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La Fenice spennacchiata

Creato il 11 aprile 2012 da Fabry2010

Pubblicato da mbaldrati  aprile 11, 2012

di Mauro Baldrati

La Fenice spennacchiata

Ho seguito la diretta dell’adunata leghista di Bergamo, ieri. Per una volta non ho cambiato canale al primo apparire dei predicatori di “Roma ladrona”, alla quale hanno partecipato e banchettato alla grande, quando erano la colonna portante del governo Berlusconi. Al di là dei riscontri (quelli noti almeno), delle responsabilità, col “Trota” che si dava alla pazza gioia e alla bella vita, del ruolo di Rosy Mauro che rifiuta di dimettersi, insomma al di là delle vicende dure e pure di un partito che predicava male e razzolava da schifo, mi ha colpito l’onda impressionante di populismo e di demagogia che si è riversata dallo schermo televisivo come un corpo contundente. Il linguaggio era ridotto a zero. Diciamo che non c’era linguaggio, ma unicamente slogan, fatti di poche parole ripetute, declamati sopra e dentro un coro continuo di ovazioni del pubblico leghista che, dalle scarse zoomate, appariva composto perlopiù da anziani.  Maroni, che tutti i commentatori individuano come il futuro leader maximo del “movimento”, ha ripetuto fino allo sfinimento che “bisogna fare pulizia”, che “chi ha sbagliato pagherà”, che Belsito verrà espulso e se la Mauro non lo farà ci penserà la Lega. Ovazioni torrenziali sommergevano di continuo i suoi slogan. Ha detto “basta coi complotti”, che la Lega “rinasce” con Bossi, il padre fondatore che creò “La Potentissima”, pronta a tornare più pugnace che mai per combattere “la partitocrazia romana” (dov’era la Potentissima quando lui e i suoi pard erano nella direzione nazionale della partitocrazia romana non l’ha detto). Questo è tutto: indicazione di capri espiatori, catarsi sulla “pulizia”, proclami salmodiati esattamente come accade durante certe adunate religiose americane, coi predicatori enfatici e un pubblico di invasati che risponde agli incitamenti del predicatore, con svenimenti (c’è stato uno svenimento anche a Bergamo), crisi simil-epilettiche dei posseduti. Li abbiamo visti in azione nel film Borat, con riprese autentiche, filmati che erano quasi intercambiabili con le scene di ieri. Questa mi sembra la novità, l’eliminazione della lingua, del concetto stesso di comizio che deriva dalla procedura politica classica, in favore dell’evento emotivo, gestito da conduttori esperti che “sentono” gli umori della base, le sue richieste, le sue indignazioni, le sue rabbie, e forniscono risposte adeguate in una sorta di mantra collettivo che, se condotto con professionalità, è in grado di azzerare tutti i dubbi e le domande angosciose che un militante, un elettore, nella sua individualità non può non porsi. Infatti sembra incomprensibile il fatto che quei militanti, pensionati, persone che probabilmente lottano per arrivare a fine mese, non si chiedano: ma possibile che nessuno sapesse nulla? Che la colpa ricada solo su due o tre individui? Ma a Roma cosa combinavano questi che ora sono qui a predicare? E il Trota, chi ci dice che tra un anno non rientrerà dalla finestra e ci tocchi mantenerlo pure in parlamento? Non è la solita sceneggiata del “che tutto cambi perché nulla cambi”? Ma non mi stanno prendendo per i fondelli? Tutte domande legittime, messe a tacere dalla cancellazione della lingua, che con le sue dinamiche interne veicola il dubbio, il conflitto, la speranza, sostituita dalla ripetitività demente che prende in prestito la melodia del mantra e della preghiera, spogliati di ogni valenza “pulente”, ovvero del loro processo di pulizia dei processi mentali superficiali, creando invece un processo di distruzione della mente stessa, della sua capacità di sintetizzare, e di creare opposizione. Questa mi sembra la novità, non le dichiarazioni altisonanti riportate da tutti i giornali di oggi: Maroni ha detto, Bossi ha detto, Bossi ha pianto.

Sull’intervento di Bossi c’è molto poco da dire. Lungo, a tratti incomprensibile non per le difficoltà fisiche del soggetto ma per l’assenza di ragionamento, non supportato dal flusso catartico di Maroni, ha detto il contrario di Maroni (“è un complotto”), senza che nessuno, apparentemente, se ne sia accorto. Ha chiesto scusa per il figlio, probabilmente attingendo alla sua passata sensibilità di animale politico naturale che sente con la pancia, d’istinto, gli umori della base. Sembrava uno di quei vecchi leader mummificati del politburo sovietico o cinese, inerti, inutili, finiti ma tenuti in vita in nome del culto (decrepito) della personalità.

Mi sono anche chiesto perché sono rimasto attaccato al video fino alla fine, accettando di recepire tutte quelle onde di energia negativa. La risposta è che volevo rendermi conto, capire. Talvolta seguo il blog interessante di un quadro del PD (anzi, una quadra, non capisco perché membro, quadro debbano essere unicamente al maschile), Cristiana Alicata, che interpreta bene secondo me il ruolo di una militante sincera spesso indignata per le miserie e le tragedie del suo partito, eppure tiene duro, perché in fondo ci crede, ha fiducia nonostante tutto. E in questo, credo, può insegnare a tutti noi la valenza del classico, ma sempre più difficile “pensare positivo”. Si chiedeva l’Alicata: ma perché anche il mio partito non fa come la Lega, che pure considero un movimento razzista, omofobo, e fascista? Perché il mio partito non trova il coraggio di buttare fuori davvero le sue mele marce? Perché Lusi, Penati, Tedesco continuano a ricoprire i loro incarichi?
Quello che chiede Cristiana Alicata è una svolta, che non è certamente quella della Lega: questo partito è diverso dal PD, ha una storia diversa, si è da tempo riconvertito in un movimento populista e demagogico, con caratteristiche inquietanti di “me ne frego”, contano solo i miei interessi, il resto può andare al diavolo. Il dramma del PD è la sua riconversione, antica peraltro, nello schieramento liberaldemocratico, nella schizofrenia di un obiettivo capitalista etico, di un patto solido e onesto tra le classi che lavorano insieme per combattere la crisi. Ma quale etica, ma quale patto. La classe dominante vuole fagogitare sempre più pluslavoro, distruggere sempre più diritti, rendere le classi subalterne sempre più schiave e impotenti, attraverso uno smantellamento finale della Costituzione, che proprio su questo patto è stata creata. Non c’è svolta né pulizia nelle dimissioni catartiche dei capri espiatori, non esiste etica nella Lega e neanche nel PD, ma solo questioni di stile. Lo stile multiforme del terziario al servizio dei padroni.


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