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La Chiesa potrebbe scusarsi con le vittime del franchismo. Il Monumento per la Memoria inaugurato senza autorità

Creato il 17 ottobre 2013 da Rottasudovest
Merito delle aperture che Papa Francesco sta imponendo alla Chiesa Cattolica o della crisi economico-politico-sociale spagnola, che sta spingendo il Paese a rivedere la sua storia recente? Fatto sta che nella Chiesa spagnola inizia a farsi largo l'idea di analizzare le proprie responsabilità nello scoppio della Guerra Civile, nel sostegno alla dittatura franchista e nel silenzio mantenuto davanti ai crimini del franchismo. Se ne parla da settimane, soprattutto nella Chiesa catalana. Lo scorso fine settimana sono stati beatificati a Tarragona 500 religiosi, morti nella Guerra Civile. E' stata la preparazione di quest'atto religioso e politico (i beati sono tutti del bando franchista), insieme alle speranze suscitate da Papa Bergoglio, a spingere religiosi e laici a chiedere un nuovo atteggiamento della Chiesa sulle vittime del franchismo. Nei giorni scorsi, in vista della beatificazione a Tarragona, l'arcivescovo della città, Jaume Pujol, ha annunciato in un'intervista a El Periódico de Catalunya, che avrebbe portato all'attenzione dei vescovi catalani il dibattito sul riconoscimento delle vittime del franchismo e sul ruolo della Chiesa durante la Guerra Civile e la dittatura. Un proposito che è stato salutato con favore dalla società catalana, sia laica che religiosa. Per lo storico Josep Sánchez Cervelló è "un gesto coraggioso, che gli fa onore. Speriamo che la Chiesa Catalana arrivi a fare le proprie scuse; sarebbero ben accolte". E anche per i rappresentanti delle associazioni religiose, un "riconoscimento formale e solenne da parte della Conferenza Episcopale Terragonese sarebbe un gran passo per la Chiesa Catalana". Il teologo e filosofo Francesc Torralba afferma che "questo gesto potrebbe aprire nuovi cammini di riconciliazione e, molto probabilmente, una seconda Transizione", perché, afferma, la Chiesa deve contribuire "attivamente a curare la memoria ferita, riconoscendo i mali causati nel periodo oscuro della Guerra Civile e del franchismo". Alla Chiesa si chiede di avere coraggio e di chiedere perdono per "i silenzi e le complicità". Il dibattito in corso in Catalogna è seguito con puntuale attenzione da El Periódico de Catalunya  che in questi giorni sta dando molto spazio alle prime aperture che emergono dalla Chiesa. E' un timido segnale della Spagna che inizia a muoversi, che inizia a capire che non può guardare al proprio futuro se prima non ha fatto i conti con il proprio passato, sanando le ferite di tutti quelli che hanno subito ingiustizie, lutti e dolori. E' un segnale che arriva dalla Catalogna, la più inquieta e la più indipendente delle regioni spagnole, quella che è sempre stata all'avanguardia, l'avamposto verso l'Europa, protesa anche geograficamente verso la Francia. Ed è bene che arrivi dalla Catalogna, sempre soggetta alla tentazioni centrifughe e sempre così spagnola, anche nelle sue fughe in avanti. Ma non è l'unico segnale. Ieri eldiario.es riportava la testimonianza personale della giornalista Olga Rodriguez, il cui bisnonno è stato ucciso dai franchisti. Nel cimitero di León è stato inaugurato un monumento alle oltre 1500 vittime del franchismo della città. Tra di loro il suo bisnonno, Santos Francisco Díaz, "fabbro di Mansilla de las Mulas, padre di 7 figli, fucilato e sepolto in una fossa comune a ottobre del 1936". "E' uno dei 100mila desaparecidos del franchismo. Non abbiamo mai avuto una tomba su cui piangerlo, mai un posto in cui portare un fiore" racconta Olga Rodiguez nel suo articolo emotivo e appassionato, che dà voce al dolore, alla rabbia e allo stato d'animo dell'altra Spagna, quella sconfitta dalla Guerra Civile e da allora costretta al silenzio, anche in democrazia. "Mio nonno Chencho era ancora un adolescente, ma ricorda bene come solo pochi giorni dopo l'assassinio di suo padre Santos, il prete del paese chiamò dal suo pulpito "alla guerra senza quartiere contro i rossi". Lì, come in tante località spagnole, la Chiesa appoggiò e partecipò al golpe e protesse il fascismo che venne dopo. La mia famiglia ricorda come ancora negli anni 50 i fascisti del paese lamentassero a voce alta, al passaggio di alcuni giovani, di non aver fatto fuori anche i figli dei rossi. Furono anni di terrore e di umiliazioni, in cui nessuno poteva rivendicare il corpo e la memoria dei propri desaparecidos". I morti della Repubblica appartengono "a una storia sotterranea, occulta, presente in alcuni libri e articoli, ma assente dalle scuole e dalle istituzioni, perché la Transición scelse di interrare, ancora una volta, le vittime, nel nome della democrazia". Rodriguez paragona l'atto di beatificazione di Tarragona e l'inaugurazione del monumento nel cimitero di León. "In un atto chiaramente politico, la Chiesa ha beatificato oltre 500 religiosi, 'martiri' della Guerra Civile, ignorando le vittime repubblicane e i preti vittime del fascismo. All'atto hanno assistito i Ministri della Giustizia e degli Interni, il presidente della Generalitat, il Presidente del Congreso, oltre 80 sindaci, 104 vescovi e oltre 1300 sacerdoti. Lo stesso Papa è intervenuto con un messaggio nella cerimonia, trasmessa in diretta da La2. E così, ancora una volta, la Chiesa, che ha fatto parte del golpe del 1936, che ha elaborato liste nere ed è stata complice di carnefici, condanna all'oblio le vittime del franchismo, a cui non ha neanche chiesto scusa. Poche ore prima della cerimonia di beatificazione, in varie centinaia abbiamo assistito a León all'inaugurazione del monumento alla memoria di oltre 1500 fucilati dal franchismo. 77 anni dopo l'assassinio e la sparizione del mio bisnonno, finalmente un atto pubblico onorava la sua memoria, a fronte alta, senza paura, senza sussurri. Decine di donne e uomini, già anziani, hanno presenziato in questo modo al primo omaggio ai loro cari, assassinati o scomparsi. Ci sono state emozione e dignità. Ma nessuna autorità si è degnata di assistere a questo atto, nonostante si tratti di uno dei maggiori monumenti dedicati alle vittime del franchismo".
Come si può dire che le ferite sono state rimarginate, se non si ha il coraggio di partecipare a un atto che rende omaggio alle vittime della dittatura? 

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