La decadente attivista pidiellina dà sfogo allo stesso populismo demagogico tanto criticato in Grillo. Ed è in ottima compagnia.
Fermi tutti, abbiamo scherzato: Grillo non è un demagogo, populista, qualunquista, terrorista, estetista, ma soltanto un precursore delle linee politiche da seguire per cercare di ottenere ancora una volta un consenso popolare.
Si parla frequentemente da più parti dell’effetto devastante che la nuova tassa sulla casa, la famigerata IMU, avrà sulle tasche dei contribuenti.
Certo, risanare i disastri causati dal governo Berlusconi con l’abolizione dell’ICI, è argomento spinoso e di difficile soluzione. Ma tant’è, cresce il panico tra tutti quelli che dovranno sborsare una cifra non indifferente che, in tempi di incertezza e recessione si sarebbe volentieri evitata.
E la Santanché invita allo sciopero fiscale, rispolvera vecchie tattiche per attirare il consenso su un disegno politico che somiglia sempre più ad uno scarabocchio, tracciato da mani inesperte ed inadeguate. Berlusconi fa sempre meno presa sul pubblico, quel carisma di cui sembrava perennemente unto sembra essersi volatilizzato. Del dove reperire le somme sacrificate dal suo capo Silvio Berlusconi, per vincere le elezioni del 2008 facendo leva sul populismo, la Santanché non ha proprio idea. Basta togliere l’IMU. Poi, se tra 10 anni arriverà un altro Monti a salassare gli italiani, cosa volete che possa interessarle?
Si riprendono in mano i capisaldi del populismo storico berlusconiano: più impresa (ma le banche hanno chiuso i rubinetti), meno tasse (senza dire come sopperire al minor introito fiscale) e l’immancabile ottimismo che fa tanto “Billionaire”.
Lo show della “Pasionaria” pidiellina non è certo una novità: da anni la Lega Nord invoca lo sciopero fiscale contro “Roma ladrona”, salvo ricredersi quando deve intascare i finanziamenti pubblici. La Granero, una che per non sbagliare utilizza ancora in pubblico il cognome dell’ex marito chirurgo, chiede ai milanesi di non pagare la prima rata di una tassa ingiusta e che colpisce i sacrifici, non i grossi capitali (quelli, cara Daniela, sono già all’estero e rientreranno con qualche scudo fiscale che li tasserà al 2%… Monti è di solito cordiale con i suoi amici…).
La ratio non fa una grinza, la forma però è simile a quella che veniva contestata a Grillo durante la campagna elettorale. Dovremmo riuscire a capire se la faccenda è da lasciar correre perché proviene da un personaggio di bassissima credibilità politica, ovvero se non si stia realizzando il paradosso per cui l’autorità di un’affermazione dipende da chi la pronuncia, a dispetto della sensatezza che la ispira.
In quest’ultimo caso è sicuramente preferibile il bonario e genuino populismo grillino, magari inadeguato all’attività di governo per inesperienza, ma sicuramente più vicino alle idee di un popolo che per troppo tempo è stato predato dalla casta.
In pratica, la Santanché, manca di credibilità, preparazione, originalità: ha tutte le carte in regola per ambire a diventare presidentessa del Consiglio dei Ministri, come da lei stessa annunciato qualche settimana fa.
Adesso, per favore, cambiate canale. Questa commedia è terminata.