Da incubo ambientale, causa di decine di morti e di numerose malattie, a brand commerciale. La Terra dei Fuochi,vista dal Sol Levante, non preoccupa, anzi: i prodotti tipici delle nostre terre hanno così tanto appeal che la Campania riuscirà a malapena a soddisfare le richieste che provengono da quei Paesi lontani. Come è accaduto tutto ciò? E’ in atto un’operazione di riconversione semantica che sta avvenendo non per effetto di una strategia promozionale ma per il richiamo naturale sprigionato dai prodotti tipici della Campania, come olio,pasta e la mozzarella di bufala che, nella lontana, ma oggi sempre più vicina, Cina, ha ancora un fortissimo appeal. Ne è convinto il direttore dell’Istituto profilattico di Portici, Antonio Limone, che, intervistato dal Corriere del Mezzogiorno sottolinea il “forte interesse dei nostri colleghi cinesi nello studio delle nostre metodiche per il controllo degli alimenti. I disciplinari italiani, a seguito delle diverse emergenze ambientali di questi tempi, sono tra i più severi nel mondo. Dato che la Cina è rigidissima sulle importazioni alimentari, ecco che studiano costantemente il nostro lavoro e dopo averne apprezzato il rigore scientifico ora vorrebbero aprire ampi canali commerciali per acquisire i nostri prodotti tipici”.
La Terra dei Fuochi, quindi, non spaventa la popolazione cinese: “Hanno mostrato molta più capacità pragmatica di noi – continua Limone – sanno badare alla sostanza, non si lasciano incantare. A loro interessano i protocolli che seguiamo, a quali esami chimici e biologici sottoponiamo gli alimenti. Terra dei Fuochi, in Estremo Oriente, non è sinonimo di preoccupazione e negatività. Ora sarà la Regione a promuovere i contatti commerciali con le aziende.” Ed un occasione per sviluppare questo rapporto sarà sicuramente l’Expo di Milano, dove la Cina sarà presente con alcuni padiglioni.
Il problema, ora, diventano i volumi da importare: i cinesi desidererebbero acquistare i nostri prodotti, ma in quantità enormi, che mal si conciliano con la tutela della qualità tipica dei nostri prodotti: “Chiedono che le aziende territoriali campane si consorzino per far fronte alla mole di richieste – spiega la dottoressa Proroga, responsabile del laboratorio di controllo microbiologico sugli alimenti dell’Istituto di Portici – Occorre, però, stare attenti poiché i cinesi hanno un approccio completamente diverso rispetto al noi sulle acquisizioni commerciali, perché esigono, oltre all’acquisto dei prodotti, anche la titolarità del marchio”. Sarà, ma questa è sicuramente una boccata d’ossigeno, economica ma non solo, per le nostre terre così martoriate.