Magazine Diario personale
Era nell'ufficio di suo marito, seduta davanti alla sua scrivania, con una scollatura ardita ed un fare inconsapevole.
Allungò la mano verso la foto che aveva di fronte, i genitori di lui, nel giorno del loro matrimonio. Una scelta insolita per chiunque, tranne che per lui: morti in un incidente su un piccolo scassato aereoplanino privato intento a portare viveri ai bambini del Burundi, i suoi genitori erano un mito ineguagliabile, tenuto vivo dalle cure di una cugina zitella della mamma, che aveva preso sotto la sua ala i due orfanelli...
Deposta la vecchia foto, si stirò il collo, guardandosi intorno.
Lui era in ogni dettaglio dell'angusto ufficio di paesana filiale: nel cappotto cammello appeso disordinatamente, nel micro frigorifero inelegantemente appoggiato in un angolo, nelle luci fredde che rendevano sterile anche il mobilio pesante, nella calcolatrice perennemente accesa e nelle carte ordinate a fianco al portatile.
Accavallò le gambe cercando una posizione più comoda, una delle cassiere avvisò che l'ingegnere stava arrivando, un ritardo alla riunione con il capo aerea, ma era questione di attimi, voleva un caffè? Sorrise, rifiutando l'offerta, e prese in mano una delle sue riviste contabili, noiose ed incomprensibili ai suoi occhi.
Stava per lasciarlo e voleva farlo vestita di tutto punto, in un luogo dove non avrebbe potuto alzare la voce ne piangere, avrebbe potuto decidere di ascoltare, oppure chiederle di dileguarsi e rendere tutto meno tedioso.
All'apparenza tanto stronza, quanto lui esemplare, la realtà erano anni di mortificazioni psicologiche, di privazioni emotive, di sentimentalismi esibiti solo per appagare la città bene, che li aveva presi a modello.
Una giovinezza, quella di lei, fatta di avventure e leggerezza, fatta di aerei nel cuore della notte e di fotografie da National Geographic, fatta di colazioni con caviale sulle terrazze della costa azzurra con accappatoi dalla consistenza di un cirro...
Lui così costante, studioso, bello, imbronciato, con un solido futuro davanti...
Tutto ciò che nn era stata lei, ora l'attraeva perché non era lei...
Ma non si può far crescere una primula nel deserto, e così la morsa di una quotidiana arsa li aveva annichiliti.
Non era sempre stata fedele, l'aveva tradito sempre e sempre convinta che fosse necessario per trarre le forze per far funzionare un matrimonio mai sbocciato, un riscatto per la pazienza consunta, per la bellezza appassita, per l'entusiasmo esanime...
Lo faceva anche lui.
Lo immaginava con donne tanto belle quanto disinibite, donne che non chiedono altro che un quarto d'ora di potere tra le cosce.
Avrebbe potuto scegliere Agata, la fidanzatina del liceo, quella che lo aiutava nella preparazione degli esami, quella che confezionava muffin per i parrocchiani, quella che inviava i bigliettini per natale, quella che a natale regalava una sciarpa fatta da lei...
Ma lei, con la sua pelle ambrata ed il profumo di peccato addosso, aveva tutto quello di cui lui aveva voglia...
Una via d'uscita esotica e colorata, un mezzo privilegiato su cui viaggiare, una compagna che gli accendeva sensi e fantasia.
Ma gli anni logorano i sensi, e la monotonia delle imposizioni annienta la fantasia, e di loro non era rimasto nulla.
Appoggiò la rivista e frugò malamente nella borsetta griffata, si accese una sigaretta e lasciò che le si consumasse tra le dita ossute, finché la solita cassiera non le disse che era severamente proibito fumare.
Spense con aria briccona e suo marito si palesò dietro la solita cassiera, la barba mal fatta sul mento sfuggente, la fulgida chioma striata di grigio, le mani grandi: "la mia solita birbante! Facciamo colazione insieme amore?" Lei guarda la cassiera.
Guarda lui.
Le sfugge l'occhio sul vetro immacolato che divide l'ufficio, vede una ruga profonda a lato della bocca, il riflesso di una lacrima nell'occhio, un pensiero: "...per il momento cornetto caldo ed estetista, poi vedremo..."
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