Magazine Per Lei

La conchiglia di queen father

Creato il 20 luglio 2011 da Nina
Queen Father (Marco) lo avete già conosciuto in questo post.
Marco è "tutto gay, dalla testa ai piedi" ed è anche un padre premuroso. Molti grideranno allo scandalo, che le due affermazioni, le due realtà, non possono convivere insieme. Io lo trovo un argomento superato, noioso, come tornare a chiedersi se per caso certe convinzioni medievali non fossero in realtà fondate e giuste: si sa che non è così. Si sa che la terra non è al centro del sistema solare, che una donna libera non è una strega e che l'universo non è finito. Chiaro il concetto?
Perciò di che dobbiamo parlare? Se sia giusto o no che due persone che si amano e scelgono di vivere insieme (o di sposarsi) desiderino anche avere un figlio? Immagino di no. Può accadere, oppure no, nella maggior parte dei casi è così. Per Marco e Steven lo è stato. E' stata la loro personalissima e naturale scelta di vita: diventare genitori.
Tempo fa Marco scrisse un post, ricordo la prima volta non sono neanche riuscita a finire di leggerlo, che per una come me certe cose a volte sono come lame, feriscono in modo sottile e involontario e la commozione è d'obbligo. Ci tengo perciò a citarne una parte, quella che ha scatenato il nubifragio emotivo e su cui mi sono inceppata (Marco: cci tua!):
"La prima pappetta di Gabriel!! Quella stessa pappetta che finì sulla sua tutina bianca di Ralph Lauren, appena messa, che ancora conservo anche se macchiata... Mi ricorda non soltanto il mio cucciolo a sei mesi, ma me stesso, la stanchezza e la gioia di dovermi alzare tre volte per notte e finire con l’addormentarmi con lui in braccio sul divano.Ci sono parti di me che voglio trattenere, perchè penso di essere diventato una persona migliore da quando sono papà.Quando la giornata mi bastona, sono proprio quelle macchie a ricordarmi chi sono veramente."
Questo è il suo, il loro, viaggio d'amore.
LA CONCHIGLIA DI QUEEN FATHER
LA CONCHIGLIA DI MARCOLa conchiglia maschio
LA CONCHIGLIA DI QUEEN FATHER
Illustrazione di Francesca Ballarini
-
Ho appena finito di dare pane e formaggino a mio figlio, che sembra una cosa semplice, ma vi assicuro che trovare il Bel Paese Galbani qui a Londra è quasi difficile quanto trovare un eterosessuale che pratica il celibato al Vaticano....Ma mi perdo in quisquilie. Me piace de chiacchierà.
 
Io ho 36 anni e sono tutto gay, dalla testa ai piedi EPPURE sono sposato da 7 anni ed ho un figlio di due. Mirabile dictu dite voi...
Grazie ai miracoli della scienza, ad interminabili viaggi oltreoceano ed alla costanza che ha animato me ed il mio partner (Steven) per tre anni, abbiamo conquistato lʼinconquistabile: siamo diventati papà. Sapete, ho sposato un inglese contro ogni predizione e aspettativa, perchè Steven è un vulcano di passione. No, non in quel senso! Ammazza oh.... Vabbè, pure in quel senso. Intendo, un vulcano di passione e determinazione, molto più di me che, da bravo latino, dovrei mettere tutto a ferro e fuoco per ottenere ciò che voglio. Lʼidea di avere un bambino è proprio partita da lui, tanti anni fa, credo fosse il 2002. Non eravamo neanche sposati e mi ricordo la furiosa litigata che ne seguì, perchè io non ero pronto neanche ad affrontare lʼargomento. Brutta cosa guardarsi negli occhi ed ammettere che si vogliono cose diverse da una relazione. Maschio italiano cagasotto. In fondo però è stato logico aspettare che la cosa fosse giusta per entrambi (invece di lasciarsi a parolacce e mandarsi allʼinferno) e, diversi anni più tardi, nel 2006 (noi siamo insieme da 11 anni....) ci siamo attivati sul serio per venire a capo della questione: vogliamo diventare genitori, da dove iniziamo? Che domanda scema! Dallʼunico posto dove ogni domanda trova risposta: google!!!
 
Primo passo: trovare unʼ agenzia di surrogati rispettabile e seria. Un surrogato è una donna che (!!!) adora lo stato di gravidanza ma non è interessata ad avere altri figli, allora unisce lʼutile al dilettevole divenendo surrogato per coppie che non possono riprodursi tradizionalmente. Per quanto fantascientifica questa nozione sembri, vi assicuro che è proprio così. Queste donne esistono. Certo, lʼelemento finanziario cʼè ed è sostanzioso, anche se non parliamo di retribuzioni che ti cambiano la vita. Negli Stati Uniti, la maternità surrogata ʻprofessionaleʼ non fa scandalo a nessuno. E meno male. Secondo me cʼè una grossa componente umanitaria dietro al gesto di una donna che si lascia impiantare un embrione non suo per aiutare una coppia “sterile” a concepire. Non penso sia solo questione di soldi semplicemente perchè non penso sia possibile appiccicare un prezzo adeguato su un gesto così immenso. Come donne mi potete capire.
Dicevo, trovare unʼagenzia di surrogati è stato il primo passo. Ovvio, navigando su internet si trova di tutto: da quelle che per farsi una bomba di eroina venderebbero lʼutero a Satana, alle coppie pervertite che non hanno obiezioni se la moglieviene ingravidata ʻtradizionalmenteʼ da un altro mentre il marito guarda..... Insomma, noi ci siamo voluti assicurare che lʼintero procedimento fosse regolato da una struttura ben precisa e dal supporto di avvocati specializzati in materia. Pulizia, chiarezza, onestà e la possibilità di fare unʼesperienza unica.
Alla luce di tutte queste considerazioni, abbiamo trovato quello di cui avevamo bisogno a Los Angeles, in California. Lʼagenzia si chiama CSP (Center for Surrogate Parenting) e si trovano in Encino (LA). In California la maternità surrogata è una realtà vecchia di quasi 50 anni ed è supportata da un apparato legislativo adeguato e solido, che non lascia spazio allʼinterpretazione privata di un individuo. Cosiʼ, dopo un anno di ricerche, telefonate ed emails, nel 2007 siamo andati ad incontrare tutti i responsabili dei vari dipartimenti dellʼagenzia: dipartimento finanziario, legale, psichiatrico, e medico. Sì! Avete letto bene! Cʼè anche un settore psichiatrico dove le coppie di aspiranti genitori vengono analizzate. Non avrete pensato che una qualunque Mariuccia La Tossica potesse improvvisarsi aspirante madre vero? Mica stamo ad Arcore....
Comunque, una volta appurata la nostra sanità mentale e finanziaria (devi provare di essere in grado di pagare tutto e di poterti prendere cura del nascituro), nel giro di qualche mese ci hanno presentato il nostro surrogato: Francisca, 30 anni, sposata e con due bambini. Anche lei di Los Angeles.
Altra precisazione doverosa da fare: non è la coppia che sceglie il surrogato, ma il surrogato che sceglie la coppia con cui vuole lavorare, e questa scelta viene fatta attraverso un portfolio che ogni coppia deve mettere insieme con foto e una racconto della propria vita, il tutto in formato abbastanza ʻartisticoʼ. Suppongo che questo avviene per eliminare quel senso di fare “utero-shopping”. Rendo? Ogni surrogato iscritto allʼagenzia riceve 5 o 6 di questi portfolios da varie coppie e sulla base di quello che vede, formula la sua scelta. Non ho bisogno di dire che il portfolio che abbiamo creato, ha preso a calci in culo tutte le Divine Commedie, Odissee e Decameroni mai scritti.
Se cʼè una cosa che noi gay sappiamo fare (a parte andare in palestra e buttare soldi da Dolce & Gabbana), è proprio essere creativi. Datemi della carta, colla e colori e guardate come nasce un capolavoro.... Vorrei potervi far vedere cosa siamo stati capaci di mettere insieme!! Nellʼarco di una settimana abbiamo creato qualcosa che mio figlio potrà sfogliare da grande per rassicurasi, se mai ce ne sarà bisogno, del fatto che abbiamo spostato il mondo per averlo. Ma divago di nuovo.
 
Ok, dopo aver trovato il surrogato, la vera impresa (anche se noi, da profani, eravamo sicuri del contrario...) è stata trovare una donatrice di ovuli. Io le chiamo uova, abbiate pazienza, ʻuovaʼ mi fa più simpatico e meno clinico. Noi avremmo giurato che la maggior perdita di tempo sarebbe stata la ricerca del surrogato, invece il surrogato è arrivato dopo 6 mesi, la donatrice di uova dopo più di un anno. Questo a causa delle interminabili varianti ed incognite che madre natura ci mette in corpo. Aggiungete a questa realtà anche il fatto che le potenziali donatrici non vengono analizzate geneticamente dallʼagenzia a cui si iscrivono, ma dagli aspiranti genitori una volta che vengono scelte. Allora si capisce che diventa un vero terno al lotto. Perchè dite voi? Immaginate che un test genetico basilare costa intorno ai $1500. Unʼagenzia con 1500 donatrici in database dovrebbe moltiplicare questa cifra per 1500 e sborsare una cifra esorbitante solo per determinare se le donatrici sono viabili o no. Sapete meglio di me che, tristemente, non tutte le donne producono ovuli di buona qualità... Ma che volete farci? Noi abbiamo dovuto accettare anche questa condizione.
Abbiamo finito con lʼincontrare ben 6 diverse donatrici! Tutte tramite unʼagenzia a parte che si occupa esclusivamente di donatrici, con un database di oltre 1500 nomi!!!!! Non vi dico le serate passate con una bottiglia di vino rosso davanti al computer aappuntarsi i nomi delle donatrici ʻinteressantiʼ con Steven sempre allʼestero per lavoro che faceva la stessa cosa, e poi confrontare gli appunti e vedere quelle che avevamo in comune. Del tipo: ce lʼho. Mi manca. Ce lʼho. Mi manca.
Dicevo che ne abbiamo passate ʻbenʼ 6 perchè, dopo essersi conosciuti, “piaciuti”, dopo aver pagato per tutti i trattamenti e le analisi genetiche, è sempre uscito fuori qualche porco casino. Una aveva le ovaie policistiche a causa delle molteplici donazioni fatte in passato ed il bombardamento di ormoni subito, unʼaltra aveva un cromosoma che poteva risultare in sindrome della x fragile per il nascituro. Unʼaltra ancora a metà trattamento ha deciso di fare la modella e ci ha lasciato per strada (ʻsta stronza...), altre due hanno donato uova non viabili per essere fecondate in quanto troppo deboli (immaginate che rodimento di culo: di 35 ovuli estratti, 15 erano di qualità sufficiente per essere fecondati. Di questi 15 dopo 5 giorni solo 4 sono sopravvissuti al trattamento e di questi 4 solo 1 era ideale per lʼimpiantazione... Vi rendete conto che crollo di possibilità? ).
 
Insomma, vuoi per una cosa, vuoi per unʼaltra, ci sono voluti diversi mesi perchè incontrassimo la donatrice finale. Poi mettiamoci anche una prima gravidanza fallita il giorno del mio 34mo compleanno... Dopo il trasferimento degli embrioni nel surrogato, i livelli di Beta hanno iniziato a crollare come un castello di carte. Eravamo a Parigi quando abbiamo ricevuto la telefonata che ci informava del fallimento... Una meraviglia di weekend. Un su e giù di emozioni che poi si è materializzato in gastrite per il mio povero Steven. Adesso andatemi a trovà un altro uomo che si fa venì la gastrite per la smania di diventare padre. Semmai viene alla moglie. A lui gli viene dopo.
 
Il secondo tentativo di fecondare delle uova estratte alla nostra donatrice è avvenuto nel settembre 2008. È stato usato lo sperma di entrambi me e Steven. No, non hanno fatto un cocktail, ma di 10 ovuli, ne hanno fecondati 5 col mio e 5 col suo. Poi hanno impiantato i due ovuli più forti nellʼutero del nostro surrogato. Abbiamo scelto di non sapere a chi appartenesse il seme usato per fecondare i due ovuli impiantati. Non che io abbia dubbi circa il legame genetico di Gabriel con Steven.... Sono due gocce dʼacqua (al che mia madre mi disse “Meno male.... Almeno è bello...” Ccisua).
Su questo capitolo, non vi dico che scena dover fare il ʻversamentoʼ del seme....Andare nello studio del chirurgo riproduttivo a Beverly Hills (Reproductive surgeon... In italiano suona malissimo...), essere accolti da un sorridente dottore in camice bianco, essere portati in uno stanzino dove tutti sanno quello che farai per i prossimi dieci minuti e realizzare che hai a tua disposizione solo Playboy.... Avvilente. Non fraintendetemi, posso apprezzare anchʼio un bel paio di tette, ma giusto dal punto di vista artistico. Vabbè.... Ho dato prova della mia capacità di concentrazione.
Stavolta, dopo aver vissuto una settimana in apnea aspettando che il telefono squillasse con i risultati delle prime analisi, la pagnotta era in forno! Hanno confermato la nostra gravidanza il 2 ottobre 2008, con livelli di Beta che andavano alle stelle, facendoci addirittura sperare in una gravidanza gemellare (dal momento che ogni volta si trasferiscono due embrioni...). Da lì è stato un flash:
 
8 settimane dopo abbiamo sentito il cuoricino che batteva.
3 mesi dopo lo abbiamo visto nuotare nel liquido amniotico. Un gamberetto piccolo piccolo.
5 mesi dopo abbiamo visto che si trattava di un maschietto.
9 mesi dopo abbiamo smesso di dormire ed iniziato a vivere.

23 mesi dopo sono qui, con la maglietta sporca di formaggino, le occhiaie e Peppa Pig di sottofondo.
Ho cercato di semplificare enormemente una storia che richiederebbe più tempo e più pagine per essere raccontata a dovere. Mi sono limitato ad illustrare lʼaspetto tecnico. Dal punto di vista emozionale, è stata una traversata oceanica. 
QF
LA CONCHIGLIA DI QUEEN FATHER

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :