se nella prima parte sembra offrire spunti divertenti e riflessivi non del tutto banali, nella seconda parte più drammatica e quasi surreale, sembra perdere un po' del suo mordente iniziale e sceglie soluzioni più scontate, almeno per quanto riguarda il versante affettivo, ma in fondo risulta essere un film con qualcosa da dire.Toccherà aspettare qualche tempo per capire se rimarrà qualche elemento significativo e pregnante di questa sua opera prima oppure un altro esempio di una meteora del nostro cinema, priva di quel mordente che a tratti è riuscita ad esprimere, ironizzando sulle nostre mancanze e abbruttimenti morali.
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Il cinema italiano spesso sembra non riuscire o non voler fotografare la propria realtà, che spunti di narrazione ne avrebbe da offrire, mentre il film di Gipi, noto fumettista al suo primo film, a suo modo in parte, riesce ad offrire un quadro, seppur personale, della nostra quotidianità, in cui i cosiddetti non luoghi e la solitudine sembrano una volta tanto riuscire ad andare a braccetto in maniera piuttosto grottesca e funzionale.Pacinotti ci offre alcuni quadri fotografici, tipici di un genere, forse inflazionato della fotografia stessa, ma che riesce sempre a suo modo a stimolare e attrarre lo sguardo di chi scrive e non manca l'ironia grottesca a tratti quasi kaurimaskiana nel tratteggiare figure e situazioni decisamente sgradite e cattive, che il trailer visto in rete non riusciva a comunicare appieno.La scelta di un'invasione aliena, quale aspettativa per un paese ormai appiattito e in crisi, dove i luoghi di transito per il nostro protagonista sono amplificazioni del suo malessere e di un'incapacità ad esprimere affetti e sentimenti in maniera completa e ordinaria, secondo il modo di vedere dei più, costituisce un elemento di attesa e di straniamento che diviene metafora del quotidiano incattivimento ed ingrigimento della popolazione della terra, ma in particolare dell'Italia.Gli alieni stessi, nella loro iconografia piuttosto classica, costituiscono sorte di eoni in carne e ossa portatori di una speranza, seppur la paura sia strisciante tranne che per lo straniato protagonista, nonché giudici di un'umanità agli sgoccioli, in cui il nostro desolato antieroe si aggira, circondato da figure ancor più stranianti e grottesche di lui.Il film di Gipi se nella prima parte sembra offrire spunti divertenti e riflessivi non del tutto banali, nella seconda parte più drammatica e quasi surreale, sembra perdere un po' del suo mordente iniziale e sceglie soluzioni più scontate, almeno per quanto riguarda il versante affettivo, ma in fondo risulta essere un film con qualcosa da dire.Toccherà aspettare qualche tempo per capire se rimarrà qualche elemento significativo e pregnante di questa sua opera prima oppure un altro esempio di una meteora del nostro cinema, priva di quel mordente che a tratti è riuscita ad esprimere, ironizzando sulle nostre mancanze e abbruttimenti morali.
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