Stravaganza, esibizionismo ed eccentricità proprio come tradizione British vuole. Ancora una volta Royal Ascot, l’appuntamento annuale con le corse di cavalli, si è trasformato in ritrovo mondano dove poter esibire, senza alcun imbarazzo, bizzarri cappelli, abiti da cocktail con colori pastello e linee bon ton, proprio come piacciono agli inglesi.
Istituita nel 1711 dalla Regina Anna, le corse di Ascot mantengono il loro fascino inalterato da oltre trecento anni anche grazie alla rigida divisione delle tribune con tanto di relativo dress code.
L’accesso alla Royal Enclosure è riservato ai membri della famiglia reale, ai loro ospiti e ai pochi fortunati che riescono a ottenere una “sponsorizzazione” da chi ha avuto il privilegio di sedervi per almeno quattro anni. Se per le signore sono banditi gli abiti con scollature profonde, senza spalline e le minigonne è invece indispensabile il cappellino che deve avere una base di almeno 10 cm; per i signori solo abiti grigi o neri con tanto di cappello a cilindro.
Per le altre due tribune, il Grandstand Admission e il Silver Ring, regole sì meno ferree ma che mirano comunque al rispetto del buon gusto. Chi vigila sul rispetto del dress code? La fashion police ovviamene! Vigilantes in bombetta pronti a offrire giacche e pashmine necessarie a coprire gli eventuali eccessi.
Una reale fiera delle vanità con tanto di cavalli, scommesse, champagne, aristocrazia e una sfilata di iperbolici cappelli che rapiscono lo sguardo e portano la mente in un mondo incantato in cui sorseggiare del tè in compagnia di un cappellaio matto (l’unico certamente a non aver avuto problemi di accesso!).