Gentile redazione de “Il Fatto”,
indigna e offende la semplificazione giornalistica che racconta l’omicidio del docicenne Lavorini come “un delitto omosessuale” operata dall’altrimenti attento Massimo Fini nell’articolo L’ultimo uomo sulla terra.
La pretesa che dietro l’uccisione del piccolo ci fosse un cosìdetto “delitto omosessuale” ha ucciso, “massacrato dalla stampa” che insisteva nella ricerca di un mostro gay quale artefice dell’omicidio, l’innocente Adolfo Meciani, imputato all’inizio delle indagini, e l’innocente Giuseppe Zacconi, “chiacchierato” perché sigle. Lavorini, al di là di coloro che ancora oggi rimestano inutilmente nel torbido nel rievocare la vicenda, fu ucciso per un tentativo di estorsione finito male di un gruppo monarchico.
Maggiore correttezza vorrebbe che restituissimo all’oblio delle pericolose banalizzazioni giornalistiche il “delitto omosessuale”: si sognerebbe mai qualcuno di rievocare l’omicidio Montesi o quello più attuale di Meredith Kercher infatti come “delitti eterosessuli”?
Saluti gay. Un vostro lettore appassionato.
Stefano Bolognini