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LA CITTÀ INVISIBILE (3) - A grande richiesta si prosegue con la terza parte

Creato il 28 marzo 2013 da Ciro_pastore

LA CITTÀ INVISIBILE (3) - A grande richiesta si prosegue con la terza parte LA CITTÀ INVISIBILE (3) A grande richiesta si prosegue con la terza parte
Diarcopolis era giunta davvero allo stremo delle sue finanze. Re Polonio e la Principessa Valentina, ciascuno per la propria parte, s’impegnavano quotidianamente per ottenere dalle casse della Confederazione di Felixia – anch’esse stremate da decenni di malversazioni - le indispensabili risorse monetarie per consentire almeno la sopravvivenza di Diarcopolis.
Così, negli ultimi anni e a più riprese, centinaia di forzieri, contenenti oro zecchino, erano giunti a Diarcopolis con l’intento di tamponare le falle delle finanze pubbliche del Regno. I due diarchi, Polonio e Valentina, da qualche anno, erano costretti a girovagare, cappello alla mano, da un ministero all’altro di Felixia, ricevendo talvolta ignominiosi e decisi rifiuti.
Da parte loro, nel pieno della crisi economico-finanziaria, i Sindacans – potenti capi delle corporazioni – si muovevano tra le specchiate stanze di Versoil tentando di accreditarsi sia con l’anziano Re che con la giovane Principessa. Anzi, uniformandosi alle abitudini della burocrazia di palazzo, anche i principali esponenti dei Sindacans avevano con il tempo affinato la tecnica del voltafaccia. A dire il vero, i capi dei Sindacans, avevano subito un’evoluzione ancor più complessa. Infatti, essi erano dotati di ben tre volti, di cui uno ben in mostra e altri due nascosti. Infatti, anch’essi – come i burocrati di Palazzo - erano soliti indossare ampi e coprenti mantelli, ma nel loro caso, dotati di ancor più grossi cappucci.
Il primo volto – quello visibile a tutti – era caratterizzato da un sorriso serafico, utile a tranquillizzare i tremebondi iscritti alle corporazioni. Quell’eterno sorriso stampato su quei volti era bastato, infatti, ad evitare le reazioni scomposte ed impaurite degli ignari iscritti.
Il secondo volto, pur essendo nei lineamenti del tutto simile al primo, era caratterizzato da un atteggiamento di pura sottomissione. Era con questo volto, infatti, che i capi dei Sindacans si presentavano furtivamente al cospetto di Re Polonio e della Principessa Valentina.
La loro naturale deferenza per i due diarchi giungeva al parossismo ogni qualvolta venivano chiamati a conferire singolarmente da uno dei diarchi. In quelle occasioni, infatti, ciascuno di loro aveva premura di sottoporre al diarca una propria personalissima richiesta, costituita solitamente da prebende e favori.
Richieste a cui, molto spesso, i due diarchi accondiscendevano nell’insano tentativo di raccogliere la loro fedeltà esclusiva. Nessuno dei due sospettava, infatti, che lo stesso questuante, per esser sicuro di veder accolta la propria richiesta, molto spesso la avanzava sia all’uno che all’altro dei diarchi. Anzi, l’abilità del verace capo dei Sindacans consisteva esclusivamente nell’esser capace di farsi considerare servo devoto da ciascun diarca, senza che questo voltafaccia venisse mai scoperto dal diretto interessato.
Ora vi chiederete a cosa potesse mai servire il terzo volto di cui erano dotati i capi Sindacans. Effettivamente, la loro vita poteva sembrare già abbastanza complicata con due volti, ma Madre Natura aveva voluto prodigiosamente favorirli, assegnando loro in dote un terzo volto. E i capi Sindacans avevano saputo mettere a frutto tale indubitabile dono, non lasciando mai inutilizzato il terzo volto.
Infatti, la loro particolare abilità nel voltafaccia aveva raggiunto vette d’ineguagliato virtuosismo, avendo trovato, con impareggiabile ottimizzazione, un’ulteriore destinazione a un tale prodigio genetico.
Il terzo volto, udite udite, era utilizzato per corteggiare i potenti componenti del Gran Consiglio del Regno di Felixia. Tale utilizzo aveva, peraltro, determinato una particolare mutazione genetica in quel terzo volto. In tutto e per tutto simile ai precedenti due, se ne differenziava, infatti, solo per un particolare anatomico davvero sorprendente.
Da una bocca sempre spalancata, infatti, penzolava allegramente una lingua di dimensioni decisamente sproporzionate rispetto all’orifizio che la conteneva. Quelle lingue erano talmente sovradimensionate che le bocche dovevano necessariamente essere continuamente spalancate, con le lingue stesse sempre penzoloni al di fuori di esse.
Quelle enormi lingue li rendevano, in tutto e per tutto, simili a quei cani di grande taglia denominati San Bernardo. Li avete presenti, no? Grandi e grossi, con le testone in cui i grandi occhi acquosi sono sempre atteggiati a sottomissione, e la lingua – sempre ricoperta abbondantemente di collosa saliva – penzola perennemente al di fuori di una bocca che ispira mal riposta  fiducia e tenerezza.
Di quel gran dono di Madre Natura, i capi dei Sindacans avevano presto imparato a servirsi, e non perdevano mai occasione per slinguazzare di abbondante saliva ora un Consigliere, ora l’altro. Sempre ed in ogni caso, la loro lingua era pronta a leccare i più reconditi orifizi del padrone di turno, sicuri che ad ogni portentosa slinguazzata sarebbe, prima o poi, corrisposta un’altrettanto generosa razione di osso da spolpare… (continua?)
Il Signore degli Agnelli

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