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Le sorelle Lee (Meryl Streep) e Bessie (Diane Keaton) non si sono viste per vent'anni, durante i quali la prima ha partorito due figli, Micheal (Hal Scardino) e Hank (Leonardo DiCaprio); la seconda, invece, ha continuato a badare al padre Marvin (Hume Cronin) e alla zia Ruth (Gwen Verdon). Ora, però, Bessie sta male e il Dr. Wally (Robert De Niro) le diagnostica una leucemia, per cui è doveroso indagare nel patrimonio genetico dei suoi parenti, per trovare un midollo compatibile che potrebbe salvarla. Per questo la donna chiama la sorella dopo un così lungo distacco e si vede piombare una vita lontana, con tutti i suoi tormenti a rimodulare i suoi così complessi equilibri.
La stanza di Marvin è un film indimenticabile. Film meravigliosamente recitato, in particolare da una coinvolgente, semplice, intensissima Diane Keaton, mostra ancora una volta le ottime doti in ruoli difficili di Leonardo DiCaprio (come e forse più che in Buon compleanno, Mr. Grape). Dal canto suo, Meryl Streep rivaleggia con la compagna d'avventura, senza riuscire a primeggiare, ma inserendosi in un tessuto narrativo e attoriale felicissimo, che quasi compensa la dolorosissima storia di un'esasperata disarmonia familiare.
Il risultato incantevole di Scott McPherson consiste nell'aver intrecciato fortissime vicende personali ricavando una storia che coinvolge tutti. Tanto il malato, ormai demente Marvin, in preda ai suoi incubi, chiuso in una stanza attorno a cui ruotano la dedizione di Bessie e la fuga verso un'altra vita di Lee; quanto la zia Ruth, ipnotizzata davanti a una telenovela di squallidi rapporti familiari vissuti con trasporto esistenziale degno di miglior causa, a riprova della sua infinita solitudine; quanto ancora del piccolo Michael, incapace di gestire una madre nevrotica, insopportabile, in bilico tra ciò che si può e ciò che non si può fare; e Hank, ragazzo alle prese con un fortissimo scompenso affettivo, che apre il film bruciando la casa materna, ma conservando le immagini di un padre che non ha mai potuto conoscere davvero.
Ne La stanza di Marvin, film doloroissimo, sono i momenti di improvvisa esuberanza a ferirmi maggiormente: la corsa in macchina sulla spiaggia, i sorrisi improvvisi e brevissimi di Bessie, il gioco di riflessi che chiude il film. Queste aperture di gioia quasi annegano in un lentissimo mutare e maturare dei rapporti e delle persone, nello strano, ma intimo legame tra il giovane Hack e la zia Bessie, nello stupore di Lee, che percepisce la metamorfosi del figlio, nei deliri della zia Ruth e nel mutismo catalitico di Marvin.
Con le sue inquadrature sempre ben calibrate, con i suoi colori, con i primi piani e le sfocature ad arte, Zaks ritrae un mondo, più che una famiglia: un mondo che, in mancanza d'altro, conosce l'amore e sa creare e apprezzare i bagliori della vita.
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