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Il popolo dei grillini è in subbuglio, le parole spese contro la super-casta demoplutocratica da Beppe Grillo sono state degli affondi sulle personalità più in vista e contro un’istituzione che non si può attaccare: il presidente della Repubblica Italiano.
Le parole di Grillo sono state le seguenti: «Ci si mette anche questo presidente dei partiti, ma qui è in gioco la Costituzione. Noi non siamo l’ antipolitica, abbiamo già 130 consiglieri, lui deve stare super partes». Nulla di eccezionale! Questo uomo, il presidente, lo sappiamo tutti non è stato eletto dal popolo italiano, ma dalla congrega demoplutocratica dei vari Alfano, Bersani, D’Alema, Casini e compagnia cantando che ovviamente difendono a spada tratta il loro eletto.
"Guai a Grillo!" ha tuonato Bersani, "Napolitano ha detto cose puntuali e serissime, Grillo ha risposto con insulti, non si permetta, non si azzardi a dire che cosa direbbero se tornassero i partigiani. Loro saprebbero cosa dire dell’uomo qualunque. Ci hanno dato una democrazia, una costituzione che include l’art.49, compresi i partiti, che devono ripulirsi e riformarsi perché’ così non va bene, ma che sono l’ossatura della democrazia". Ci sarebbe da vare una piccola critica al Bersani: se i partiti sono l’ossatura di questo paese e se essi non vanno bene l’impalcatura ovviamente è destinata a cadere, forse è per questo che il gruppetto sta facendo quadrato attorno al massone-comunista di Napolitano?
La questione è complessa, quanto stupidamente infantile. I signori di cui sopra accusano Grillo e tutti i suoi sostenitori, di volere disfare la repubblica, di distruggere ogni cosa che è stata fatta negli ultimi 40 anni, nei fatti appare invece il contrario. Grillo accusa la supercasta, le manchevolezze di uno stato iper-burocraticizzato, evidenzia le falle, i buchi, gli ammanchi, i criminali al parlamento, rappresenta in soldoni quell’evidenziatore politico che i media, se facessero il loro sporco lavoro, dovrebbero usare, anziché leccare supinamente il potere.
Non sappiamo ovviamente chi guidi la mano di quello che evidenzia, ma questo potrebbe essere un altro argomento.
Il Trio Lescano A-B-C (Alfano-Bersani-Casini) sostiene a spada tratta l’attuale governo indicando addirittura l’appoggio sino al 2013. Nel contempo Bersani esprime un certo disagio che gli viene dalla sua base politica per il crescere del malcontento a causa delle manovre di Monti volte tutte ad una decrescita. "Questo quadro politico non è in grado di garantire una ripartenza. La strada maestra da percorrere resta quella di tornare al voto" e ancora "Tra il marasma nel governo e una manovra finanziaria che dà un colpo enorme al sociale, il premier invece di rilasciare interviste sui suoi disegni futuri dovrebbe andarsene, andare avanti così diventa pericoloso per il Paese"
Ma va? Adesso a distanza di qualche mese dall’insediamento del nuovo governo, Bersani sembra accorgersi del disastro che Monti sta attuando, ma vogliamo credere alle parole del capo del PD? Lo stesso dicasi degli altri due bellimbusti come Alfano "Sentiamo spesso dire che è irresponsabile chiedere la diminuzione delle tasse adesso. Noi siamo per sostenere il governo, ma non per dire acriticamente sempre sì", gli fa da eco Casini con le sue affermazioni da uno che non ha mai lavorato: “Proporre meno tasse o l’obiezione fiscale è da irresponsabili perché l’Italia rischia di fare la fine della Grecia”.