“Su questioni che riguardano i principi fondamentali della Costituzione repubblicana e le convinzioni etiche di ciascuno, i singoli Senatori possono votare in modo difforme dalle deliberazioni dell’Assemblea del Gruppo ed esprimere eventuali posizioni dissenzienti nell’Assemblea del Senato a titolo personale, previa informazione al presidente del Gruppo” questo è quanto prevede il comma 5 dell’articolo 2 del regolamento del Pd al Senato. Queste poche righe sono state soppresse dal diktat cinese di Matteo Renzi, che ha imposto la sostituzione di Vannino Chiti e Corradino Mineo nella Commissioni Affari Costituzionali presso il Senato della Repubblica.
“Non ho preso il 41% per lasciare il futuro del Paese a Mineo”, “Il partito non è un taxi per farsi eleggere”, “Contano più i voti degli italiani che il veto di qualche senatore”, sono solo alcune frasi estrapolate dalle dichiarazioni del premier durante il suo tour asiatico, che connotano la deriva autoritaria, populista, con annessa rappresentazione del voto-lavacro di berlusconiana memoria, che ha come conseguenza l’epurazione dei dissidenti interni, rei di proporre un Senato elettivo, a differenza della proposta di Renzi e Boschi che andava nel verso opposto. Dopo la sostituzione dei suddetti rappresentanti del Pd, si sono autosospesi 14 deputati, nomi che vanno da Mucchetti a Casson e Tocci, perchè questo atto “rappresenta di fatto una epurazione delle idee considerate non ortodosse dal processo di formazione della più importante delle leggi, la legge costituzionale” e sarebbe incostituzionale perchè contro l’art.67 della Costituzione (“Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”).
Ddl costituzionale Chiti e altri. Questo disegno di legge costituzionale prevede una riforma dell’assetto istituzionale, con una diminuzione dei membri di entrambe le Camere( Camera dei deputati 315, Senato 100 più 6 della circoscrizione estero) ma resta l’elezione degli stessi, con ripartizione dei seggi su base nazionale della prima e regionale della seconda (metodo dei più alti resti). Le due Camere si differenziano tra esse per le funzioni legislative, in quanto la Camera dei deputati, a differenza del Senato, voterà la fiducia e la legge di bilancio. Mentre riguardo altre materie ci sarà in collaborazione tra esse come riguardo le leggi di revisione costituzionale e leggi costituzionali (art.137 e 138), sistemi elettorali e accesso cariche pubbliche (art.48 e 51), ordinamenti dell’Ue (art.80), tutela delle minoranze, i rapporti Stato-Chiesa(art.7 comma 2), immigrazione e tutela giuridica migranti(art.10 commi 2 e 3), inviolabilità della libertà personale e domicilio (art.13 e 14), tutela della privacy e libertà di movimento (art.15 e 16), sulla libertà di opinione (art.21), tutele e diritti in ambito giudiziario e penale (art.24,25 e 27), diritto alla salute (art.32), diritto di sciopero (art.40), referendum (art.75), tutele e indipendenza organi giudiziari e amministrativi (art.98,100,102,103,108), giusto processo (art.111), elezione membri Corte Costituzionale(art.135). Infine prevede l’abolizione del Cnel, consiglio nazionale economia e lavoro.
Ddl Renzi-Boschi. Prevede una Camera dei deputati (invariata nel numero dei membri) che “è titolare del rapporto di fiducia con il Governo ed esercita la funzione di indirizzo politico, la funzione legislativa e quella di controllo dell’operato del Governo” ed un Senato (rinominato Senato delle Autonomie) che ” rappresenta le istituzioni territoriali e concorre alla funzione legislativa ed esercita la funzione di raccordo tra lo Stato e le Regioni, le Città metropolitane e i Comuni. Partecipa alle decisioni dirette alla formazione e all’attuazione degli atti normativi dell’Unione europea e svolge attività di verifica dell’attuazione delle leggi dello Stato e di valutazione dell’impatto delle politiche pubbliche sul territorio”. Il Senato delle Autonomie è composta da ” Presidenti delle Giunte regionali, dai Presidenti delle Province autonome di Trento e di Bolzano, dai sindaci dei Comuni capoluogo di Regione e di Provincia autonoma, nonché, per ciascuna Regione, da due membri eletti, con voto limitato, dal Consiglio regionale tra i propri componenti e da due sindaci eletti, con voto limitato, da un collegio elettorale costituito dai sindaci della Regione”(in carica per 5 anni, ndr) con in aggiunta altre 21 personalità scelte dal Presidente della Repubblica che ” hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario”(in carica per 7 anni, ndr), in totale 148 membri.
In sostanza un monocameralismo con, in appendice, un Senato delle Autonomie privo di legittimità popolare(non è prevista elezione dei membri, ndr), privo di funzioni legislative significative riguardo le leggi importanti per il Paese(diritti sociali e civili) o trattati internazionali ( con esclusione delle leggi costituzionali previste dal comma 2 dell’art.10 del ddl, ndr), senza contare i rimborsi delle spese che saranno sostenute per far arrivare i vari politici locali a Palazzo Madama ( contro l’annunciato risparmio di denaro pubblico, ndr). Inoltre lo scopo del ddl sarebbe quello di porre fine alla staffetta Camera-Senato, con conseguente risparmio di tempo e aumento efficienza del processo legislativo, ma Renzi e co. non dicono che le peggiori porcate che sono state approvate dalle Camere negli ultimi anni ( come il lodo Alfano e la riforma Fornero) in tempi record, 20 giorni la prima e 16 la seconda(dall’approvazione in Consiglio dei ministri alla pubblicazione in Gazzetta ufficiale, ndr).
Infine, tornando al tema principale delle “epurazioni” di Chiti e Mineo, il giornalista de l’Espresso Di Nicola, pone una questione ai deputati e senatori Pd, alla quale mi unisco: tutti zitti e allineati? Vi lascio con una semplice constatazione: se quello che ha fatto Renzi, lo avessero fatto Grillo o Berlusconi avremmo avuto i giornaloni “di sinistra” come Repubblica, Unità oppure i vari Mieli, Floris, Mauro(direttore Repubblica, ndr) strepitare e urlare contro l’attentato alla democrazia, alla Costituzione e il pericolo, imminente, di dittatura fascista. Altro che “i giornali sono i cani da guardia della democrazia e delle istituzioni” , in Italia sembrano, sempre di più, cani da riporto.