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La Tuscia, "bella addormentata" del turismo in Italia

Creato il 26 gennaio 2013 da Giovanni Fonghini @giannifonghini
Recentemente L'Espresso (10 gennaio '13, pagine 42-46) ha pubblicato un'inchiesta dal titolo "Italia da salvare": l'argomento trattato è lo stato di conservazione del patrimonio artistico. Sette esperti intervistati hanno stilato ognuno il proprio elenco dei beni artistici che ritengono necessario dover salvare dall'incuria. Philippe Daverio, uno degli intervistati, nel suo elenco cita 5 "beni" e uno di questi è il cinquecentesco Palazzo Chigi Albani che si trova a Soriano nel Cimino in provincia di Viterbo, ovvero la Tuscia. Che uno dei massimi esperti dell'arte in Italia indichi un bene che appartenga alla mia terra mi inorgoglisce, ma allo stesso tempo l'autorevole citazione mi induce a riflessioni non positive.
La vicenda del Palazzo Chigi Albani e della Fontana di Papacqua, definita nelle guide turistiche "Regina delle acque", è la tipica cartina di tornasole della cattiva gestione del patrimonio artistico italiano. All'incirca fino agli anni '80 il Palazzo fu abitato dai discendenti dei Chigi Albani, poi disabitato fu abbandonato al suo destino fino ad andare in malora. A tutt'oggi, nonostante abbia provato a documentarmi con la lettura di diversi articoli, non mi è chiaro chi sia l'attuale proprietario. Mesi fa alcuni quotidiani locali indicavano l'amministrazione provinciale quale proprietaria di 3/5 dell'immobile. Confesso sconcertato che non sono riuscito a capire a chi appartengano i restanti 2/5. 
Il patrimonio italiano dei beni culturali, tutelato e valorizzato, è "petrolio", una materia prima, una risorsa che può creare ricchezza diffusa, opportunità di occupazione. La Tuscia è un caso da manuale di quello che non va fatto qualora si parli di salvaguardia del patrimonio artistico e di promozione turistica. E' un territorio bello, vario dal punto di vista naturale e paesaggistico - le spiagge del mar Tirreno, i monti Cimini,  due laghi di origine vulcanica, Bolsena il più grande d'Europa di questo tipo e Vico - con testimonianze artistiche e architettoniche etrusche, romane, longobarde, romaniche, medioevali, rinascimentali, barocche. A voler seguire l'esempio virtuoso di altri territori, che da decenni hanno imparato a fare "sistema" con la creazione di una vera e propria industria del turismo con grandi positive ricadute sull'occupazione, la provincia di Viterbo dovrebbe essere una delle più prospere d'Italia. Invece si accontenta di un ruolo marginale nel circuito turistico. Alla mancata crescita economica ed occupazionale del territorio credo abbia contribuito anche la carenza di vie di comunicazione efficienti .
A questo si aggiunga la sudditanza pressoché totale nei confronti dei palazzi romani della politica da parte delle classi dirigenti della Tuscia. E l'istituzione nel lontano 1970 delle regioni non ha migliorato la situazione. Nella regione Lazio Roma, forte del suo ruolo di capitale d'Italia, ha fatto fino ad ora sempre la parte del leone nei confronti delle altre 4 province laziali. Un diluvio di promesse in campagna elettorale raramente seguite da misure concrete che potessero favorire lo sviluppo e la crescita di questi territori.
E' noto a tutti che nel finale della fiaba arriva il principe a risvegliare la bella addormentata, per quanto riguarda la Tuscia non mi sembra purtroppo che sia stato avvistato all'orizzonte nessun principe che possa assolvere a questo compito.
Giovanni Fonghini

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