Magazine Racconti

le apparenze

Da Davideciaccia @FailCaffe

qualche giorno fa ho scoperto un’altra magnifica perla della affascinante cultura orientale, il Koan. Esso non è altro che una piccola storia apparentemente priva di un epilogo razionale che ne spieghi la conclusione, ed è usata nella pratica buddista per sollecitare la riflessione utilizzando l’inconscio e la meditazione, arrivando a conoscere una parte in più del cielo e della terra.
molti di essi sono reperibili su internet anche tradotti, ne riporto uno letto recentemente il quale mi sta particolarmente a cuore:

“Guarda i gigli nei campi: non lavorano,
non pensano al domani.
E sono molto più belli di quanto lo stesso Salomone,
il grande re, non lo fu in tutto il suo splendore”

a riguardo, mi ha fatto sorridere la pubblicazione di un piccolo libricino scritto da Edoardo Brugnatelli (Storie grosso modo Zen). in questa raccolta – che vuole al contempo ricalcare la struttura tipica del koan e sfruttarne la vena drammatica – l’autore scrive a modo suo delle squisite mini-storie. eccone sotto un esempio

“La primavera era esplosa in tutto il suo splendore
e il venerabile maestro zen seduto al limitare di una radura
contemplava il frenetico affaccendarsi delle api sui fiori.
Un discepolo che passava di lì, si fermò e si sedette di fianco al venerabile maestro
e si mise anche lui a contemplare il lavorio delle api.
Arrivò un secondo discepolo che, a sua volta,
si sedette a fianco degli altri due a contemplare.
Ne arrivarono poi un terzo, un quarto, un quinto, un sesto e ancora ancora.
E tutti si sedettero nell’erba a contemplare le api.
Verso il tramonto un’ape smise per un attimo
la sua opera di impollinamento e pensò:
Certo che questi non hanno proprio una beata fava da fare! ”

è capitato dunque a fagiolo il dono di un mio compagno di viaggio qualche settimana fa, giusto prima di tornarsene a Bologna. osservate qua sotto l’istantanea della mia stanza, osservatela con i vostri occhi.

la maggiorparte della gente che riesce a leggere questo articolo è – per motivi linguistici – italiana, ma voglio pensare che a volte in questo spazio riesca ad entrare anche solo per caso qualche straniero.
non serve molta attenzione ai particolari per notare l’immagine di una persona che guarda verso il cielo con una espressione divertita, è Roberto Benigni; il colletto e la giacca nera che indossa ci fanno presumere che questa foto sia stata scattata mentre lui recitava qualche spettacolo.
ecco dunque, involontariamente, la conclusione di un kōan di cui mi ha onorato Enrico raccontandomi la storia di questo ritratto:
“ mi piace l’effetto che questa foto fa a chi entra per la prima volta nella mia stanza; rifletti: per loro questa persona non è Roberto Benigni, questo è un sacerdote! puoi immaginare le domande che si pongono sul perchè ho appesa in camera l’immagine di un prete e le impressioni sbagliate che, anche inconsciamente, si fanno ”
le apparenze ingannano. sempre.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :