Abiti, stole, spolverini, guanti, miniabiti-tricot, tubini, purché lavorati all’uncinetto. Sapienza artigianale e manualità, antichi mestieri che si tramandano di madre in figlia. Tendenza che l’alta moda ha captato come segno distintivo per il prossimo autunno-inverno. Prada, Missoni, Chanel, Moschino, Marni, Ermanno Scervino, Vivienne Westwood, Paul Smith. Un tripudio di lane, colori, lavorazioni. Maglie alte, basse, a giorno, maglie doppie, a righe, ma anche punti traforati e rete filet. Colori caldi, sfumati. Bianco, nero, tortora, cammello accanto al verde, al grigio, al viola alle new entry, il beige, il color sabbia, il seducente cipria. Stagione alle porte sotto il segno della tradizione e del made in Italy. L’alta moda fa un passo indietro. Riconferma la propria vocazione destabilizzante prendendo spunto dal passato, ma rivisitandolo.
E se in principio fu l’eccentrica Elsa Schiapparelli che lanciò la sua collezione “trompe l’oeil” ispirandosi ad alcuni pull realizzati da una rifugiata armena, seguita dalla più sofisticata Coco (Chanel), le lavorazioni a maglia, all’uncinetto, ma anche ai ferri, hanno sempre sedotto l’haute couture e il pret-à-porter. Dai pionieri inglesi del Myflower, approdati nel nuovo continente, alle signore dell’alta borghesia americana che tra l’800 e il ’900 amavano indossare pezzi unici esclusivamente fatti a mano, stile “L’età dell’Innocenza”, il capolavoro di Martin Scorsese interpretato da Daniel Day-Lewis e Michelle Pfeiffer, vincitore di un Premio Oscar per i costumi. Florilegio di pizzi e merletti, trine con motivi floreali, a rilievo, a rete, simili al tulle.
È quello che si è visto nelle ultime passerelle dell’haute couture, ma anche nel pret-à-porter. Patchwork di intarsi all’uncinetto su abiti new look per Moschino, le gonne e i tubini di Missoni, i cappottini di maglia firmati Scervino e Paul Smith, un must nel guardaroba delle future lady, come gli abiti in lana di Vivienne Westwood o quelli traforati, come antichi ricami, colli e risvolti delle maniche realizzati all’uncinetto, che Dolce & Gabbana lanciarono sulle passerelle, con il volto-testimonila di Madonna, per la primavera estate 2010 accanto a “Miss Sicily”, la borsa capolavoro di manualità realizzata in lana crochet e inserti in pelle beige, rosso, nero e bianco, ma anche in denim e stampe animalier. Per il prossimo inverno “Miss Sicily” è pronta anche sfumata sulle tonalità del marrone e del beige. Come i tailleur targati D&G con inserti di raso, ma lavorati naturalmente all’uncinetto.
Anche Miu Miu rilancia per il prossimo autunno la lana, crea borse coloratissime destinate a trasformarsi in vere e proprie icone, come le shopping bag di Marni e Carmina Campus. Nulla di nuovo comunque sulle passerelle dell’alta moda. Già nel 2005 Antonio Marras per Kenzo aveva fatto sfilare una giovane mamma con tanto di neonato in braccio vestito con abito realizzato all’uncinetto. Dominano i fiori e i papaveri (naturalmente all’uncinetto) nelle borse e nei golf bon ton di Chanel per questo scorcio di estate, ma la lana regna sovrana anche per il prossimo autunno-inverno. Un must per kaiser Karl nel nome di Mademoiselle.
Era già accaduto nel 2008 e nel 2009. Spolverini per la sera “effetto tela di ragno” creati all’uncinetto e abiti da sposa corti, immacolati, con bolerini lavorati ancora una volta all’uncinetto. Un tocco di sofisticata eccentricità le lavorazioni che fecero gridare allo scandalo quando Mary Quant, accanto alla minigonna, osò sfidare l’establishment politico-culturale e modaiolo facendo sfilare fanciulle con top e bustier creati all’uncinetto e prima ancora Marcel Rocha, intorno agli anni ’30 fece realizzare a mano short per la spiaggia. Anche Laura Biagiotti e Gaetano Navarra osarono. Spolverini, cappottini, tailleur.
Andarono oltre Marella Ferrera e Guillermo Mariotto, direttore creativo di Gattinoni. La stilista siciliana creò delle vere e proprie lavorazioni assolutamente “out” per i tempi. Intrecciando fili di rame e lane per ricreare “medaglioni” di ceramica, come quelli di Caltagirone, dall’insolita resa visiva. Mariotto, invece, sperimentò la pelle intramata con code di visoni e lapin o la raffia lavorata con il cachemire. E se l’haute couture continua a confrontarsi con la tradizione, esaltandola attraverso capi di esuberante e compassata bellezza, sono sempre meno le signore che si dedicano a questo nobile artigianato. Occorre esperienza, passione, maestria, doti e doni particolari. Aristocrazia nella scelta.
Come testimonia il recente servizio fotografico che ha immortalato la nascita di Luis e Alfonso di Borbone-Dampierre, figli del pretendente al trono di Spagna Luis Alfonso di Borbone: prima uscita dei due gemelli “reali” addormentati su una coperta realizzata all’uncinetto firmato Bon Point. Fabrizia Frau, romana, da 30 anni al servizio di sua maestà l’uncinetto, è una delle nostre artigiane più conosciute. «Purtroppo non siamo in molte - ha confessato - L’uncinetto è un artigianato d’elite. Ha poche cultrici anche se dopo gli studi all’Istituto d’arte di Tivoli non ho avuto dubbi sulla specializzazione. Una scelta di campo onorabilissima e di cui sono orgogliosa. Mi piace la manualità».
«Lavorare all’uncinetto è come scolpire corpi con la lana, il filo, i colori - ha spiegato - È femminile, emozionante perché da un semplice bastoncino possono nascere capolavori». Fabrizia Frau realizza abiti, coperte, gonne, scialli, stole, merletti. Lavorazioni che spesso crea personalmente prendendo continuamente spunto da ciò che la circonda. «Diversamente dal telaio o da una macchina ci vogliono ore e ore di lavoro per realizzare un capo all’uncinetto - ha spiegato ancora Fabrizia Frau- Oltre 200 ore di lavoro per un vestito, due giorni per un scialle. I prezzi naturalmente rispecchiano l’impegno e il tempo che ognuno di noi dedica ad una creazione. Bellezza di un capo unico, sempre diverso, mai uguale a se stesso - ha concluso - Irriproducibile da altre mani».
Magazine Lifestyle
Lavori ad uncinetto, pizzi, merletti si fa strada l'autunno inverno 2010/11
Creato il 30 agosto 2010 da Dg_victims @DG_VICTIMS
Abiti, stole, spolverini, guanti, miniabiti-tricot, tubini, purché lavorati all’uncinetto. Sapienza artigianale e manualità, antichi mestieri che si tramandano di madre in figlia. Tendenza che l’alta moda ha captato come segno distintivo per il prossimo autunno-inverno. Prada, Missoni, Chanel, Moschino, Marni, Ermanno Scervino, Vivienne Westwood, Paul Smith. Un tripudio di lane, colori, lavorazioni. Maglie alte, basse, a giorno, maglie doppie, a righe, ma anche punti traforati e rete filet. Colori caldi, sfumati. Bianco, nero, tortora, cammello accanto al verde, al grigio, al viola alle new entry, il beige, il color sabbia, il seducente cipria. Stagione alle porte sotto il segno della tradizione e del made in Italy. L’alta moda fa un passo indietro. Riconferma la propria vocazione destabilizzante prendendo spunto dal passato, ma rivisitandolo.
E se in principio fu l’eccentrica Elsa Schiapparelli che lanciò la sua collezione “trompe l’oeil” ispirandosi ad alcuni pull realizzati da una rifugiata armena, seguita dalla più sofisticata Coco (Chanel), le lavorazioni a maglia, all’uncinetto, ma anche ai ferri, hanno sempre sedotto l’haute couture e il pret-à-porter. Dai pionieri inglesi del Myflower, approdati nel nuovo continente, alle signore dell’alta borghesia americana che tra l’800 e il ’900 amavano indossare pezzi unici esclusivamente fatti a mano, stile “L’età dell’Innocenza”, il capolavoro di Martin Scorsese interpretato da Daniel Day-Lewis e Michelle Pfeiffer, vincitore di un Premio Oscar per i costumi. Florilegio di pizzi e merletti, trine con motivi floreali, a rilievo, a rete, simili al tulle.
È quello che si è visto nelle ultime passerelle dell’haute couture, ma anche nel pret-à-porter. Patchwork di intarsi all’uncinetto su abiti new look per Moschino, le gonne e i tubini di Missoni, i cappottini di maglia firmati Scervino e Paul Smith, un must nel guardaroba delle future lady, come gli abiti in lana di Vivienne Westwood o quelli traforati, come antichi ricami, colli e risvolti delle maniche realizzati all’uncinetto, che Dolce & Gabbana lanciarono sulle passerelle, con il volto-testimonila di Madonna, per la primavera estate 2010 accanto a “Miss Sicily”, la borsa capolavoro di manualità realizzata in lana crochet e inserti in pelle beige, rosso, nero e bianco, ma anche in denim e stampe animalier. Per il prossimo inverno “Miss Sicily” è pronta anche sfumata sulle tonalità del marrone e del beige. Come i tailleur targati D&G con inserti di raso, ma lavorati naturalmente all’uncinetto.
Anche Miu Miu rilancia per il prossimo autunno la lana, crea borse coloratissime destinate a trasformarsi in vere e proprie icone, come le shopping bag di Marni e Carmina Campus. Nulla di nuovo comunque sulle passerelle dell’alta moda. Già nel 2005 Antonio Marras per Kenzo aveva fatto sfilare una giovane mamma con tanto di neonato in braccio vestito con abito realizzato all’uncinetto. Dominano i fiori e i papaveri (naturalmente all’uncinetto) nelle borse e nei golf bon ton di Chanel per questo scorcio di estate, ma la lana regna sovrana anche per il prossimo autunno-inverno. Un must per kaiser Karl nel nome di Mademoiselle.
Era già accaduto nel 2008 e nel 2009. Spolverini per la sera “effetto tela di ragno” creati all’uncinetto e abiti da sposa corti, immacolati, con bolerini lavorati ancora una volta all’uncinetto. Un tocco di sofisticata eccentricità le lavorazioni che fecero gridare allo scandalo quando Mary Quant, accanto alla minigonna, osò sfidare l’establishment politico-culturale e modaiolo facendo sfilare fanciulle con top e bustier creati all’uncinetto e prima ancora Marcel Rocha, intorno agli anni ’30 fece realizzare a mano short per la spiaggia. Anche Laura Biagiotti e Gaetano Navarra osarono. Spolverini, cappottini, tailleur.
Andarono oltre Marella Ferrera e Guillermo Mariotto, direttore creativo di Gattinoni. La stilista siciliana creò delle vere e proprie lavorazioni assolutamente “out” per i tempi. Intrecciando fili di rame e lane per ricreare “medaglioni” di ceramica, come quelli di Caltagirone, dall’insolita resa visiva. Mariotto, invece, sperimentò la pelle intramata con code di visoni e lapin o la raffia lavorata con il cachemire. E se l’haute couture continua a confrontarsi con la tradizione, esaltandola attraverso capi di esuberante e compassata bellezza, sono sempre meno le signore che si dedicano a questo nobile artigianato. Occorre esperienza, passione, maestria, doti e doni particolari. Aristocrazia nella scelta.
Come testimonia il recente servizio fotografico che ha immortalato la nascita di Luis e Alfonso di Borbone-Dampierre, figli del pretendente al trono di Spagna Luis Alfonso di Borbone: prima uscita dei due gemelli “reali” addormentati su una coperta realizzata all’uncinetto firmato Bon Point. Fabrizia Frau, romana, da 30 anni al servizio di sua maestà l’uncinetto, è una delle nostre artigiane più conosciute. «Purtroppo non siamo in molte - ha confessato - L’uncinetto è un artigianato d’elite. Ha poche cultrici anche se dopo gli studi all’Istituto d’arte di Tivoli non ho avuto dubbi sulla specializzazione. Una scelta di campo onorabilissima e di cui sono orgogliosa. Mi piace la manualità».
«Lavorare all’uncinetto è come scolpire corpi con la lana, il filo, i colori - ha spiegato - È femminile, emozionante perché da un semplice bastoncino possono nascere capolavori». Fabrizia Frau realizza abiti, coperte, gonne, scialli, stole, merletti. Lavorazioni che spesso crea personalmente prendendo continuamente spunto da ciò che la circonda. «Diversamente dal telaio o da una macchina ci vogliono ore e ore di lavoro per realizzare un capo all’uncinetto - ha spiegato ancora Fabrizia Frau- Oltre 200 ore di lavoro per un vestito, due giorni per un scialle. I prezzi naturalmente rispecchiano l’impegno e il tempo che ognuno di noi dedica ad una creazione. Bellezza di un capo unico, sempre diverso, mai uguale a se stesso - ha concluso - Irriproducibile da altre mani».
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