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La conchiglia di sara bylgja

Da Nina
Lei è un'altra delle incredibili e profonde amicizie nate grazie a questo blog.Lei è una donna speciale, che ormai abita i miei pensieri e il mio cuore, ha un posticino tutto suo qui dentro.E' un luogo incantato, circondato da alberi dalle foglie ormai rossofuoco, da animaletti selvatici che corrono liberi tra i cespugli, sulla terra umida di pioggia, odorosa di legno e funghi.Lei è una creatura dall'animo così puro, nobile e trasparente come l'acqua. E' capace di entrarmi dentro, ogni volta che la leggo, capace di catapultarmi - in un attimo solo - lì dove si trova lei, accanto al suo cuore. Su, oltre le vette più alte. Giù nei più profondi abbissi. Lei è intensa come la vita, sa farti piangere di gioia, di dolore, di rabbia, sa spalancarti gli occhi per lo stupore, le labbra in una risata. Ha tante forme, come le sfide che incontra sul suo percorso, ma in ognuna puoi riconoscere la sua essenza, che mai si perde, che sempre, dopo ogni caduta, si rinnova. E ogni volta che torno da un viaggio con lei, mi sento sempre più arricchita, nutrita. Più vera. Averla conosciuta, avere la possibilità di frequentare il suo universo interiore, quando è lei ad aprirmi un varco, rimane per me un'enorme privilegio. Un giorno, ne sono certa, ci incontreremo di persona e allora sarà come conoscerci da sempre.
Rieccomi Ninadolce!
Ti allego la conchiglia con il suo aggiornamento. Sono tanto felice di poterla deporre sulla spiaggia ... siamo tutte così diverse, le nostre storie, gli stili e le prospettive da cui ci raccontiamo, però siamo così insieme. Per me significa davvero tanto, è l'atto di condivisione più coraggioso che abbia mai compiuto! :)
Grazie (a te e a tutte le conchiglie) per avermi infuso questo coraggio, un coraggio contagioso che si spande a tutte le lotte che sto affrontando.
Tornerò a scriverti presto, perché sei tanto preziosa per me.

LA CONCHIGLIA DI SARA BYLGJALA CONCHIGLIA DI SARA BYLGJA

sara§bylgjabylgja è una delle nove figlie del dio del mare Ægir, nella mitologia nordica. È una massa fluttuante di acqua leggera, un'onda vaporosa … 28-marzo-2014Io per mestiere devo scrivere bene, cioè è proprio quello che faccio di lavoro, pur non essendo una scrittrice. Ma qui, adesso, non mi importa di scrivere bene, anzi più sarà scritta male e più questa pagina mi sembrerà vera e la sua verità mi aiuterà.Ho scritto altre volte della mia strada verso la maternità, pagine e pagine di diari, scritte a mano o al computer, solo per me o da condividere con qualcuno. Adesso vorrei provare ad afferrarla tutta in una volta questa strada, invece che giorno per giorno: prenderla tutta e farne una storia, prenderla tutta insieme, comprenderla … il fatto che fosse una sfida impossibile mi ha trattenuto finora dal provarci.Ma quante sfide impossibili ho intrapreso nella mia vita? Nel lavoro, nei viaggi e non da ultimo nella ricerca dei miei figli. Tanti tuffi senza guardare giù, piena di paura e di fiducia.La mia storia non è speciale, è speciale per me perché è la mia, ma ormai so che siamo un grande cerchio di donne che si tengono per mano. Questo ho scoperto in questi anni e tutto è stato un po' meno doloroso e un po' meno spaventoso. Mi sono sentita afferrare e salvare da mani completamente sconosciute nei momenti più duri: forse questo è ancora più difficile da raccontare a chi non l'ha provato, rispetto all'infertilità. Provare ad esempio a spiegare a una cara amica di non riuscire a parlare con lei, ma di stare tranquilla, perché di me si prendono cura ragazze sconosciute che scrivono blog, abitano chissà dove e no, non ci ho mai parlato di persona. Anche questo è un mondo che il mio viaggio doveva aprirmi e chissà se avrei mai conosciuto altrimenti … Oggi sono passati undici giorni dalla telefonata che mi ha confermato le mie prime beta negative. Confermato … perché lo sapevo già, l'avevo capito e non perché io sia pessimista e mi sia fatta trascinare dai pensieri negativi … tutt'altro. Voglio dire: chi riesce a essere davvero pessimista nei giorni del post transfer, i giorni in cui il mondo si spalanca, tutto è possibile e persino la felicità sembra a portata di mano? La prima settimana del post transfer ho passato i giorni più belli della mia vita. A letto, piena di lavoro in scadenza … ma che importava? Loro c'erano, i miei piccoli erano con me, il resto era solo luce e pulviscolo estivo, musica, tenerezza, tutto era da loro trasfigurato in gioia pura e sfrenata. Le coccole, i vizi, i sogni a occhi aperti. Ce l'ho ancora impressi dentro, da qualche parte. Dopo una settimana, però, come in un soffio ho sentito tutto questo scivolarmi via: non è stato un pensiero, non è stata una paura. Ho sentito davvero questa pienezza scivolarmi via e lasciarmi da sola. Ovviamente speravo di sbagliarmi, ma non era così. Questo dolore non mi ha annientata. Non ancora, almeno. Per una settimana non sono riuscita né a piangere né a parlare. Sono andata avanti col mio programma di lavoro solitario, chiusa nella mia fortezza di dolore. Solo abbracci col mio amore, senza parole. Negli ultimi giorni ho ricominciato piano piano a parlare ed è arrivato il pianto, travolgente e disperato. Arriva a ondate e poi va via. Rifarei tutto. Rifaremo tutto. Ora so ancor più di prima che questa strada non richiede solo forza, tenacia, pazienza e caparbietà: stavo forse cercando di utilizzare le carte che già avevo in tasca? Le caratteristiche della mia personalità che già sapevo di possedere? No, così non vale. Questo percorso richiede ancora e ancora trasformazione. Sono tanto cambiata da quando tutto è cominciato, tre anni e mezzo fa. Proprio allora uscivo da una lunga depressione, nel corso della quale avevo già messo in discussione tutto e ricominciato da zero. Avevo toccato il fondo ed ero rinata, stavo cominciando a ricostruire con delle forze completamente nuove, tutte mie, tutte conquistate. Tornare in contatto con il mio primordiale desiderio di maternità mi aveva dato la misura del mio essere di nuovo al mondo. Viva. Ma evidentemente non era finita lì. Avevo sperato che dopo il buio sarebbe arrivata una bella discesa libera verso la felicità. Mi sentivo pronta e invece no. Solo allora cominciava il nuovo percorso. Una nuova avventura di trasformazione interiore: e col tempo capisco sempre meglio che diventare più forte, per me, significa imparare a lasciar scorrere le cose, imparare ad accettare e imparare a rinunciare al controllo. Chi sarò alla fine di questo percorso? Ci sarà una fine? Questa è la lezione più grande che l'amore per i miei figli non ancora nati mi sta insegnando. Li amo da impazzire. Li ho sentiti sfiorarmi così tante volte e adesso mi hanno toccata ancora e più a fondo. Mi sentivo così pronta per loro, nonostante tutte le paure, eppure devo accettare che non è così, che non era adesso. Scrivere ora, in questo momento che sento estremamente transitorio, mi fa paura. Ho sempre pensato che avrei trovato il coraggio di scrivere la mia storia solo una volta conosciuto il finale. Avrei scritto la mia conchiglia dalla prospettiva della perla, altrimenti non ne sarei stata capace. Invece ho preso coraggio: perché la mia vita sta scorrendo proprio oggi e proprio ora. Scorre il mio dolore e scorre la mia trasformazione e io voglio affacciarmi adesso, nel mio momento di massima vulnerabilità. Voglio ricambiare tutte le vostre cure, la vostra inconsapevole generosità e delicatezza offrendovi un pezzo della mia storia e tutta la mia fragilità.

Aggiornamento di NovembreTorno a scrivere dopo otto mesi, in cui la mia voce è stata soffocata da ondate di dolore che si sono spinte ancora oltre l'esito negativo della fivet. Fin da marzo sono arrivate la malattia e la perdita di persone care, pezzi del mio cuore che mi hanno lasciata, scombussolamenti in famiglia, poi la perdita del lavoro con le conseguenti crisi di autostima e ovviamente economiche. Il dolore, il senso di perdita e di fallimento mi hanno tenuta in uno stato alternato di agitazione e apatia per tutta l'estate. Provavo a rendermi utile come potevo, ma i gesti erano insensati e il cuore chiuso. Da lì piano piano sono ripartita. Mi sono presa il mio tempo per ascoltarmi, mi sono trattata con pazienza e ho ricominciato a cercare me stessa, le mie radici e il battito del mio cuore. Ho trovato delle meditazioni che dapprima mi sembravano inutili, non avendo io mai provato questa pratica, ma che invece mi hanno aiutata moltissimo. In un modo che non avrei mai immaginato, all'improvviso mi sono ritrovata in piedi, mi sono riscoperta allegra e proiettata in avanti, mi sono ritrovata in mano sogni e progetti. È con questa energia che sono andata incontro alla nostra seconda fivet e la stimolazione è stata un'allegra passeggiata saltellante leggera e fresca. Di nuovo un lavoro. Forse le cose stanno cambiando davvero … E le cose sì, cambiano sempre, ma mai nel modo in cui si crede, almeno per me. Dal pick up al transfer, dal transfer alle beta, è stata una giostra di dolore, paura e illusione. Il dolore fisico, l'iperstimolazione, il ricovero, di nuovo la perdita del lavoro. Medici e infermiere mi ripetevano che avevo delle ottime possibilità (segni, sintomi che stavolta non ero io a cercare) e mi sono tranquillizzata. Ho vissuto tutto con il cuore spalancato e quando è arrivata la telefonata con le beta negative il dolore è stato travolgente e inaspettato. Stavolta me lo sono concesso, me lo sto concedendo. Tutto con il cuore spalancato, sogno e dolore. E dopo essermi lasciata attraversare, ora lo sto attraversando. Ne porto i segni addosso, negli occhi e sulla pelle. A volte sono un nodo fremente di rabbia e disperazione, contro il mio corpo che non riesce ad accogliere quel che il mio cuore sembrerebbe così pronto a custodire e cullare. A volte vorrei distruggere tutto e farmi inghiottire dalla melma del fallimento generale, risucchiare da tutte le mie mancanze e i miei vuoti. A volte grido e a volte quelle grida sono soffocate dalla melma, ma io ci sono dentro con tutta me stessa e, invece di averne paura, lo guardo negli occhi questo dolore. Cuore aperto e radici a terra. È incredibile, ma non mi sta spazzando via. Scrivo dalla bufera e oggi mi sento un po' meno “bylgja” forse, un po' meno acqua leggera e onda vaporosa. Sto cambiando ancora. Non sono ancora pronta a lasciar andare questo dolore, ma sto già ricominciando a pensare ai nostri piccoli. Due minuscoli congelati che ci aspettano. Senza fretta, mi devo preparare per andarli a prendere.LA CONCHIGLIA DI SARA BYLGJA

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