
Da una parte i Berlusconiani, di cui Silvio era indiscusso capitano, presidente, allenatore, ovviamente bomber e anche medico, dato che tra igieniste dentali e infermiere amava parecchio l’ambiente ospedaliero. Dall’altra un vero esercito dei più differenti colori politici con il coltello tra i denti, che non avendo buoni attaccanti e non conoscendo nemmeno il buon giuoco si concentrava solamente su tackle e contrasti contro Berlusconi che, neanche a dirlo, amava tenere la palla tra i piedi e non passarla mai a nessuno. Cori sia da una parte che dall’altra, da “Meno male che Silvio c’è” a “Bella ciao”. Insomma, un vero e proprio show: il Berlusconismo.
La squadra di SB stava perdendo i colpi. Il ranking UEFA situava l’Italia sempre più in basso e, così, arrivò l’ordine, come da bambini: rifacciamo le squadre. Cambio di allenatore, di divisa, ma stessi giocatori. Da una parte uno schieramento tanto numeroso quanto scarso, formato da Berlusconiani, ex Berlusconiani e Antiberlusconiani più cauti, mentre dall’altra i restanti. Esonerato Berlusconi, al quale rimase solo il suo ruolo preferito, che decise di svolgere in Kenya: il medico senza frontiere. Panchina a Mario Monti e al suo staff tecnico, che ricevettero l’ordine di traghettare la squadra verso la salvezza, ringiovanire la rosa e cambiare modulo. Il campo, però, non era più quel piccolo rettangolo di provincia in cui le regole le dettavamo noi in base alla convenienza, ma divenne quello europeo e il ruolo dell’arbitro, fino a quel momento sconosciuto ai più, fu concesso alla Merkel.
Bene le prime due/tre partite, i giocatori rinvigoriti dal cambio di allenatore hanno dato tutto, per cercare di convincere ed essere confermati anche la stagione prossima. L’effetto Monti, però, è finito presto. Dopo un breve periodo, infatti, i giocatori tornarono a pensare ai fatti loro e la squadra non remò più nella stessa direzione: chi incolpava la difesa, chi l’attacco, chi, dal centro del campo, con il numero 5 sulla schiena e la scritta “Casini”, continuò a fare il regista coi piedi cattivi con l’unico scopo di toccare più palloni possibili.
Tra mille difficoltà la salvezza è stata raggiunta, almeno per quest’anno, ma la stagione prossima si presenta ancor più complessa e le undici pecorelle che abbiamo in campo non potranno fare molto. La dirigenza deve muoversi, decidere al più presto i reparti in cui intervenire e i cambi da compiere.
Fortunatamente, la dirigenza siamo noi. Decideremo noi, quindi, chi mandare a casa e chi no, chi confermare e chi cancellare. Sta sempre a noi, però, andare a scovare i talenti migliori, chi, fino ad adesso, non è mai voluto scendere in campo o è rimasto in campionati minori. L’alternativa è tenerci i giocatori attuali. Spazio ai giovani talenti della primavera, cambiamo regista, compriamo un bomber di razza, uno di quelli che regala speranze e realizza sogni a tifosi e dirigenza e come contropartita diamo pure tutti i leghisti e dipietristi, prendiamo un portiere degno di questo nome, perché un Presidente della Camera che definisce “corruttore” un suo deputato è come un portiere che pretende di salire per i corner e fare gol. Insomma, tocca a noi rifare la squadra, magari non scendendo direttamente in campo, perché ce ne stanno solo undici, ma dando il proprio contributo.
Resta un nodo: la panchina, a chi la diamo? Abbiamo diversi curricula: • Il primo ha fatto il nostro presidente, allenatore, bomber e capitano per gli ultimi 20anni e ci ha portato sull’orlo del precipizio • Il secondo è stato nello staff tecnico per ben 3 allenatori che sono stati uno peggio dell’altro e l’unica cosa che ha fatto è stata mettere delle “lenzuolate” nuove per i letti dei giocatori • Il terzo è quello che ha avuto il “5” fino ad adesso, il regista coi piedi cattivi che, non si sa come, era sempre titolare.
Finiti... anzi no, c’è un quarto: quello che ci ha salvati quando stavamo retrocedendo e tutti gli avversari ci deridevano, quello che ci ha ridato credibilità mettendoci la faccia. Che dite? Gli facciamo una squadra nuova, finalmente su misura per lui, per il suo modulo e gli diamo fiducia?
di Umberto Villa su Linkiesta.it