Magazine Cucina
“Aahhh, come Carlotta!” esclama Iron man.
Tsè, come Carlotta……
“Simpatica, Carlotta” continua imperterrito.
Maccherone, che fai, mi provochi???
“Si, si, simpatica” rispondo distrattamente.
“Carlotta ha detto…..”
“Max, basta con questa Carlotta, pensa a quello che devi fare!”
“Che sei gelosa?!” insinua qualcuno perfidamente, non voglio neanche sapere chi.
Figurati! Tsè!
Iron man mi sorride con gli occhi, con le labbra con….. i pettorali e io cedo. Cedo alla lusinga, crollo davanti alla tentazione, persino la competizione mi inebria.
Cado.
Ma mi riprendo immediatamente, istantaneamente, definitivamente.
“State attenti a quel che fate, chiudete la bocca e lavorate seriamente!!!” Tsè.
Che ci sarà da sghignazzare, poi.
Veleggio con la fantasia, penso all’estate come dovrebbe essere e immagino party in giardino e ricevimenti in terrazza. Invece piove ancora. Ciclone, anticiclone, non so: qualcosa di brutto e grigio sulle nostre teste. Mi consolo pensando che non ho né un terrazzo né un giardino. Può sembrare idiota ma funziona.
Ma se dovessi fare una festicciola in terrazza preparerei queste quiche. Belle come finger food e buone come cibo vero.
“Che hai contro il finger food?”
“Niente figurati. Simpatici bocconcini” é che sono vorace, io, un bocconcino non mi basta. Se fossi un lupo sbranerei pecore, se fossi un orso dilanierei vacche intere, se fossi un giaguaro……
“La panna la devo scaldare?”
“NO Giada, non la devi scaldare.” È senza speranza.
“Acidina, oggi?”
“NO” Noooo, Iron man, non sono acidina, non mi innervosire, eh.
Se fossi…….
Per la quiche perfetta occorre:
Una brisè ben fatta
Cremè royal: 1 dl. di crema di latte per ogni tuorlo
Fantasia.
La brisèe l’abbiamo già fatta in versione “dolce”. La ricetta è la stessa e a me piace così: senza uova.
In particolare se serve per fare la quiche, che è già piena di uova di suo.
E poi anche per un altro motivo: il primo Maestro di cucina della mia vita stava impastando burro e farina per preparare la brisèe quando una delle apprendiste (una tipo Giada) disse che a lei non riusciva di fare l’impasto, le briciole restavano slegate senza speranza e finiva per buttare tutto.
Io le dissi che piuttosto che buttare tutto (come si può buttare tutto quel buon burro!) ci aggiungesse un uovo, per legare l’impiccio, ma la chef diventò color porpora e sprezzante replico “Allora non è brisèe!!!”. Disgustato lui. E scioccata io, per sempre.
Ecco perché MAI un uovo metterà piede nella mia brisèe. Oppure si, ma allora chiamerò la pasta in un altro modo.
Comunque Carlotta ha fatto in tutto un altro modo.....non male…..ma non lo dite ad Iron man che ho detto così!
E dunque, per uno stampo da 26cm.
Pasta brisèe
250g di farina
125g di burro freddo
Acqua fredda q.b
1 pizzico di sale
Sabbiate farina e burro, aggiungete il sale e impastate con l’acqua lavorando velocemente. Fate riposare la pasta in frigorifero protetta da una pellicola.
Per il ripieno
Crème royal : 4dl di panna e 4 tuorli
Fantasia: 50g di parmigiano, 100g. di emmental, 200g. di champignon trifolati, noce moscata, sale e pepe
Fantasia2: 50g di parmigiano, 50g. di pecorino toscano in scaglie, 200g di asparagi lessi o saltati, speak, sale
Fantasia3: pancetta appena rosolata, 300g. di cipolla appassita, dragoncello, sale e pepe
Fantasia 4,5,6……ce l’avrete un po’ di fantasia pure voi, sì?
“Carlotta le ha fatte con i piselli” Iron man, ma che ti sei messo in testa?!
“E ha fatto bene” aggiunge Giorgio “i piselli sono di stagione e sono fantastici”
Teresa ridacchia, ma guarda che io non sono mica gelosa.
La gelosia non è nel mio DNA.
“Carlotta……” e che palle! “lei non ha usato solo i tuorli, per la crème royal, ma le uova intere.”
“Viene una crema più leggera al gusto, un poco meno cremosa al palato per via degli albumi. È una variante.”
Insignificante, una variante IN-SI-GNI-FI-CAN-TE, tsè.
Stefano e Teresa foderano alcuni stampi con la pasta e bucherellano il fondo con la forchetta.
Io, invece, mi diverto a foderare dei pirottini mignon.
Mi raccomando che ognuno metta gli ingredienti solidi per primi, sul fondo, affinché restino distribuiti omogeneamente e Iron Max versa la créme royal a coprire tutto.
Inforniamo a 200 C° per 30, 40 minuti.
Uhm….quanto sono belle le quiches!!!
Anche quelle di Carlotta, sì anche le sue.
“Ma che fine ha fatto Carlotta, è un po’ che non si sente?” Ora ci si mette anche Stefano. Ma guarda te!
Intanto esce il sole ma io continuo a non possedere una terrazza.
“Ho una vista magnifica dalla mia. E la cena è praticamente già pronta”
Cioè…un invito? Ma no, non credo.
Mentre rifletto adeguatamente, come la situazione impone, quasi mi dimentico di infilare i guanti per togliere le terrine dal forno. Lui mi salva, prontamente. Le sue mani hanno una stretta forte…..non servirebbe neanche che mi stringesse le mani, perché lo fa?.
Le riflessioni mi si sgretolano nella testa cadendo in mille frantumi, spezzate da uno sguardo troppo acuminato, troppo vellutato, troppo…proprio troppo di tutto.
Resta indietro agli altri che escono alla spicciolata ed io, prima del panico finale, vedo Caterina, già sulla porta, che ride e mi guarda maliziosamente. Vorrei ucciderla: se lei si è accorta di quello che stava per succedere perché non mi ha avvisata?
Sono alle solite, come faccio a ficcarmi ogni volta in questi pasticci?
Si avvicina a me. Lui e tutto il suo corpo, tutto il suo odore, tutto…..intero, insomma, e mi sembra francamente un’esagerazione.
Non connetto, il cuore mi batte a mille ma ricordo che……che non posso.
Credo….
Ma no, certo che NO.
Scarto da un lato, mi faccio scudo con un paio di teglie.
Cerco a tentoni qualcosa di utile nella mia testa: il rimbombo del nulla è assordante.
È un tuono che mi salva. Ed un alito di vento freddo che entra dalla finestra: piove di nuovo.
“Che peccato! Magari un’altra volta.”
Mi sorride, si china su di me con una lentezza esasperante. Appoggia un bacio lieve sulla mia guancia, vicino all’orecchio e ad un brivido. Sorride e si congeda come un principe.
Chiudo la porta alle sue spalle, mi appoggio perché mi sento venir meno e mi affloscio a terra come una bambola di pezza.
Un solo lieve sussurro esala dalle mie labbra: Carlottina? Dove sei?
E poi svengo.
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