Il sorriso è l’energia più potente. Ma ci sono giornate in cui sorridere è dura… Chi di voi mi conosce o mi segue giornalmente sa che lunedì è stata una giornata catartica: macchina trovata mezza sfasciata al parcheggio (ma la signora ha lasciato il bigliettino col numero), iPhone che cade da 20 cm e si frantuma in mille pezzi (comunque, imperterrito, continua a funzionare), dito della mano sinistra rotto (ok, se era il destro era peggio). Quindi, vista la perdita di tempo tra assicurazioni, pronto soccorso, negozi di telefonia, è da lunedì che non combino nulla e che mi sento – piuttosto che la regina del focolare, la mamma modello, la gran lavoratrice, la perfetta compagna ecc. ecc. ecc. – la regina del niente. Una sfigata, direi.
In questi periodi di non-fortuna che si fa, a parte litigare col marito che comunque ha sempre la colpa? Ci si butta sul lavoro, che bene o male ti stacca dall’assurdità di certe giornate, si pulisce la casa come nemmeno mia nonna nei mitici anni Cinquanta faceva, ci si abbuffa di cioccolata… Ma, soprattutto, noi mamme ci appoggiamo ai nostri figli – giusto o sbagliato che sia – che con un loro sorriso sono capaci di mettere fine ai momenti di panico. Quindi lunedì ho raccattato i pezzi (fisici) di un vita che a volte mi sembra tanto traballante, ingessato il dito e… Via al parco. Dove, ovviamente, le altre mamme fanno di tutto per farti sentire imperfetta: i loro figli sono sempre puliti e le mie giocano in mezzo alla terra, loro hanno il controllo assoluto del loro pargoletto mentre la mia mi sfida senza nasconderlo troppo a riprenderla di peso per portarla a casa, discutono a gruppi di cosa prepareranno per cena ai loro mariti e io… Io mi sento tutta da rifare. Io che sono riuscita a rompermi un dito cadendo da scarpe rasoterra, che ho lasciato la macchina abbandonata in un parcheggio una settimana, che ha rotto il telefono facendolo sfuggire di mano perchè vuol fare sempre troppe cose tutte insieme.
Poi arriva lei, i suoi occhioni azzurri mi fissano, le sue lentiggini si fanno sempre più vicine; mi abbraccia in punta di piedi, dall’alto dei suoi quattro anni e mi dice: “mamma non essere triste”. Provo a dirle che non lo sono, ma lei mi legge dentro. Va verso il cassetto dove ci sono tutti i fermacapelli e prende la coroncina rossa che ha usato per carnevale; me la mette in testa, la sistema un po’, si allontana e sorride… “Ecco mamma, ora sei una regina e devi ridere”. E io dico “la regina di cosa, amore, che la mamma non ne combina una giusta?”. Ci pensa, con quel suo dito indice appoggiato al labbro superiore. “Sei la regina dei bastoncini Findus… Anzi no, sei la mia regina dei Sofficini, che come li cucini te non li cucina nessuno”. E come fai a non scioglierti in un sorriso? Tu, piccola grande donna, sei la regina delle bambine che devono capire le cose troppo in fretta e io ti amo da impazzire.