Magazine Avventura / Azione
Non che ce ne sia un reale bisogno, ma torniamo alla trilogia Millennium (visto che mi sono sbattuto a vederla tutta) con quello che dovrebbe essere l’ultimo capitolo. Dico dovrebbe, perché nel mistero che circonda la figura dell’autore della saga letteraria, lo scomparso Stieg Larrson, si vocifera di un possibile quarto (compiuto o meno che sia) libro.Per quanto riguarda la versione cinematografica, dopo l’avvincente Uomini che odiano le donne e il discreto La ragazza che giocava con il fuoco, la qualità scende ulteriormente con questo La regina dei castelli di carta: regia modesta, attori scazzati e alcuni semplicemente pessimi (l’avvocato di Lisbeth che sembra uscita da una fiction Rai o il gigante biondo che al confronto Dolph Lundgren sembra Robert De Niro), lo stesso protagonista Michael Blomkvist sembra sul punto di addormentarsi da un momento all’altro per la noia dell’intreccio, mentre Lisbeth dopo la conclusione drammatica del secondo episodio è diventata catatonica manco avesse subito un trattamento intensivo di canzoni di Marco Carta sparate nell’iPod.
Con la Salander costretta prima in un letto d’ospedale e poi in un carcere psichiatrico, la vicenda si incentra su un intreccio spy-politico meno appealing di una cassettiera Ikea, così come i cenni di umorismo svedese sono incomprensibili e persino inquietanti (ma almeno qualcosa di inquietante l'hanno messo). È un peccato vedere come i personaggi siano stati buttati via, anche rispetto al già non eccezionale secondo episodio della saga che però almeno aveva il merito di indagare nella inquietante family della tatuata protagonista. Non pervenuti anche gli elementi di tensione che in un thriller uno si aspetterebbe di trovare.Una durata di 2h e 20min è poi veramente da insani, per una storia che sarebbe potuta essere raccontata tranquillamente in meno della metà del tempo, visto che nella prima 1h e 20min non succede un bel niente. Ma proprio niente. Il film comincia per davvero solo con il processo a Lisbeth, che si presenta in aula con un look punkettone fighissimo. Questo è il primo momento memorabile del film. Ah, dimenticavo: è anche l’ultimo momento memorabile del film.Una volta che la pellicola ha cominciato a carburare con la lentezza di un diesel messo davvero male, si scivola quindi verso un finale indefinito, inconcludente, che lascia così, sospesi come dei puntini… in attesa di un qualcosa che forse non verremo mai a conoscere. A meno che dall’aldilà non sbuchi veramente fuori questo fatidico quarto volume…(voto 5)
Potete trovare il film QUI
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