Reduce dalla prima bagna caoda di stagione, accompagnata da un doppio litro di dolcetto d'Acqui, mi sono seduto al computer e ho emesso un peto nauseabondo che m'ha fatto pensare: "dio mio che roba disgustosa: cosa c'è di più vomitevole di tutto ciò?".Sono stato purtroppo immediatamente sbugiardato da quella che credevo una domanda retorica, dalla visione di questa foto.
ROMA - Un cumulo di macerie. E' quel che resta della Schola armaturarum juventis pompeiani, la palestra degli atleti di Pompei. Andata completamente distrutta alle 6 del mattino, poco prima dell'apertura del sito archeologico, poco prima che i turisti, in un sabato mattina di ottobre, si recassero a visitare gli scavi. Un disastro che ha suscitato indignazione e sconcerto. E lo sdegno del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che l'ha definito "una vergogna per l'Italia" .
Io ho avuto il privilegio di visitare Pompei quando questo scempio, dovuto non ad un inaspettato bombardamento nucleare bensì all'incuria della politica che ha concesso ad una semplice pioggia di fare tutto ciò, non era immaginabile neanche nel peggiore dei miei incubi.Questa immagine rappresenta perfettamente sedici anni di berlusconismo, sedici anni di leggi ad personam dimenticando (se non addirittura criminalizzando) le battaglie per la cultura, il buon gusto, l'ambiente, la nostra storia, il patrimonio storico italiano perchè "con la cultura non si mangia", come affermato da una delle tante creature partorite da questi infausti sedici anni di regressione politico-culturale per colpa di Silvio Berlusconi.Sognare un Paese dove vengono anteposti l'amore per i monumenti, per la propria Storia, per la Cultura, per la Democrazia rispetto ai pompini della escort di turno, è cosa così rivoluzionaria, sovversiva e veterocomunista?Sono incazzato nero per questa ferita di Pompei che vivo sulla mia pelle.
Incazzato nero, non rosso che è il colore del cuore, del sole e della passione, non blu, che è il colore del mare e del cielo, non verde che non è certo il colore della padania bensì della speranza e della natura, ma ribadisco nero, che è il (non) colore più brutto che esista: quello della notte, del fascismo, della cecità e quindi del berlusconismo.
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