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La Norvegia e il fantasma di “Oklahoma City”

Creato il 25 luglio 2011 da Bloglobal @bloglobal_opi

di Redazione di BloGlobalLa Norvegia e il fantasma di “Oklahoma City”22 luglio, ore 15:20, Oslo: due esplosioniscuotono in pieno centro la capitale della Norvegia e su tutti gli organi distampa nazionali e stranieri scatta immediatamente l’allarme jihadismo. Talepaura viene favorita dalla rivendicazione di “Ansar al-Jihad al-Alami”,un gruppo della galassia qaedista, che si attribuisce la paternità dell'attaccoe lo giustifica come una reazione alla presenza norvegese in Afghanistan edalla questione delle vignette su Maometto che hanno infiammato l'intero mondoislamico.
Dopo circa duee mezza, a Utöya, un'isola vicino a Oslo, un uomo spara all'impazzata sullafolla uccidendo molte persone durante un raduno dei giovani laburisti che sitiene sulla stessa isola. La tesi jihadista viene immediatamente smontata dalladinamica della strage sull’isola che non appartiene propriamente allo stragismoislamista. L’attentatore viene arrestato e identificato come Anders BehringBreivik, un trentaduenne norvegese che si è definito un “cristianofondamentalista” vicino ad ambientineo-nazisti e di estrema destra, a quanto pare coinvolti nella pianificazionedell’attentato.
Dopo aversmentito la frettolosa pista del fondamentalismo islamista si è cercato daparte dei media, norvegesi e non, di tracciare dei tratti comuni del terrorismoqaedista prendendo spunto dagli attentati del passato, da New York (2001) finoad arrivare a Mumbai (2010). 
Volendolodelineare dei tratti di massima, l'attentato di Oslo non è un atto legato allagalassia del jiahdismo qaedista per tre motivi. 
Innanzitutto,gli atti di Oslo e Utöya sono stati compiuti prendendo come riferimento iluoghi e i simboli della politica (appunto raduno dei giovani laburisti),mentre nell'estremismo islamista si punta a colpire servizi di pubblica utilitàal fine di fare il maggior numero di vittime nella maniera più indiscriminata,in quanto nella logica del terrorista gli innocenti sono vittime da sacrificaread una causa loro superiore.
In secondoluogo, le modalità e la scelta degli obiettivi farebbero propendere verso unascelta ponderata di questi, quasi di tipo militare, mentre negli attentatiqaedisti si è puntato a massimizzare le vittime con l'intento di creareconfusione.
Infine, lamaggior parte delle sigle legate alla galassia di al-Qaeda non hanno problemi a reperire armi o qualsivoglia tipo diesplosivo per le proprie azioni, potendo contare sia sui finanziamenti dialcune famiglie di alcuni Paesi molto importanti nel panorama mediorientale,sia sugli appoggi di alcuni servizi segreti conniventi e di fette di forzearmate corrotte dei Paesi del Grande Medio Oriente. Infatti, dopo aver smentitola notizia della pista islamista e appreso che nell’attentato di Oslo sonostate utilizzate bombe prodotte con comune fertilizzante, tutto farebbepropendere ad una pista para-militare o legata alle correnti estremistepolitiche molto radicate in tutta Europa. 
La realtà,però, ha mostrato in tutta la sua efferatezza che l'atto è dovuto ad unamatrice interna, cosa che ci ha portato subito al ricordo dell’attentato diOklahoma City (1995), in cui un uomo, Timothy McVeigh, un veterano della primaguerra del Golfo (1991), uccise 168 persone ferendone più di 800 in un ufficio federaledella città dell'Oklahoma. Oggi come allora, la prima pista seguita fu quelladel terrorismo jihadista, subito abbandonata quando la FBI arrestò poco dopol'attentatore, un uomo bianco caucasico, integralista e fanatico cristiano,esattamente come Breivik, il quale ha ucciso seguendo folle logiche politiche ereligiose lontane da qualsivoglia razionalità e con le stesse metodologie(ordigni artigianali e sparatorie dall'alto).  
Probabilmente,la paura e il terrore degli attentati di New York, piuttosto che di Londra oMadrid, hanno creato nella coscienza di molti uno sbagliato assiomaIslam=terrorismo o, quanto meno, che la possibilità che queste azioni in Europao negli USA non possano accadere se non tramite il “nemico” musulmano. La paurache un dramma del genere, che al momento ha prodotto 94 morti e diverse decinedi feriti gravi, possa accadere in un Paese come la Norvegia ha lasciatotutti sbigottiti. L'importante è capire di non incorrere nel tranello che tuttii musulmani siano dei terroristi. Anche i media giocano un ruolo fondamentale,in quanto il Paese che conta una grande comunità di musulmani (150.000 unitàsecondo i dati del Ministero degli Interni di Oslo) ed è a forte rischioimmigrazione clandestina (1,7 migranti(s)/1.000 popolazione secondo i dati del CIAWorld Factbook), si sarebbe trovato un “nemico” in casa con reazioniinimmaginabili nel caso in cui non fosse stata smentita l'ipotesi jihadista. 
Partendodall'ipotesi inversa, ossia che l'attentato rivendicato dalla sigla qaedistafosse stato vero, quali rischi avrebbero corso i propri cittadini e abitanti difede musulmana? Probabilmente nessuno lo sa, ma è innegabile che ha fattoscalpore la scelta del governo norvegese di sospendere il Trattato di Schengenimmediatamente dopo le esplosioni di Oslo quando ancora si puntava sulla pistajihadista. La Norvegiaha deciso di «rafforzare i controlli alle frontiere», ha detto un ufficiale dipolizia alla televisione di stato NRK, precisando che è stata applicata lanorma che permette la sospensione della libera circolazione prevista dagliAccordi Schengen ai quali il Paese aderisce pur non essendo membro dellaComunità Europea. Neanche Spagna e Regno Unito, che subirono altrettanti e  sanguinosi attentati di matrice qaedista,presero una decisione così drastica. Probabilmente l'azione dell'esecutivonorvegese avrebbe avuto un senso se l'atto fosse stato inscritto nel registrodei precedenti attentati e, quindi, una richiesta di sospensione con successivarichiesta di regolazione e revisione di “Schengen” avrebbe un senso. La realtàci riporta sempre sulla strada del mantenimento della sicurezza pubblica e dellaprevenzione.
Un'ulterioreosservazione: tale atto terroristico potrebbe avere ripercussioni per l'Europacome continente? In linea di massima, l'importanza dell'attentato ha unavalenza domestica, nonostante la sua violenza ed efferatezza, quindi èdifficile che questa azione possa produrre grandi ripercussioni per il restodell'Europa. Potrebbe, però, portare ad una temporanea perdita di popolaritàdei movimenti di estrema destra, abbondantemente radicati nel Nord Europa, inGermania e in molti Stati dell'ex blocco comunista (Polonia, Ungheria e Romaniasu tutti). Più improbabili ripercussioni nel lungo dal momento che molti diquesti partiti nel tempo si sono trasformati da movimenti in partiti legali espesso al governo, in entità regionali o nazionali. Allostesso tempo, però non bisogna minimizzare e considerare l'attacco in Norvegiacome un problema secondario, proprio perché l'estrema destra in Europa è fortee radicata da almeno 15 anni, anche con fazioni militariste le quali spessohanno adottato messaggi anti-immigrati e anti-islamici. 
Sta di fattoche la Norvegianon è una terra immacolata e immune da problematiche globali come i terrorismie gli estremismi, quindi bisognerà tenere alta la guardia per evitare un refrainin Europa di una nuova stagione del terrorismo politico come quello degli anni'70 che ha mietuto le sue vittime incolpevoli.

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