Alcuni giorni fa è comparso su youtube un filmato esilarante: l’ennesima versione di una scena de La Caduta, film del 2004 che racconta gli ultimi giorni di Hitler e dei suoi uomini. Lo spezzone vede in scena il führer che, allo stremo delle forze e al limite dell’ostinazione , cerca di credere ancora in una vittoria, in un futuro brillante per i suoi tristi sogni di gloria, scontrandosi con gli ormai disillusi fedelissimi che gli intimano la resa.
Quasi quattro minuti che sono ormai diventati un vero e proprio format di Youtube: in molti si sono divertiti a giocare con i toni e le urla (lasciati in lingua originale) che danno voce alla disperazione e al delirio di Hitler e alla sorda durezza delle massime cariche dell’esercito nazista, “doppiando” i personaggi con sottotitoli che hanno trasformato la scena in geniali parodie: il führer che reagisce con rabbia e sconforto alla separazione degli Oasis (dopo aver comprato i biglietti per uno dei concerti dell’attesissima tournée), alla morte di Michael Jackson (dopo aver comprato i biglietti per uno dei concerti dell’attesissima tournée), all’attacco di Kanye West nei confronti di Taylor Swift ai VMA del 2009.
Ora… vorrei tanto linkare la migliore versione migliore di tutte: Hitler – disperato, smunto, un vero e proprio topo in gabbia – alle prese con la burocrazia di Palazzo Nuovo. MA NON POSSO! Perchè il video è stato censurato, anzi! Autocensurato!
È di ieri la notizia, che l’Università di Torino, nella sua magnificenza, se l’è presa: troppi studenti hanno fatto circolare il video (via voce, via Facebook, via ironia che ci aiuta e ci salva nei momenti peggiori), e l’Ateneo ha mobilitato i suoi informatici per una vera e propria caccia all’uomo, minacciando azioni legali. E il povero autore (studente di lingue, si dice), preso dal panico, ha tolto dal tubo un’opera accusata di “ledere il buon nome dell’ateneo”.
La Stampa, commentando il fatto, parla di un video “talmente surreale che è impossibile trattenere le risate” (sagace giustificazione del giornalista: “si parla di statini, carico didattico, segreterie, moduli per le tasse, roba che nel 1945 nemmeno esisteva” [qua vorrei aprire parentesi quadra dicendo: La Stampa, ho imparato a leggere sulle tue pagine, ma perchè sei sempre più alle cozze, sia nelle tua versione nazionale, che in quella cittadina? Io tvb, ma non devi dare per scontato il mio affetto]).
E no! Il video non è difendibile per il suo essere surreale! Anzi! Fin troppo crudo e realista: le gocce di sudore sulla fronte del führer, gli occhi sgranati, le palpitazioni, la voglia di non arrendersi… Noi studenti ed ex-studenti di Palazzo Nuovo conosciamo bene tutto questo!
Quante volte, alla frase “per fare questo ti serve un documento della segreteria”, abbiamo deglutito e ricacciato le lacrime, trovando fiducia e vicinanza solo nello sguardo comprensivo dei nostri compagni di sventura. E quante volte, al momento di stampare gli statini, abbiamo trattenuto il respiro, già fradici di tensione per l’esame da sostenere.
Io me lo ricordo. La sera prima di una tappa obbligata in segreteria, si andava a letto con il magone. La mattina, si partiva da casa ore prima, con un buon libro e magari il pranzo al sacco, e spesso la risposta alla nostra domanda – una volta raggiunto il gabbiotto anni 70 - era: “Eh, Signorì(na)… cosa me lo chiedammè, deve andare nell’altra segreteria”. (Ma quale, perDio, quale? E si ricacciavano le lacrime e i nervi, again and again)
E poi i box blu, che solo per un brevissimo periodo sono rimasti box blu, per poi trasformarsi in comodi computer (20 per migliaia di studenti) in cui dover inserire il carico didattico (AAAAARGH!), stampare documenti e statini, e scoprire esami i cui voti non sarebbero mai stati caricati (se non previa tappa nella/e segreteria/e), o riconosciuti o…
Ora il sistema è migliorato. Dal computer di casa si può accedere allo stesso sistema offerto dalle 20 postazioni di Palazzo Nuovo. Per poi vedere apparire la scritta che spiega che non si è abilitati alla stampa o alla modifica del documento richiesto: bisogna andare nei punti adibiti al servizio all’Università.
Ahh quanti ricordi: l’amianto, l’estintore che mi è quasi caduto sulla testa mentre prendevo appunti sul pavimento, a gambe incrociate, in un’aula sovraffollata…
E poi ancora code, code, code per la documentazione di laurea (per capire quali fogli sono necessari bisogna fare la media aritmetica delle numerose versioni date dal sito della Facoltà in questione, del telefonosenzafili degli studenti e delle indicazioni di qualche altra segreteria o ufficio)… e magari, alla fine dell’iter, ritrovarsi davanti all’imbarazzante Beppe Minghia (o Ciuffo Minghia; qualcuno conosce il suo vero nome? quello della Segreteria di Lettere che si era calato dalla finestra gridando “Comunisti di Merda” agli studenti dell’Onda) al gabbiotto di Antropologia in via Po, con la voglia di lavorare inversamente proporzionale al desiderio di Playstation.
Quindi, scientificamente, dimostro e sostengo che: il video (auto)censurato non è fuori luogo, e neanche surreale! È la storia vera, ben scritta e ben recitata, dei nostri patimenti e della nostra voglia di lottare, fino allo stremo delle forze, non arrendendoci a una burocrazia e a un meccanismo polveroso, triviale, cretino e arrugginito che continua a perpetuarsi e a farci sudare il nostro spazio vitale di studenti Unito.
P.s. Ahhh Palazzo Nuovo, Palazzo Nuovo. Se mi dessero un credito per ogni tua disfunzione e malfunzionamento, mi prenderei una nuova – inutile – laurea. Ma ti voglio tanto tanto bene lo stesso. In te, e nelle tue sedi distaccate lì intorno, ho passato momenti tanto belli, imparato tante cose e conosciuto un sacco di gente speciale.
P.p.s. Eredità per i futuri studenti di Palazzo Nuovo: i bagni del quarto piano sono quelli più puliti.