Antonio oggi compie quarant’anni, ma non lo sa.
E’ in sala di rianimazione e la sua famiglia attende solo un regalo: che smetta di vivere, e di soffrire.
Nella terra dei fuochi è un dramma all’ordine del giorno.
Uomini, donne, bambini, tanti bambini, non ci sono già più.
Negli ultimi 20 anni nelle campagne campane sono state sversate tonnellate di rifiuti tossici, solventi chimici, amianto, che hanno avvelenato per sempre terra e acqua. Il modus procedendi delle organizzazioni camorristiche è sversarle di giorno ed incendiarle di notte. Da qui il nome di terra dei fuochi.
Un biocidio per anni sottovalutato da tutti, ignorato e/o tollerato dalle istituzioni, documentato invano dai cittadini-vittime, alimentato da connivenze ed interessi economici a grosse cifre.
Ma quell’aria avvelenata l’abbiamo respirata in tutta la Campania ed ogni famiglia ormai piange almeno un caro portato via da questa “malattia” che qui nessuno ha più il coraggio di chiamare col vero nome: cancro.
E mentre ogni giorno l’elenco delle vittime di tumori e leucemie aumenta in modo impressionante, prendendo le sembianze di un virus letale, cominciamo a soffermarci sui nomi, sui volti, sulle storie della loro vite.
Oggi Antonio compie 40 anni, e muore.
Filomena aveva 26 anni e due bimbi, e tanti progetti da realizzare.
E’ morta un mese fa, dopo quattro di “malattia”.
Potremmo continuare all’infinito, con storie di bimbi che hanno trascorso la maggior parte della loro brevi esistenze, rinchiusi in stanze d’ospedale, lasciando madri straziate dal dolore più grande che si possa provare: seppellire i propri figli.
Ma questo non è più un dramma campano. No, perché nessuno si senta al sicuro.
Pochi giorni fa una famosa trasmissione televisiva ha mandato in onda un servizio che documentava come i pomodori e le verdure, coltivati in queste terre avvelenate, che si pensava uccidessero solo i campani, arrivano sulle tavole di tutti gli italiani.
Di tutti i bambini. Di tutti i nostri figli.
La terra dei fuochi è quel triangolo di territorio tra Napoli e Caserta, il conseguente biocidio è, ormai, questione nazionale.
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