La gelosia fra fratelli #1: definizione e manifestazione

Creato il 12 giugno 2014 da Mamma In Oriente

Se qualcuno mi chiedesse qual’è il problema principale che io e mio marito ci siamo trovati ad affrontare nella nostra vita di genitori, io non avrei dubbi nel rispondere che è la gelosia. Partiamo dal presupposto che il mio primogenito non è quello che si può considerare un bambino facile. Chi mi segue da tempo sa che incontro spesso difficoltà a gestire il suo comportamento complicato ed oppositivo, difficoltà a volte così importanti da farmi sentire un genitore inadeguato nonostante tutto l’amore che provo per lui.

Quando Carlo Alberto aveva esattamente 4 anni è arrivato nella nostra vita Diego e, oltre ad una gioia enorme, ha portato con sé un vero terremoto nell’equilibrio già precario della nostra famiglia. Si dice che è un bene che il bambino manifesti la sua gelosia anziché tenersela dentro o nasconderla dietro atteggiamenti iperprotettivi e in questo, per una volta, Carlo Alberto non ha intrapreso la strada più difficile. Ci ha manifestato e dimostrato da subito tutta la sua gelosia. Con le parole e con i gesti. Ci ha detto, ed ancora spesso continua a dirci, ora che ha 6 anni, che preferirebbe che Diego non esistesse, che vorrebbe che vivesse in un’altra casa e, non ultima, dopo la nostra visita all’orfanotrofio, che lo lascerebbe volentieri lì. Ha fatto da subito della molestia fisica, più o meno grave, il suo comportamento più tipico. Ha costretto la sottoscritta a non andare nemmeno in bagno nei primi mesi senza portarsi dietro il piccolo dopo averlo più volte sorpreso con il cuscino sul faccino premuto dal fratello. Ora che Diego ha due anni e mezzo questi rischi non ci sono più, ma l’atteggiamento del fratello è rimasto lo stesso. A parte quando è impegnato a giocare ai videogiochi nella sua sessione quotidiana, per il resto del tempo non passa un minuto senza che lui non molesti il fratello. E quando dico minuto è purtroppo un reale minuto di orologio.

La molestia più normale e frequente è costituita dal mettergli le mani in faccia, stringendogli le labbra, dandogli pizzicotti, tappandogli la bocca, pizzicandogli il collo.

Passando per gli sgambetti e le spinte mentre il piccolo corre, arrivando fino a pugni nella schiena e calci. La fortuna ha voluto che Diego sia diventato ben presto fisicamente e caratterialmente forte per cui almeno non piangeva tutte le volte o comunque se la faceva passare in fretta. Negli ultimi mesi però c’è stata un’evoluzione in negativo in quanto, subendo da più di due anni, lui crede sia un gioco e quindi è lui stesso ad attaccare il fratello maggiore e a “giocare” in tal senso anche con gli amichetti. Insomma, anziché ridimensionarsi il problema sta diventando sempre più ingestibile.

Ora, io la teoria la so veramente tutta, ma come si fa a riuscire sempre ad applicarla anche in quelle giornate in cui dalla mattina alla sera la casa è tutta un susseguirsi di capricci, pianti e urla? Quando appena hai sedato una rissa, nel giro di due minuti ne scoppia un’altra e via così per tutta la giornata? Quando il piccolo rischia di farsi veramente male?  Immancabilmente, soprattutto il weekend, invece di essere sereno e rilassante, per noi si trasforma in un vero incubo. Perché Carlo Alberto ha sotto agli occhi tutto il giorno l’oggetto della sua gelosia mentre, quando va a scuola, almeno si distrae per 8 ore.

Sono perfettamente consapevole che fintanto che io mantengo la calma, riesco a gestire abbastanza la situazione anche se sempre con grande dispendio di energia. Non appena però la mia pazienza si esaurisce ed inizio ad alzare la voce, in un attimo si entra in un vortice da cui è difficile uscire e che finisce inevitabilmente con un forte nervosismo per me e grandi rimproveri e punizioni per Carlo Alberto. Risultati che, sul momento fanno cessare il problema, ma che non sono assolutamente risolutivi nel tempo e che lasciano, inoltre, una bruttissima e pesante atmosfera in casa.

Quando mi rendo conto che abbiamo passato già due anni di inferno e non ne siamo ancora fuori, confesso che mi faccio prendere dallo sconforto. Vorrei quindi provare ancora una volta se non a risolvere definitivamente il problema, almeno a rendere un po’ più sereno il nostro quotidiano. Lo faccio insieme a voi che mi leggete con un paio di articoli volti a rielaborare i punti principali della questione e ad analizzare gli errori da noi commessi. Perché ammetto che di errori ne abbiamo fatti tanti. Dovuti a stanchezza, stress e dall’essere anche noi essere umani, ma comunque errori.

Partiamo con la definizione di gelosia rielaborandola secondo quanto dice lo psicologo e psicoterapeuta Osvaldo Poli:

La gelosia non è temere di perdere l’affetto dei genitori, ma rifiutarsi di perdere l’esclusività del rapporto amoroso. Il bambino ha difficoltà ad accettare che al genitore non basti il suo amore, ma gli serva anche quello di qualcun altro.

E’ molto diverso se ci pensiamo. Mi è capitato di dire ed ascoltare molte volte, di non avere assolutamente diminuito l’affetto e le attenzioni nei confronti del primogenito dopo l’arrivo del fratellino. Anzi, spesso, sono stata ancora più attenta e presente nei suoi confronti. Perché dunque, ci si chiede, il fratello maggiore deve reagire così male? Proprio perché lui non accetta, anche se il nostro comportamento con lui non è mutato, che qualcun altro possa essere oggetto del nostro amore. E che noi proviamo piacere dal ricevere amore da qualcun altro.

L’accettazione non è un processo naturale che avviene da solo. E’ compito del genitore aiutare il bambino e guidarlo attraverso una maturazione affettiva. Non farlo lascerà irrisolto il conflitto con ripercussioni sulla vita adulta in tutte quelle relazioni paritarie che si troverà inevitabilmente a vivere: con gli amici, con il partner o con i colleghi. Il rapporto con i fratelli costituisce una sorta di allenamento in cui l’individuo impara a mettere da parte l’egocentrismo tipico dei bambini, a compiere rinunce, ad essere tollerante e ad avere fiducia.

Vediamo ora in che modi la gelosia si può manifestare:

- il bambino ha comportamenti di regressione e perde abitudini già acquisite. Pretende di farsi imboccare, di stare in braccio, di essere lavato. Parla come un bimbo piccolo. Gattona anche se sa già camminare. Questo è un comportamento abbastanza tipico ma, come non mi stancherò mai di ripetere, non tutti i bimbi reagiscono allo stesso modo. Carlo Alberto, per esempio, ha reagito in modo opposto. A pochi giorni dalla nascita di Diego infatti, ha finalmente abbandonato definitivamente il pannolino che non usava più da quasi due anni per la pipì, ma che voleva assolutamente indossare quando doveva fare il resto. Quindi lui anziché regredire si è emancipato in una cosa che cercavo di ottenere da tantissimo tempo. Unica regressione è il fatto che a volte parla come un bimbo piccolo.

- il bambino ha un atteggiamento di indifferenza verso il fratellino. Lo ignora e non ne parla mai. Carlo Alberto ha avuto questo atteggiamento dal secondo al quarto mese di vita di Diego in cui si comportava come se lui non esistesse. Alcuni bambini poi si chiudono molto in se stessi, comunicando ed interagendo poco con i genitori. Spesso hanno problemi di sonno e poco appetito. E’ uno degli atteggiamenti più brutti perché i sentimenti non fluiscono fuori e vengono repressi.

- il bambino ha un attaccamento eccessivo e morboso al fratellino. Lo tocca e abbraccia in continuazione. Non vuole che gli altri lo prendano in braccio ed è eccessivamente premuroso. Il bambino lotta con i suoi sentimenti e cerca di allontanare quelli negativi rafforzando quelli positivi.

- il bambino diventa intrattabile, capriccioso, oppositivo. Soprattutto, come è successo a me, nei confronti della madre che costituisce spesso il genitore a cui in tenera età si è più legati. Ha spesso reazioni di rabbia ed aggressività ingiustificate.

- il bambino diventa aggressivo nei confronti del fratellino. Si va dallo stringerlo troppo e dai pizzicotti ad atteggiamenti più pericolosi. Come ho già detto, Carlo Alberto ha sperimentato di tutto.

Quando il fratellino cresce un po’ ed è quindi inserito attivamente nella vita familiare, il primogenito sviluppa anche altri piccoli comportamenti tipici. Si intromette sempre mentre il genitore parla al fratellino. Ha sempre bisogno di qualcosa nel momento preciso in cui la mamma deve fare qualcosa con l’altro. Non perde occasione per raccontare e sottolineare ai genitori quel che il fratellino ha fatto di sbagliato o il guaio che ha combinato. Carlo Alberto si spinge anche oltre e cerca di insegnare al piccolo tutte le cose che sa che io non apprezzo. Gli insegna a gridare forte per esempio, a lanciare le cose e a sputare. Sapendo che Diego lo emula in tutto, quando pensa che io non stia guardando, si fa vedere da lui mentre combina qualche guaio. E poi mi chiama quando Diego subito dopo lo imita perché io possa sgridarlo. Prova piacere anche nel nascondere al fratellino tutti i suoi giochi preferiti e a toccargli le cose a cui lui tiene particolarmente.

Insomma il campionario degli atteggiamenti è veramente vario! Alcuni fanno solo sorridere, altri sono veramente difficili da gestire.

La prossima volta vedremo insieme come affrontare la gelosia. Sperando che descrivere i comportamenti più appropriati e metterli nero su bianco mi aiuti di più a focalizzarli e metterli in pratica il più spesso possibile…


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