Magazine Diario personale

Lansdale, o della diversità

Creato il 13 febbraio 2012 da Dallenebbiemantovane

 

LA SILVANI NEI BASSIFONDI

Perché leggiamo sempre più noir? 
Solo perché ci facciano compagnia? Forse perché non ne potevamo più del giallo classico, pulito anzi asettico, da settimana enigmistica, quello ambientato nell'alta società, dove il colpevole non può essere il maggiordomo per la semplice ragione che la servitù non ha una psiche, non ha un'anima, non è interessante? 
Ci piace quindi rotolarci nel fango di un ambiente marcio, con una polizia corrotta e una cittadinanza egoista, amorale, imprevedibile e violenta?

Non sarà forse che, come alla signorina Silvani di Fantozzi, al piccolo borghese che è dentro di noi (beninteso, qui piccolo-borghese non è un insulto ma una constatazione, non essendo la maggior parte di noi nobile, né contadina, né upper class) piace da pazzi fare una capatina ogni tanto nei bassifondi, sapendo bene che il lunedì mattina tornerà alla noia piatta del cartellino, della scrivania, del caffettino schifoso della macchinetta, dove l'unico brivido è cambiare il savescreen alternando “cielo”, “autumn” e le fotografie delle vacanze?

INNO ALLA DIVERSITA'

Se poi apprezziamo Joe R. Lansdale (io sì), può darsi che sia anche perché, un romanzo via l'altro, ci rendiamo conto che i suoi libri sono un divertito, ironico ma solenne inno alla tolleranza e alla diversità. Il tutto senza un briciolo di political correctness, senza riguardi per nessuna categoria sociale, razza, sesso, età o inclinazione sessuale. 
Con quella faccia un po' così, come una mozzarella molliccia dallo sguardo non particolarmente intelligente, con l'aria di quello la cui massima aspirazione vacanziera sono due settimane in villaggio turistico, e che non imparerà mai ad abbinare i colori o almeno a mettersi una camicia tinta unita, Lansdale ha creato personaggi indimenticabili (una donna su tutte: Sunset) tra cui una delle più belle coppie letterarie di sempre. 
Hap è bianco e Leonard nero, l'uno etero l'altro gay (un “macho gay”; peraltro, quello “sensibile” è l'altro), democratico e pacifista l'uno, repubblicano (ma chi ci crede?), reduce del Vietnam e sempre pronto a ricorrere alla violenza l'altro.

IN BIANCO E NERO

Qui mi sembra di sentire la voce di Zadie Smith protestare con veemenza che, come certi suoi (di lei) lettori bianchi, Lansdale è colour blind: che vede i bianchi come neutri e naturali, e gli altri come esotici, i primi come semplici esseri umani e tutti gli altri come bestie strane. 
Nulla di più ingiusto. Lansdale vede e sente sulla sua pelle l'ingiustizia bruciante e perdurante del razzismo del suo Texas, forse nel Mambo degli orsi più che altrove. Deve averlo sentito così forte, così odioso, così vergognoso per lui, bianco, che non se l'è sentita di usare come voce narrante Leonard Pine, anche se lo ha reso indimenticabile, forse un filo più di Hap. 
Va bene usare l'immaginazione, e infatti i suoi bizzarri personaggi funzionano alla grande e sanno creare dialoghi stupendamente comici, ma Joe deve essersi accorto che un conto era dare voce a un nero incazzato nero e pure gay, un conto sentire sulla propria pelle cosa voglia dire essere un uomo nero, o peggio ancora una donna nera, o peggio ancora un uomo nero a cui piacciono gli uomini, negli Stati Uniti del sud.

Parla di quello che conosci, giusto? E lui ne parla, ma con onestà. In tutta onesta è facile che non se la sia sentita, lui bianchiccio, sposato e padre di svariati figli, di immedesimarsi al 100% in un macho gay di colore che odia sentirsi chiamare “di colore”. Ognuno ha i suoi limiti.

SANDRA E RAIMONDO

Così ha scelto come voce narrante Hap Collins, lo sfigatissimo e disilluso Hap, l'ultimo esemplare di un classico tipo di loser, di white trash, tutto americano.
Hanno le loro storie d'amore entrambi (quelle di Hap finiscono sempre male), ma a ben vedere il bello della saga è che la vera coppia sono loro, una coppietta litigiosa e saldissima alla Sandra Mondaini e Raimondo Vianello:

- Tu e io ne abbiamo passate di tutti i colori, insieme. (…) Però eccoci qui, due uomini, amici, uno normale e uno gay, e stiamo meglio insieme tra di noi di quanto ci capita con i partner sessuali che ci scegliamo. 
- Forse è proprio il sesso che fa andare male le cose. Non appena cominci a ballare il mambo dei due orsi, come quei bestioni in quel documentario, va tutto a puttane. 
- Non so, a me quegli orsi sembravano decisamente felici. (…) Forse la nostra amicizia funziona bene perché quando mi sono stancato delle tue stronzate, me ne vado a casa finché non mi è passata. Non mi sento obbligato a stare con te, e non ho la sensazione di averti abbandonato se me ne vado a casa. Non ho interessi sessuali nei tuoi confronti. 
- La cosa è davvero difficile da credere, essendo quello straordinario campione di virilità gay che sono. (…) Lo sai, Hap, che non mi hai mai mandato un biglietto per San Valentino? 
- Vai a farti fottere.

I due investigano, di solito non invitati, e, come ovvio, si mettono sempre nella merda, ma soprattutto, intanto che ficcano il naso negli affari altrui, chiacchierano a ruota libera e non stanno mai zitti, nemmeno quando sarebbe prudente farlo. Soprattutto quando sarebbe prudente. 
Parlano di politica e piedini di maiale, documentari sugli animali e formiche natalizie, manuali sul sesso e questioni di prospettiva:

- Non ci sono abituato. Se vedo due uomini che si abbracciano e uno dei due è il mio amico del cuore (…), bè, non ti racconterò balle, la cosa mi mette a disagio. (…) Per tutta la vita mi è stato insegnato a pensarla in un modo solo: che gli omosessuali sono dei pervertiti. Adesso lo so che un pervertito può essere sia etero che omo, esattamente come funziona per le brave persone, ma ancora adesso mi fa ancora un po' incazzare sapere che avete lo stesso equipaggiamento con cui giocare e che avete voglia di usarlo l'uno con l'altro.
- E come pensi che mi faccia sentire vederti baciare una donna qualsiasi? Per me non è naturale, Hap. Non me ne frega niente di quello che si suppone dovrebbe essere naturale; la mia biologia mi dice una cosa, la tua te ne dice un'altra.

FIGURE RETORICHE

Ora, non mi interessa convincere nessuno a fare niente, anche perché ho tante altre cose a cui pensare e pure voi, quindi potrei chiudere qui la sbrodolata del giorno, ma se siete gente sensibile allo humour meno raffinato, e contemporaneamente alla metafora e alla similitudine, be'... Lansdale ve ne butta addosso un fracco sia dell'uno che delle altre (e vi risparmio quelle veramente volgari, che sono la maggioranza assoluta). 
Lansdale prende una cosa comune e un'altra meno comune, possibilmente sessuale o scatologica, ma non sempre, e le mette in un rapporto di paragone che non si era mai sentito prima. Qualche esempio:

Raul (…) era agitatissimo, come un predicatore metodista in visita che si è appena reso conto che il capofamiglia si è pappato l'ultima coscia di pollo fritto. 

(e questa è solo pagina 1)

Il resto del suo cranio stava fumando come un cavolo secco con dentro della brace. Il suo corpo emanava un bel po' di calore, e il tipo si contorceva come se lo stessero cuocendo vivo. Stava emettendo una specie di suono fastidioso, tanto acuto da farmi arrampicare le chiappe su per la schiena. 
- Sto bruciando, - diceva. - Sto bruciando. 
- É tutto a posto, - risposi. - Non rimangono molti capelli.

Il suo corpo lungo e snello, la sua faccia bianca e le sue piroette lo facevano sembrare una cavalletta albina strafatta di amfetamine. (…) Aveva un sorriso contagioso come la sifilide.

- Posso dirvi qualcosa degli indiani del Nordamerica, se volete, ma quando arriviamo al punto, quello che so è inutile pressapoco come un paio di tette su un cinghiale.

Improvvisamente, però, il cielo si fece nero come la notte e la pioggia cominciò a cadere in ondate argentee spesse come lamiera ondulata. L'aria nella macchina divenne fredda e il riscaldamento gemette come se stesse morendo di polmonite; i tergicristalli spazzavano la pioggia come la vittima di un annegamento che tenti di camminare sull'acqua.

- Se muore non avrò mica rimorsi. Dormirò tranquillo come un avvocato.

- Te lo dico io, voi due siete i tipi più fortunati che abbia mai visto. Non che abbiate un aspetto da divi, ma siete tutti e due duri come una bistecca dell'autogrill. Quello là dentro... prima la sua testa non era così, vero? 
- No. 
- Be', allora è un duro, non soltanto brutto. Vi rimetterete. Fanno 60 dollari a cranio.

LA PASSIONE PER I ROMANZI

Tornando alla domanda iniziale: perché leggiamo? Non dico solo i noir, ma i romanzi. Sentiamo cosa ne pensa Hap Collins, e se non lo avete pensato almeno una volta nella vita vuol dire che non avete mai letto nemmeno le istruzioni della lavatrice:

Quando ero ragazzino, se leggevo un libro come quello, diventavo automaticamente il personaggio principale, e i personaggi che mi piacevano erano grandi e forti e senza paura e avevano sempre la ragazza. Ero convinto che, quando fossi cresciuto, la mia vita sarebbe andata proprio così. 
Mi sbagliavo. 
Ma, per qualche ora, mi allontanai da ciò che la mia vita non era stata. Lontano dalla realtà e dalle preoccupazioni, ero su un altro pianeta, a combattere contro strani mostri con la mia splendida spada affilata. E stavo anche vincendo.

Joe R. Lansdale Il mambo degli orsi Einaudi Stile Libero Noir, 2001 (Two-bear mambo, 1995)

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