Magazine Per Lei
LA CONCHIGLIA DI MARICA
Illustrazione di Francesca Ballarini
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In questi 4 o 5 anni (chi li conta piu’?) di inseguimento della cicogna ho vissuto delle fasi molto diverse tra di loro, dal pessimismo piu’ acuto all’ottimismo suicida, ma tutte accomunate da una cosa ben precisa: la mia solitudine.
Da qualche mesetto pero’ sono arrivata qui, conchiglia tra le conchiglie, e non mi sento piu’ sola in questo cammino :-)
Non ho nessuna amica o almeno una conoscente con problemi riproduttivi! Tutte le mie amiche una volta deciso di procreare lo hanno fatto subito, quella che ha patito e sofferto piu’ a lungo ci e’ riuscita al terzo tentativo; se mi guardo attorno ci sono persone con figli che quando io dissi “ok, procreiamo” non erano neanche fidanzate. Per non parlare delle amiche che sono rimaste incinte accidentalmente (la chiamano volonta’ divina): una ora e’ incinta del secondo, l’altra era rimasta incinta usando il preservativo.
In tutto cio’, come se il mio sentirmi alieno non bastasse, ho sempre avuto delle pressioni da parte della famiglia del marito: la nonna ogni volta che mi vedeva o sentiva mi chiedeva se avevo la bella notizia
E’ stato un carico pesante da portare avanti, tante lacrime ho pianto in questi anni, senza avere nessuna persona con cui poterne parlare liberamente, nessuna che mi avrebbe capito.
Romanticamente la prima notte di nozze (e a seguire) lo abbiamo fatto senza precauzioni. E’ stato bello quel periodo: quel misto di ebrezza e paura al pensiero di una nuova vita che si sarebbe formata. E certo, perche’ non avrebbe dovuto? Beata innocenza, a quei tempi non sapevo niente di tante sigle e di tante medicine.
Il primo anno di TTC (try to conceive, come dicono qui) e’ passato tranquillo, in fondo lo facevamo solo in base ai nostri desideri, senza mirare all’obiettivo. Dopo un anno di matrimonio abbiamo detto “ok, visto che non e’ successo in modo casuale vediamo di impegnarci” e da li’ e’ iniziato un lungo cammino.... Sono arrivata al punto che il giorno di ritorno del ciclo facevo un test di gravidanza per uccidere le speranze subito anziche’ alimentarle inutilmente per quei due giorni di ritardo che spesso avevo: meglio cadere dal primo piano che non dal quarto.
Dopo tre anni di matrimonio (e quindi due anni di tentativi mirati) abbiamo iniziato lentamente con ecografie e monitoraggi, fino ad arrivare alla FIVET dopo un anno.
Il periodo FIVET e affini e’ durato complessivamente nove mesi, durante i quali ho preso medicine su medicine (in america ci vanno pesante...), ho subito due anestesie totali, ho avuto due volte il test di gravidanza positivo. Se guardo ora a quel periodo mi rendo conto che sono stata male, a livello fisico, ma allora non lo capivo... psicologicamente invece stavo bene, perche’ finalmente stavo facendo qualcosa, e questo mi ha sostenuto!
Poi abbiamo capito che la strada per noi ora e’ un’altra, e abbiamo intrapreso il percorso dell’adozione (ancora in corso).
Non mi sento pero’ a mani vuote, dopo tutto questo.
E’ vero che un figlio non ce l’ho, ma ho scoperto di avere tante altre cose.
Ci sono stati dei momenti in cui ho temuto davvero per la mia salute fisica (senza scendere nei dettagli) e quindi ho capito l’importanza di stare bene me stessa prima di tutto il resto; ci sono stati dei momenti in cui mio marito ha sofferto tanto (psicologicamente) ed ho capito che lui e’ la cosa piu’ importante per me. Ho capito che la prima cosa e’ stare bene noi stessi e volerci bene, ho capito che sono tanto tanto fortunata ad avere un marito che mi ama, ed ho realizzato che devo essere grata di aver potuto fare tutto questo, perche’ ci sono donne che hanno i miei stessi problemi ma non hanno i mezzi economici per accedere alle cure.
E poi... e’ vero che tutte le mie amiche hanno avuto figli semplicemente schioccando le dita, ma e’ anche vero che ho altre amiche senza figli, perche’ non hanno ancora trovato la persona giusta con cui farli... e quindi non mi sembra corretto da parte mia lamentarmi davanti a loro.
Ho capito che quello che mi manca e’ cosi’ importante e prezioso che quando finalmente lo avro’ (quando finalmente saro’ una mamma) ne sapro’ apprezzare il valore... e mi adoperero’ con ogni mezzo per offrire una vita felice a quel futuro mio figlio.
Anche se ora stiamo andando incontro ad un figlio tramite adozione, sappiamo che prima o poi riaffronteremo il percorso della PMA. Fin quando non ci dicono che e’ impossibile noi ci riproviamo... facendo passare tutto il tempo necessario tra una cosa e l’altra, anche anni li’ dove sara’ necessario... ma, almeno per me, ha piu’ senso provarci e poi soffrire per un’eventuale delusione che non vivere con il pensiero di “e se ci avessi provato?”
"dicono che è vero che ad ogni speranza corrisponde stessa quantità di delusione
dicono che è vero sì ma anche fosse vero non sarebbe giustificazione
per non farlo più, per non farlo più
ora"
Marica
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