Tenente Agostino Gaudinieri
Durante la Grande Guerra si verificarono dei processi non solo fortemente tragici ma anche culturalmente conflittuali che videro al centro il formarsi di una nuova identità nazionale dopo la Unità d'Italia e la Presa di Porta Pia, ovvero lo svilupparsi di un articolato modello etnolinguistico. La lingua italiana con una forte tradizione dibattuta tra Dante e Manzoni. Nelle trincee si creò un nuovo linguaggio che prese atto che anche una nuova lingua entrava nei processi identitari nazionali. Le etnie di una Nazione legavano lingua linguaggi usi e costumi in un vero e proprio modello culturale. È ciò che ha affermato Pierfranco Bruni durante il Convegno "Le lingue e le etnie durante la Grande Guerra". Una nuova lingua, ha dichiarato Bruni, che è Responsabile del Progetto Etnie del Mibact, si è strutturato tra gli uomini che si sono trovati a combattere sia sul fronte sia nelle trincee sia nelle campagne militari. Non fu solo D'Annunzio ad innovare il linguaggio e la lingua, ma furano i tanti simboli e codici cifrati che si usarono durante la preparazione delle battaglie. Dagli intellettuali, ha ribadito Bruni, come Ungaretti o Papini agli stessi militari che presentavano una importante formazione culturale non solo militare ma anche classica come è il caso del Tenente calabrese Agostino Gaudinieri (nella foto) che partecipò alla battaglia sull'Isonzo che divenne un accurato bibliofilo e custode di testi di Petrarca e Leopardi. Il Gaudinieri, ha sottolineato ancora Bruni, era un Italo - albanese della provincia di Cosenza, la cui lingua di origine era quella conosciuta e parlata in una comunità dalle eredità albanesi come Spezzano Albanese, paese legato a San Lorenzo del Vallo, dove i primi albanesi del sedicesimo secolo si stanziarono. L'incontro tra intellettuali e militari di formazione classica fu importante tanto che la lingua italiana avvertì subito un arricchimento grazie ad un vocabolario variegato e articolato. L'identità delle etnie, ha ribadito Pierfranco Bruni, trova la sua eredità nella appartenenza di una storia nazionale a partire, in epoca contemporanea, dalla Prima Guerra Mondiale. Un dato, ha concluso Bruni, imprescindibile che ha intrecciato i diversi linguaggi che hanno dato vita alla lingua del Novecento. Il Gaudinieri è stato non solo un militare ma anche un attento conoscitore dei processi storici e culturali, ha chiudo la sua carriera come colonnello dell'esercito.Magazine Talenti
La lingua nella Grande Guerra e le nuove tradizioni / Intellettuali e militari -Convegno con Pierfranco Bruni - Roma
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