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La storia della spia che fotografava i lettori

Da Villa Telesio
La storia della spia che fotografava i lettori

L'uomo con la macchina da presa (di Dziga Vertov, 1929)

La ragazza vestiva semplice e leggeva Shakespeare, ma lui questo non lo notava. Giuliano vedeva solo attraverso la sua macchina fotografica e provava a essere un fantasma dentro un autobus. Non era facile, ma era il suo lavoro. Così era tutto più facile: non uccideva nessuno e non si interessava di nessuno. Fotografava la “situazione”. Che era cosa semplice, roba di clic sovrappensiero.

Il vecchio invece leggeva un saggio sulla storia della Macedonia antica, o giù di lì. Però era elegante, nel suo impermeabile classico, le sue scarpe marroni così eleganti, la sua cravatta a rombini gialli e grigi così elegante, il suo occhiale tartarughesco elegantissimo. “Che bello”, pensò Giuliano, e se ne innamorò. Clic.

Scese dal 64 una sera di novembre completamente ubriaco, con la sua macchina ancora unta di fotografia, ascoltando i suoi pensieri sulla cena. Fotografò un piccione che cagava sopra la cacca di un altro piccione, indifferente alla confusione che ciò avrebbe creato a Dio: chi dei piccioni aveva cagato sulla mattonella dovìera scritto: Corpus Christi – chi? Il piccione fotografato, decise Giuliano, era il suo mestiere no? Ma non i piccioni, Cristo! Embè, non potevano leggere i piccioni? Che ne sapevano loro? Clic.

Lasciò le pellicole al solito posto, parcheggio De Grandis, posto E4. Venne la pioggia, su una Roma ubriaca di silenzio. Vennero loro a prendersi il suo lavoro, a lasciargli quello che gli spettava. Era disgustato dal kebab che mangiò quella sera, troppa salsa bianca, non la voleva lui, no..cazzo, la salsa bianca, così tanta..Clic.

Poi arrivò il maledetto venerdì: e lei era così bella, con quel librone gigante di Alda Merini, acquistato chisà dove, giallo, con macchie di caffè ottocentesche. Al parco di mattina, quando circolano piccioni e agenti segreti vestiti da casalinghe in forma. Lui pensò ai soldi e dimenticò l’amore. Clic.

Sul viso c’era della terra, e il viso bianco del prete diceva: “Fiori, riproducetevi su questa figlia di Cristo”. Qualcuno fumò, un altro pianse accanto alla macchina del Governo.

Il fotografo disse: Clic.


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