Tutto, in questi mesi e in questi giorni, mi si rimescola e cerca vie d'uscita. Son capace? sono degna? non lo so, ma ho deciso che me ne frego parecchio.
Penso a un compleanno, a una telefonata non fatta, a una metropolitana che corre verso la periferia, a ciò che c'è oltre la periferia, a una ragazza con il vestito rosso incontrata anni fa sul tram, piangeva, rimescolo e vien fuori questo. Un esercizio di stile, uno dei tanti modi per. Accolgo il flusso di tumblr e trattengo distrattamente cose, riguardo il tutto a distanza di giorni e cerco eventuali logiche. Rido di nuovo, perché appaio parecchio inquietante! Ma continuo a cercare, un po' social e un po' no.
immagine da qui
Rido a denti stretti, isterica, ultimamente. Sono nervosa, sono buffona. Sono una sedia in attesa e preoccupata. Ho mani tozze, squadrate, ereditate, che non mi servono a molto. Sono impreparata a tutto. Il gesto è quello dell'alzo le mani rassegnata al caso, non posso farci niente. Provo ad abituarmi all'impotenza. Non mi abituo, ma abbozzo, e le mani si muovono veloci sulla tastiera o cliccano a caso, girano rotelline a caso. Le logiche arrivano, sempre dopo ma arrivano, e se mi esprimo sfuocata è perché sono sfuocata. Oppure sono in movimento, che suona meglio.In tutti questi anni ho conosciuto persone che hanno modi interessanti di esprimere le inquietudini, sono capaci di trasformarle in linguaggi universali, di staccarle dalla cronaca e dal diario e di donarle quali alfabeti asettici, pronti da ricomporre in personalissime letture. Rosico, invidio, guardo e imparo da questa gente che non fornisce consolazioni estetiche ma domande. A che pro? mi serve? sì, mi serve, e se c'è qualcosa che ho imparato in tutto questo bloggare è che mi vergogno molto ma molto meno di una volta e che su queste basi nascono confronti utili, anche. C'è una piccola novità, ha anch'essa a che fare con le mani in un certo senso. Lavorerò un'ora in meno al giorno, è un quasi-part-time. E' una quasi-rivoluzione nella gestione del mio tempo e almeno per questo il sorriso è aperto, rilassato. Perché, di nuovo per via di tutto questo bloggare, ho anche imparato che vale sempre la pena chiedere, qualcosa si ottiene sempre, e anche i Quasi servono. Ci ho messo solo trentanove anni ad arrivarci.