La perfezione stanca: quando il “difetto” diventa (d') “effetto”
Creato il 21 novembre 2014 da Marianocervone
@marianocervone
Da un decennio circa la fotografia digitale è
diventata accessibile a tutti. Erano gli inizi degli anni 2000 quando iniziavano a diffondersi le prime compatte da
quattro, cinque, sei megapixel che scattavano e catturavano l’immagine su delle
memory card da uno o due giga, e non su pellicola. Da allora sono
tante le cose che sono cambiate nella vita di tutti noi, dal rivolgersi ad un
professionista per lo sviluppo su carta dei nostri scatti, all’“effetto
sorpresa” il giorno del ritiro delle fotografie. Tutto è immediato, tutto,
adesso, può essere controllato e modificato. Ma più di ogni altra cosa siamo
riusciti, almeno per le nostre fotografie, ad eliminarne l’invecchiamento. Sì, perché se i file sono masterizzati o archiviati
in hard disk il rischio è quello di perderli del tutto, ma se sono conservati
bene vivranno per sempre nella loro immutata bellezza. Se i nostri nonni e i
nostri genitori hanno avuto infatti degli album e delle foto che nel tempo sono
ingiallite, sbiadite, stropicciate, conferendo a quella carta fotografica,
lucida o mat, spessa o sottile, quell’effetto consunto, segnato dalle emozioni
e dal tempo che oggi definiremmo “vintage”, le nostre foto invece resteranno
sempre le stesse. Ecco allora che sono a poco a poco nati software ed
applicazioni per “sporcare” le immagini, per farle invecchiare, per vestirle di
quell’effetto nostalgia che, altrimenti, non potrebbero mai avere. In principio
fu instagram, l’applicazione per
smartphone che con il suo formato quadrato ci ha fatto riscoprire il fascino
retro delle polaroid, e ha sdoganato questo desiderio di foto retro, ma tutta
una serie di filtri per Photoshop e
veri e propri programmi autonomi sono nati negli anni per aggiungere
l’accelerazione di un processo di invecchiamento persino maggiore rispetto al
reale tempo intercorso tra il momento dello scatto e quello della pubblicazione
sui social. Sì, perché se negli anni ’80 e ’90 abbiamo avuto quei piccoli raccoglitori 13x18 in cui stipare le
nostre fotografie, il trend del momento è quello della condivisione on-line, cristallizzazione eterna di un immagine
tramutata in pixel, con medesime definizioni e dettagli.
Dall’immagine statica a quella in movimento il
passo è breve, ed ecco che anche nei video
si ricerca ormai quell’effetto retro, che ci riporti indietro negli anni, e che
tanto ha contribuito a regalarci, in analogico, quelle immagini iconiche che
adesso si cerca artificialmente di ricreare in digitale. Prima fra tutti Lana Del Rey, regina della musica
vintage, che ama accompagnare alle sue canzoni retro videoclip che evochino le
nuance scolorite e un po’ sgranate degli anni ’50 e ’60, o Katy Perry che, sulla nostalgia degli anni ’80, su quel look un po’
punk, ci ha costruito addirittura un intero album, con evocazioni e riferimenti
ad un decennio, non solo musicale, che ha segnato intere generazioni, o, l’ultima
solo in ordine cronologico, Charli XCX,
che tenta di evocare quelle icone della musica che stavano in video senza
troppi artifici digitali, se non con la magia di essere semplicemente se stesse:
da Madonna a David Bowie, da John Lennon
agli ABBA, schiere di artisti
entrati nel mito le cui foto e video, come il buon vino, sono invecchiati con
loro.
E se il primo decennio degli anni 2000 si è
fatto portavoce di quella innaturale perfezione ad high definition, dai colori sgargianti e nitidezza assoluta in
qualsiasi condizione di scatto, l'ultimo lustro vede prediligere light leaks, sovraesposizioni, neri bruciati
e boken. Tutto nel nome di una
pellicola analogica in via di estinzione, preferita ancora da pochi, e che mal
si sposa con le nuove esigenze editoriali. Vogue,
Marie Claire, Harper's Bazaar, anche i magazine patinati di moda preferiscono
parlare delle tendenze del momento con un occhio su quel passato imperfetto,
che ci ricordava che siamo vivi e non manichini di plastica. Perché, in fondo,
la perfezione stanca: la vita, quella vera, è fatta di momenti e foto che, come
noi, invecchiano e sono imperfetti.
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