La Camera ha bocciato la mozione del M5S, che prevedeva uno stop deciso al finanziamento pubblico ai partiti a partire da luglio.
Beppe Grillo durante un comizio a Torino
Foto Giorgio Brida, licenza CC BY, modificato
Indignati i grillini, che prima di lasciare l’aula del Parlamento per protesta hanno consegnato delle banconote in fac simile da 500 euro sui banchi del Governo.
Immediato il tweet di Beppe Grillo: “I partiti si tengono i soldi: 91.354.339 euro”
A favore della mozione del Movimento, soltanto la Lega. SeL ha invece inoltrato una richiesta per istituire una commissione parlamentare atta a discutere dellìargomento: proposta bocciata e mozione svanita nel nulla.
Compatta invece la maggioranza, PD insieme a PDL e Scelta Civica, che ha invece votato e approvato il ddl di cui si discuteva da fine maggio di quest’anno, proprio sull’abolizione dei rimborsi pubblici.
Cosa successe a maggio?
“Il Cdm ha appena approvato il ddl di abrogazione del finanziamento pubblico partiti e passaggio a incentivazione fiscale contributi cittadini”. così esordiva Enrico Letta soddisfatto dopo una riunione del Consiglio dei ministri, a proposito del ddl che avrebbe cancellato il finanziamento pubblico ai partiti.
“Abbiamo mantenuto la promessa. Questo disegno di legge serve a ridare credibilità alla politica”.
Era il 31 maggio 2013.
Ora il parlamento ha votato solido per l’approvazione del disegno di legge: solo il M5S non ha aderito, mentre la Lega, negli ultimi giorni al centro della bufera Calderoli-Kyenge, si è astenuta.
Come funzionerà il finanziamento ai partiti?
La modifica principale sarà quella dell’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti così come lo conosciamo: i soldi ai partiti potranno essere erogati tramite il 2×1000 e da finanziamente privati da persone fisiche e associazioni esistenti.
Il 2×1000 si potrà destinare ai partiti tramite la dichiarazione dei redditi, ma solo a partire dal 2016, anno in cui la legge entrerà a regime.
Infatti, secondo il ddl approvato ieri dalla maggioranza, il 2×1000 comparirà solo nella dichiarazione dei redditi 2014, ovvero quella che gli italiani compileranno nel 2015. Fino al 2016, dunque, rimarranno in vita i rimborsi tradizionali, anche se drasticamente tagliati di anno in anno: Il primo anno la riduzione dei rimborsi sarà al 60% e proseguirà in modo graduale scendendo al 50% il secondo anno e al 40% al terzo.
Il ministro alle riforme, Gaetano Quagliariello, ha anche sottolineato che la nuova legge prevederà che lo Stoto fornisca luoghi dove ritrovarsi ai partiti, spazi in tv autogestiti ed esenzioni per le bollette.
E, a proposito di esenzioni, chi deciderà di donare soldi ai partiti in maniera diretta potrà beneficiare di un’esenzione dalle tasse, rispetto alla suddetta donazione, fino a un massimo del 52%.
Esultano i renziani, che spingevano per questa riforma con insistenza: “Siamo a un punto di non ritorno” dice Simona Bonafé, parlamentare PD ed ex portavoce di Matteo Renzi “E’ una battaglia che portiamo avanti da tempo” ha poi aggiunto.
Critici i grillini del Movimento5Stelle: “E’ una legge truffa” si legge in una dichiarazione diffusa dal Movimento “E’ una vittoria morale per il Movimento 5 stelle che ha imposto l’agenda politica al governo, ma è una presa in giro per i cittadini che continueranno a pagare per far campare i partiti”.
Il tema centrale è infatto l’inoptato: il 2×1000 che non verrà destinato a nessuno, come nel caso della Chiesa, verrà destinato automaticamente ai partiti e spalmato tra di loro secondo i criteri decisi in Parlamento.
Per questo motivo i sostenitori del Movimento gridano allo scandalo, dicendo che i soldi “escono da una parte per rientrare dall’altra”.
Alle critiche, Quagliariello ha risposto in maniera decisa: “Nessuna truffa. Il tetto massimo dei pagamenti volontari sarà di 61 milioni di euro. Non vogliamo far rientrare dalla finestra quello che esce dalla porta. Inoltre ci sarà il massimo della trasparenza”.
E se mancano i soldi?
In tempi di vacche magre, tutti i partiti stringono la cinghia. Secondo Laura Puppato (PD) sarebbe un grosso errore troncare di netto i finanziamenti pubblici: “Sbaglieremmo, perché saremo l’unico paese europeo e pagheremo un prezzo troppo alto”.
Il rischio effettivo è che i partiti, e quindi la politica, diventino preda di lobby, banche e associazioni finanziarie. In Italia infatti manca un solido apparato di controllo lobbystico, come invece si può trovare negli USA.
D’accordo con la Puppato è anche il tesoriere del PD Antonio Misani: “Con l’abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti, si rende obbligatorio ampliare la cassa integrazione ai dipendenti dei partiti.
I grandi finanziatori del passato sono infatti spariti, e i soldi che arrivano ai partiti sono frutto ormai solamente delle autotassazioni degli stessi politici, tutte al di sotto dei 9 milioni di euro (e anche di parecchio), secondo le stime di giugno.
Ed ecco allora arrivare dal PD anche un emendamento al ddl del governo, presentato i che prevede di “estendere ai dipendenti dei partiti la cassa integrazione straordinaria e i contratti di solidarietà, con una copertura di 18 milioni di euro per gli anni 2014 e 2015″.
Non soddisfatti, almeno dai commenti sui social network, gli italiani, mentre il Movimento5Stelle continua a gettare benzina sul fuoco e a far crescere la voglia dei cittadini di dare un taglio netto al finanziamento ai partiti, menetre ben pochi sembrano più ragionevoli nello scegliere una via di mezzo, con tetti massimi per le sovvenzioni private e una graduale diminuzione di quelle pubbliche.
I dati però, non sembrano lasciare molta scelta. Il 26 luglio il decreto legge verrà discusso in aula per l’approvazione finale.
articolo di Matteo Rinaldi