Mi raccontava la mia mamma che per il suo compleanno, che cadeva in febbraio, mia nonna le preparava sempre la crema fritta, mentre a mio zio, che compiva gli anni a luglio, toccava un dolce freddo fatto con savoiardi e strati di crema fatta coi tuorli delle uova sode.
La crema fritta è un classico dolcetto invernale veronese, col quale quando ero bambina si poteva fare merenda acquistandone una fetta al banchetto di Piazza Erbe dove friggevano anche i bomboloni.
Le sue caratteristiche sono il taglio delle fette a forma di rombo e la spolverata finale di zucchero semolato, naturalmente si può usare anche lo zucchero a velo, ma non è la stessa cosa.
Per una crema fritta come si deve bisogna miscelare in una casseruola dal fondo spesso 4 cucchiai di farina 00, 4 cucchiai di zucchero, la buccia grattugiata di 1 limone e 1 pizzico di sale.
Si aggiungono una alla volta 4 uova, amalgamandole bene con la frusta e si diluisce tutto con 1 litro di latte versato a filo, mescolando con cura per non fare grumi.
Si mette la casseruola sul fuoco e da quando inizia il bollore si fa cuocere a fuoco dolcissimo per 10 minuti senza smettere di mescolare.
Si versa quindi la crema in una pirofila rettangolare formando uno strato alto circa 2 cm. Si lascia raffreddare e poi si passa in frigorifero per almeno 3-4 ore.
Quando si è rassodata a sufficienza, si taglia a rombi regolari non troppo grandi, che si passano nel semolino e si friggono da entrambi i lati in molto burro spumeggiante, poche fette per volta.
A mano a mano che sono pronte, si sollevano con una paletta e si cospargono di zucchero.
Lo zucchero semolato, a differenza di quello a velo, rende la crosticina della crema ancora più croccante e questo crea un golosissimo contrasto con il suo interno invece piuttosto morbido.
È una ricetta tradizionale, di famiglia, semplice e squisita, che io preparo solo per ospiti speciali.
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