Magazine Diario personale

La strada

Creato il 01 marzo 2013 da Povna @povna

Perverso nella descrizione di una sistematica mancanza di speranza, La strada di Cormac McCarthy mette in scena un mondo post-apocalittico in cui la vecchia strada della frontiera non è più la porta verso un futuro migliore, ma solo un eterno presente che si ingrigia, incenerendosi passo dopo passo. Rielaborazione del tema, già di Mary Shelley, del “last man on the earth”, questa volta i last men sono due, un uomo (dalla cui focalizzazione procede quasi tutto il racconto) e un bambino, che pervicacemente proseguono, accudendosi l’un l’altro, un percorso che appare sin dall’inizio senza ragione. Il romanzo, a tratti, tocca anche la questione fondante del rapporto residuale di una solidarietà umana di fronte al flagello contaminante (riecheggiando in maniera consapevolmente rapsodica una serie di modelli che vanno dalla Peste di Camus a Cecità di Saramago), anche se la scelta on the road del viaggio apre consapevolmente il cerchio chiuso del modello tradizionale della peste, sempre riproponendo l’attenzione sulla coppia essenziale. Il finale (prevedibile) con passaggio di testimone (e quindi di fuoco narrativo) non ha cuore di portare fino in fondo le premesse, con un intervento da deus-ex-machina che lascia il lettore con una speranza debole, che è anche un richiamo (etico) sul rapporto uomo-ambiente – e sulla causalità impietosa delle scelte (ir)responsabili di chi sta in cima alla piramide biologica, controllando (ma quanto coscienziosamente?) l’eco-sistema.

E con questo romanzo, uno dei più potenti di McCarthy la ‘povna torna, finalmente, in questo inizio marzo, al venerdì del libro.


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