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L’umida estate dei Grizzlies: Mississippi Burning?

Creato il 05 giugno 2014 da Basketcaffe @basketcaffe

La primavera del Tennessee ha immerso il FedEx Forum in un’atmosfera straordinaria: dopo un inverno lungo e doloroso, i Memphis Grizzlies hanno trovato la salute e hanno fatto quadrare un cerchio che sembrava compromesso dopo il controverso addio di Lionel Hollins. Mike Conley e Marc Gasol hanno ritrovato la condizione che li ha portati a fulminare Kevin Durant e Russell Westbrook, Zach Randolph e Tony Allen hanno acceso l’entusiasmo dello spogliatoio e l’improbabile rimonta-Playoffs ha assunto le sembianze di una meravigliosa certezza. I Grit’N’Grind Grizzlies sono tornati nel momento più importante della stagione e hanno messo nel mirino la prodigiosa grazia cestistica del loro opposto tecnico: Kevin Durant. Il numero 35 segna in tutti i modi con una facilità esorbitante; Memphis vive per mettere sabbia negli ingranaggi altrui.

L’MVP viene celebrato da stuoli di aedi festanti; i Grizzlies sono concepiti per procedere nel buio dei loro fari spenti. Il mondo aspetta l’epifania dei Thunder? Il popolo del FedEx Forum non vede l’ora di fermare la loro corsa verso il Sogno con la ruvida crudeltà della voce che racconta le partite a tutta l’arena; i suoi beniamini si battono, lottano, bloccano il flusso sincopato che innerva i muscoli guizzanti di Westbrook. Accarezzano la semifinale, la sfiorano, ma si fermano a pochi metri dal traguardo: la fuoriserie innesta la marcia giusta e la serie si capovolge. Durant è imprendibile, Oklahoma City diventa inespugnabile, Dave Joerger si deve arrendere: il suo primo anno sulla panchina di Memphis finisce con una grande illusione, ma non è una futile bolla di sapone: molti ricordano le difficoltà di gennaio, la disaffezione della città, i problemi strutturali di un ambiente che non ha mai conosciuto l’aria rarefatta dei vertici della Western Conference; tutti sanno che la lunga marcia di Gasol e Conley è stata corroborata dallo spirito di Randolph e Allen e ha trovato i binari grazie alla pazienza del giovane genio difensivo cresciuto all’ombra di Lionel Hollins.

Nessuno si aspetta una rivoluzione, ma le strane sponde del Mississippi non sono state concepite per dare asilo alla logica: un incomprensibile scossone societario concede a Joerger un incredibile viaggio nella sua terra natale, l’algida Minneapolis: i Timberwolves hanno pensato a lui per costruire il loro nuovo ciclo e sperare che Kevin Love non prosegua la sua crescita lontano dalle gelide gallerie della loro città. L’anima cestistica di Memphis si scuote: l’ennesimo sconvolgimento inatteso sta per devastare le fondamenta di un progetto silenzioso e accattivante. Z-Bo e Tony Allen non sanno dove guardare: il loro spirito underdog ha plasmato l’essenza dei Grit’N’Grind Grizzlies, la loro orgogliosa négritude ha infuso la fame del ghetto nel tessuto connettivo di un gruppo unico nel suo genere e ha trasformato una media squadra dell’Ovest nell’enigma difensivo più insolubile della Lega. Chi avrebbe mai immaginato che un piccolo playmaker mancino avrebbe trasformato i suoi limiti in punti di forza e avrebbe messo a tacere tutti gli scettici insieme a uno sgraziato lungagnone catalano che ha attraversato l’oceano per accompagnare il fratellone nella sua avventura NBA e che, dopo diversi anni e migliaia di ore in palestra, è diventato il miglior centro puro della Lega più famosa del mondo? Chi avrebbe mai avuto l’audacia di pensare che due allenatori capaci di trascinare i Memphis Grizzlies ben oltre le Colonne d’Ercole della mediocrità avrebbero dovuto affrontare l’ingratitudine della società? Pochi, ma il fango del Mississippi nasconde parecchie contraddizioni e alimenta i dubbi degli ambiziosi: e se il sorprendente edificio di Hollins e Joerger non bastasse? E se i Grit’N’Grind Grizzlies avessero già raccolto molto più di quello che avevano seminato sulle sponde del grande fiume? E se Conley e Gasol avessero bisogno di un paio di stelle vere per fare il loro ultimo salto? E se finissero per spiccarlo altrove? Questi pensieri nascondono larghi strati di verità e porzioni di anguste paranoie: Memphis ha ricavato il massimo dalla sua anima brutta, sporca e cattiva, ma non può rinunciare a cuor leggero all’identità che le ha permesso di raggiungere il banchetto più sontuoso dell’universo cestistico senza che nessun dio della palla a spicchi l’avesse invitata.

Randolph e Allen sono i Grizzlies, ma non hanno più l’impatto e la durata dei loro tempi migliori: Z-Bo continua a incantare la Lega con il suo genio offensivo, ma paga conti sempre più salati nella metà campo difensiva e sotto le plance; Tony convive con gli infortuni e i dolori che hanno tarpato le sue gambe esplosive e non garantisce l’agibilità che serve a una franchigia orientata alla conquista dell’Anello. Se il front-office di Memphis non li confermerà (Randolph ha una player option per il prossimo anno), andrà incontro a un grave problema identitario; se deciderà di trattenerli, dovrà valutare adeguate soluzioni in entrata e stabilire come procedere la collaborazione con Mike Conley e Marc Gasol. Dopo la strana vicenda di Minneapolis, Coach Joerger ha ricevuto una nuova investitura, ma la sua strada è piuttosto tortuosa: riuscirà a farsi allungare la panchina e a infondere nuove motivazioni a un gruppo che ha già offerto tante energie alla sua causa? La risposta soffia nel vento umido dell’estate del Mississippi.


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