Leggiamo troppo spesso di violenze compiute sotto gli effetti di stupefacenti. Viviamo in una’epoca in cui la tossicodipendenza non solo è tollerata ma è ampliamente condivisa, specie all’interno di certe classi sociali. Il drogato emarginato degli anni ’60 e ’70 si è trasformato nella persona di successo che usa lo stupefacente per “migliorare la performance”, che sia essa professionale o sessuale.
Il cambiamento della figura del tossicodipendente deriva direttamente dal cambiamento del tipo di stupefacente assunto. L’eroina emarginava per i suoi stessi effetti fisici e psicologici, così evidentemente deleteri. Il drogato di eroina era logoro fisicamente, la sua deriva fisica e psicologica non era occultabile in alcun modo. Il drogato moderno è insospettabile perché gli effetti della droga moderna non sono di infiacchimento del fisico ma di esaltazione mentale.
La cocaina e i suoi derivati, comprese le droghe sintetiche che ne simulano gli effetti, danno quella “marcia in più” che produce due finte certezze: “posso smettere quando voglio perché non ho dipendenza” e “questa droga non fa male”. Lo stupefacente induce sempre dipendenza e gli effetti sul sistema nervoso di queste sostanze sono catastrofici.
Ma quello che vorrei sottolineare maggiormente è l’effetto sociale. La cocaina è diffusissima, anche a causa del costo decisamente “abbordabile”. Questo ne ha causato la capillarizzazione e l’uso indiscriminato da parte di giovani e adulti, che la utilizzano come esaltatore, moltiplicatore, coadiuvante delle proprie facoltà fisiche e mentali.
La conseguenza, però, è l’incontrollabilità delle reazioni e la violenza che ne scaturisce. E’ inutile nascondersi: queste droghe sono utilizzate su larghissima scala e possiamo affermare che la classe dirigente italiana ne fa larghissimo impiego. Parlo di industriali, manager, dirigenti, ma parlo anche di politici e governanti. E questo spiega perché non si prendano seri provvedimenti in merito.
Il problema c’è, è grave, ne vediamo gli effetti quotidianamente nelle cronache, ma nulla si fa per contrastarlo. Questo prova che chi dovrebbe provvedere non ha interesse o non ha la capacità di farlo perché dipendente dal consumo dello stupefacente. Il rischio è che la classe dirigente diventi sempre più debole intellettualmente e ricattabile moralmente.
Ogni civiltà descrive una parabola. Molti segnali danno la nostra nella sua fase discendente. Molte teorie affermano che grandi civiltà hanno accelerato il proprio declino per cause chimiche. Faccio l’esempio della civiltà romana la quale, secondo teorie serie e largamente condivise, ha visto come concausa della propria fine l’utilizzo del piombo, i cui effetti sul sistema nervoso sono deleteri, nelle tubature dell’acqua. Chissà che non sia la cocaina il piombo della nostra civiltà.
Luca Craia
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