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La cricca dei sacrifici

Creato il 01 giugno 2010 da Fabry2010

La cricca dei sacrificiLa cricca dei sacrifici

Dopo che per tutto il 2008 e il 2009 i rappresentanti del governo hanno detto e ripetuto che andava tutto bene, benissimo, che la crisi era un’invenzione dei disfattisti che remavano contro, oggi, all’improvviso, si sono accorti che la crisi esiste. E, da governanti accorti quali sono, corrono ai ripari, con coraggio e senso di abnegazione. La manovra del governo, chiamata dai sindacati “Lacrime e sangue”, è rivolta soprattutto al cosiddetto “settore bancomat”, cioè il pubblico impiego, e prevede: blocco delle retribuzioni per 4 anni, quindi fino al 2013; restituzione degli incrementi eccedenti il 3,2% eventualmente previsti nei contratti 2008-09; blocco degli scatti di anzianità nella scuola e università; riduzione del 50% delle spese per la formazione del personale; riduzione del 50% delle spese per il personale a tempo determinato; riduzione del 50% delle spese per le missioni; proroga per altri 2 anni del blocco delle assunzioni; riduzione delle finestre di uscita per il pensionamento con slittamento di un anno dalla maturazione dei requisiti; donne in pensione a 65 anni dal 2016 anziché dal 2018; liquidazione pagata in ritardo ed in tre tranches.

Ricordiamo che lo stipendio medio di un impiegato di categoria “C”, per il quale è richiesto il titolo di scuola superiore è di 1000 – 1100 euro mensili.

Ma!
(da L’espresso in edicola fino al 3 giugno)

La cricca dei sacrifici
L’occasione è ghiotta e la casta è sempre in agguato, anche quando, a parole, tutti concordano sulla necessità di ridurne i privilegi. La riforma federalista di recente approvazione ha riconosciuto a Roma lo status di ente territoriale a sé stante, sintetizzato nella formula “Roma capitale”. A volerlo furono i vertici dell’allora Alleanza Nazionale che così compensarono le ansie federaliste della Lega. L’idea di Roma capitale è ispirata allo status di Berlino e di Washington, con un autogoverno svincolato dalle regioni di appartenenza. E ora, nel nuovo impianto istituzionale per la città guidata da Gianni Alemanno, qualcuno tenta già di approfittare. I consiglieri comunali capitolini, navigando sott’acqua, lavorano affinché venga loro riconosciuta una condizione pari a quella dei consiglieri regionali. Significherebbe passare a un’indennità di poche migliaia di euro, legata alla partecipazione alle sedute consiliari e di commissione, a un ghiotto stipendio di 11.000 euro netti al mese più assicurazione sanitaria e contribuzione previdenziale capace di fare scattare la pensione a fine mandato. Come accade in questi casi, si tenterà di nascondere il riconoscimento all’interno dei decreti attuativi sul federalismo. In tempi di risparmi non è male.



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