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Le difficoltà di un deus ex machina

Creato il 03 febbraio 2013 da Gadilu

Prima francamente sorpreso. Poi piacevolmente stupito. Adesso progressivamente interessato, ho cominciato a seguire la campagna elettorale del candidato comune Svp/Pd Francesco Palermo nel collegio senatoriale Bolzano-Bassa Atesina.

Intanto bisogna subito dire che la candidatura del giovane professore si è annunciata alla maniera di un deus ex machina, cioè con l’effetto teatrale – in uso presso gli antichi greci – secondo il quale lo scioglimento di una trama intricata veniva prodotto mediante la comparsa di un evento inatteso. Sedato però il primo momento di sbigottimento e riportati sul tappeto dei duri fatti rimane un problema: nel proseguo della vicenda come si comporteranno gli uomini in carne ed ossa, ossia quelli che devono riconoscere nel nume una guida effettiva e non banalizzarne il messaggio?

Palermo, apprezzato dal ceto intellettuale e perfettamente a proprio agio quando si tratta di brillare in fatto di raisonnement costituzionale, non ha sinora mai avuto l’esigenza di confrontarsi con gli istinti grossolani di pance elettorali avvezze a digerire magari anche sassi, non certo però trattati di diritto comparato. Nei giorni immediatamente seguenti l’annuncio della sua partecipazione, bastava infatti accostare l’orecchio ai luoghi canonici nei quali il gorgoglìo epigastrico tende maggiormente a manifestarsi per cogliere segnali poco incoraggianti. A quei tedeschi restii ad accettare il nome di un italiano dietro il proprio simbolo di riferimento, e per di più spaventati dalle voci di posizioni pericolosamente progressiste su proporzionale e scuola bilingue attribuitegli al pari di accuse infamanti, si accompagnavano gli ammuffiti malumori degli italiani contrari per principio a qualsiasi “inciucio” con la Svp, come se in questa terra fosse peraltro possibile dare vita ad esperienze politicamente significative senza dialogare strettamente col maggiore partito sudtirolese.

Magari la pochezza delle candidature alternative non sembra mettere a repentaglio la riuscita dell’operazione, le considerazioni critiche alle quali accennavo non dovrebbero essere comunque sottovalutate. La riforma dello statuto d’autonomia – che costituisce l’obiettivo strategico posto alla base dell’accordo “garantito” dal profilo di un candidato scelto praticamente ad hoc – sarà un’impresa difficile, tale da richiedere non solo molta pazienza e competenza, ma anche un più largo coinvolgimento dei soggetti finora impigliati nella duplice retorica dello stato nazionale da restaurare nelle proprie ormai sorpassate prerogative o dell’indipendentismo formato discount che sottovaluta tensioni e lacerazioni sempre pronte a riemergere.


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