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La morte del dress code

Creato il 07 luglio 2012 da Lollo

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“Lorenzo, potremmo avere gratis…”“S씓Sì cosa?”Sì a qualsiasi cosa che tu possa ricevere gratis. Un pugno sul muso, due fermate di treno, un po’ di aria condizionata, una camicia che diventerà lo straccio della polvere, una Kinder fetta a latte rubata alla promoter del Carrefour.Oppure due biglietti per la prima del Don Pasquale a La Scala di Milano.Il 30 di Giugno io morivo di caldo scrivendo la tesi, gocciolando sui libri di Storia della moda XVIII-XX secolo e indossando un paio di shorts smunti parecchio indecenti.Alle 18 scocca l’ora X, il momento in cui avrei dovuto vestirmi, dandomi un tono, per andare all’Opera.Camicia del nonno, pantaloni lunghi con malleolo in vista, scarpe da barca.E papillon bordeaux.La prima cosa che ho pensato una volta che mi sono guardato allo specchio è stato:“Dai, sto abbastanza bene”.E la seconda.“MINCHIA SOFFOCO.”Così, attendendo l’accompagnatore di lino vestito, mi sono sparato addosso l’aria condizionata in tutta la sua ghiacciata potenzialità, qualcosa come 18 gradi centigradi e 16 di escursione termica tra la mia stanza e il resto della casa.Fuori il deserto dei tartari, mancava la carovana beduina e mi sarebbe sembrato di stare in un film iracheno.Lo spettacolo iniziava alle 20 e già mezz’ora prima gli scaligeri affollavano la hall e il ridotto. Chi ha detto che si deve andare in un comunissimo centro commerciale per rinfrescarsi dal caldo torrido e usufruire dell’aria condizionata altrui?La Scala offre un refrigerio divino, incantevole e anche particolarmente chic.La cultura rinfresca, quindi molliamo quegli stupidi negozi con la musica a tutto volume, le luci al neon e le commesse con le meches albine, torniamo alle origini, all’Opera, ai balletti e ai loggioni principeschi.Ci accomodiamo in platea e aspettiamo, osserviamo la meraviglia architettonica e il suo contenuto.Il contenuto in questione è un pullulare di persone, alcune che con il libretto scritto da Donizetti tenteranno di seguire i vari atti, altri che con i-Phone e macchine fotografiche si fanno immortalare sperando di essere invidiati da quelli rimasti a casa.Un continuo scoppio di flash, nonostante Instagram non funzionasse alcuni non avevano pace.
Poi passo a rassegna l’abbigliamento di ognuno e qui inizia la problematica reale.Una serie di signore dai bigi capelli raccolti indossano stantii vestiti a fiori, qualche spilla luccicante, sandali ortopedici dorati con plantare in sughero e borsa a tracolla con la catena.Le vecchie Chanel vanno per la maggiore.Se durante la stagione invernale ad essere tirate fuori dall’armadio puzzolente di naftalina sono i vari visoni e i finti castori, d’estate è un pullulare di stole di seta e mantelline di tulle bianco, le spalle coperte per non prendersi il colpo della strega con l’aria condizionata.Gli uomini portano camicie chiare, cravatte dai disegni cachemire, in tutta la sala solo in quattro/ cinque portavamo il papillon.Giacche di lino, pantaloni eleganti.Non sono ammessi: jeans sgualciti, t-shirt con la scritta “Italians do it better” perché oltre ad essere volgare è anche una fotonica bugia, scarpe da ginnastica e tracolline da turista tedesco.Siano bruciati sul posto i sandali e i calzettoni bianchi.Uno addirittura aveva la tuta.LA TUTA?Ma chi sei, Melanie C?Dopo un’approfondita analisi sociologica elenco qui i vincitori della categoria LO SPECCHIO ALL’IKEA COSTA SOLO 9, 99 EURI.La bionda platinata che ha pensato bene di indossare un abito lungo a strascico breve color rosso sangue così da poter esser scambiata per la tappezzeria dei palchetti.La francese color arancio e filo di perle, mi piaceva fino alle caviglie, le scarpe erano qualcosa di agghiacciante, ideali per un trekking sui Pirenei.La signora color pesca.Quella con l’abito sintetico a 10 euri comprato dai cinesi.La ragazza con gli shorts.E quella con la Louis Vuitton scovata in qualche camion di roba contraffatta.
NO, NON SONO D’ACCORDO.Dico, sei alla prima di un’Opera splendida, in un teatro che respira da quasi 300 anni lo stile e l’eleganza di più epoche, ha accolto, e ancora lo fa, le persone più importanti del panorama artistico del mondo e tu, cosa fai, ti vesti come se stessi andando a spolverare le bomboniere di tua nonna?Dove sono gli abiti con perline di cristallo, le maniche gonfie di velluto, i taffetà, le sete e i damaschi, i ventagli con le piume di pavone o di cigno bianco?Un secolo fa nessuno si sarebbe sognato di entrare a teatro con i sandali da scoglio come invece qualcuno ha fatto sabato scorso.Avrebbero osservato l’etichetta che non è sempre qualcosa di stantio e antico.Vestirsi per l’occasione è sintomo di intelligenza, eleganza e soprattutto rispetto. E la Scala merita rispetto oltre che ammirazione.

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